La fonte della roccia nera

 

Chi sale da Ortona verso la montagna incontra ad un certo punto un rivo di freschissima acqua che sgorga da una falla prodotta nella roccia, un macigno di roccia nera che contrasta nettamente con il tipo di conglomerati onde tutta la montagna è composta. E la cosa strana è questa: che malgrado le lunghe ed assidue ricerche fatte non è stato possibile rintracciar la sorgente d’acqua. Sembra esser affiorar prodigiosamente dall’interno del monte, ascensionalmente e non seguendo un normale tracciato orizzontale.

Vuole la leggenda che su per i monti andasse ramingo S. Pietro perseguitato dagli scherani romani ad istigatori dei sacerdoti pagani i quali non tolleravano il favore con cui le popolazioni marsicane seguivano l’Apostolo nelle sue predicazioni.

San Pietro era stanco per il molto ed aspro cammino percorso ed assetato.

Ma se era facile dare ristoro alle membra perché bastava sedersi là dove l’asprezza delle rocce era mitigata dal crescere del timo, non era facile invece estinguere la sete acuta causata dal sole d’agosto che aveva trasformata l’atmosfera in un’ardente fornace.

Era stanco l’Apostolo, ma nel cuor si urgeva il desiderio di riprendere il cammino perché aveva il presentimento del suo non lontano martirio, ed ogni attimo di attesa poteva comprendere la salvezza di un’anima in più.

Udì da lungi squillare un campàno e subito dopo avanzarsi un pastore seguito dal suo gregge di pecore. Pensò l’Apostolo che nella borraccia egli avrebbe avuto certo un po’ d’acqua e quando gli passò assai da presso lo pregò nel nome del Signore di dargli un sorso d’acqua.

Ma il pastore si fermò e ghignò:” Ah, Ah, tu sei colui che predichi l’avvento del regno di Dio sulla terra, ah, ah, se tu sei colui che ha fatto miracoli, perché non fai quello, dunque, di far sgorgare una fontana qui se tanto è il tuo potere? Ma le tue son ciarle, vecchio, ed io l’acqua la voglio far bere piuttosto alla roccia, a questa roccia secca e nera come la bocca di un camino che a te!”

E alle parole il pastore fece seguire l’atto, togliendo dalla sua fiasca il turacciolo e versando l’acqua nella roccia. Appena l’ultima stilla ebbe toccato la roccia questa si fendè sotto un violento getto d’acqua fresca e cristallina che mormorando dilagò giù dal monte!

Il pastore dinanzi al miracolo si gettò ai piedi del Santo chiedendo perdono e battendosi il petto. E l’Apostolo con l’acqua che ormai fluiva perenne dalla roccia gli impartì il battesimo nel nome di Gesù e proseguirono poi verso l’alto dove il pastore lasciò in custodia ai suoi compagni il gregge per seguire fedelmente l’Apostolo nella sua opera di predicazione.

La fonte della roccia nera oggi canta la sua canzone e fa testimonianza della divina misericordia che sa trasformare in luce e bene i gesti di nequizia.

 

 

Non ci è noto se in questa leggenda c’è un riferimento reale a qualche sorgente del nostro territorio, l’indicazione è vaga e priva di connotati geografici.

Ancora una volta la superbia degli uomini è mortificata dalla benevolenza del Signore che si manifesta, in questo caso, nella persona di San Pietro, il più “umano” dei discepoli, che ben conscio della sua fine ormai vicina, non si arrende nella sua opera di redenzione delle anime.

Ad Ortona ci sono tante fontane, San Felice, fonte di Iemma a Santa Maria, la fonte di Sulla Villa e ci piace pensare che ognuna di queste fontane possa essere quella della nostra storia, fontane portatrici d’acqua e portatrici di vita.