GLI ANZIANI DI ORTONA

La memoria di Ortona, i testimoni del tempo, i depositari di saggezza

 

La percentuale più alta della popolazione di Ortona è composta dagli anziani e sono coloro che, paradossalmente, con caparbietà e senso del dovere, rappresentano la prima forza lavoro del nostro paese.

Gli anziani di Ortona sono i possessori di un sapere che scaturisce dalla vita pratica, dal confronto con un universo sociale a volte molto complicato.

Vanno personalmente all’ufficio postale a ritirare la meritata pensione, non fanno deleghe e sono informati su tutte le novità del mondo, perché, attività prioritaria giornaliera, è quella di ascoltare il telegiornale.

Essi sono la memoria di Ortona, i testimoni del tempo, quel tempo passato che, nello scolpire inesorabilmente i loro visi, li rende depositari di saggezza.

 

Osserviamoli da vicino.

L’estrazione contadina li vede bambini in una realtà difficile, la giovinezza vissuta tra momenti di spensieratezza e lavoro nei campi, la maturità li ha visti mariti e padri consapevoli del vero significato della famiglia.

La loro vita è stata attraversata da eventi dolorosi e incomprensibili come le due guerre mondiali, hanno conosciuto l’emigrazione interna e quella verso paesi stranieri, hanno conosciuto la fatica, i sacrifici ma anche momenti sereni e tutto questo è impresso nelle rughe dei loro visi.

Ma negli occhi è viva la luce della vita vissuta, nello sguardo c’è la modestia di chi ha imparato il disincanto delle cose del mondo, le mani callose raccontano il lavoro di una vita, le spalle curve sembrano ancora portare i fardelli invisibili dell’esistenza trascorsa, il passo un po’ lento sembra dilatare il tempo che ha altre cadenze.

E continuano ad avere qualcosa da fare, quasi ad esorcizzare quella vecchiezza già arrivata: e allora è importante uscire la mattina a potare il melo oppure a seminare le patate o i fagioli.

Il legame con la terra è profondo ed è necessario finché anche l’età, ormai avanzata, continui ad avere un senso.

Nei loro racconti non c’è rimpianto o nostalgia del tempo che fu, ma c’è la consapevolezza che per la loro vita, tra alti e bassi, hanno dato il meglio di se stessi e nel racconto stesso di fatti e vicende c’è il consiglio, l’esempio, il modello per i giovani.

E poi le donne, con il percorso di vita faticosamente uguale a quello degli uomini, vivono la loro anzianità con l’orgoglio di aver “sistemato” i figli, con la gioia di essere nonne e bisnonne, sempre attive e utili.

 

Vogliamo dire una cosa importante per gli anziani ortonesi: non conoscono gli istituti di riposo, anche quando la mente si offusca o il fisico è mortificato dalla malattia, restano in famiglia assistiti e curati.

 

Guardiamo ai nostri vecchi con gratitudine, cerchiamo di comprendere le loro esigenze, ascoltiamoli e soprattutto amiamoli: sono le nostre radici.

 

M. Eramo