L’8 SETTEMBRE È UN SOGNO CHE VA VISSUTO
Ripercorriamo i momenti più amati da ogni ortonese
E’ il 9 Settembre 2004. Nella mia cameretta metto su una bella canzone e guardo fuori la finestra. I miei occhi osservano la cosa più bella ed emotiva per me. Quella in grado di avermi fatto provare le emozioni più forti nella vita. La cosa della quale sono innamorata perché mi fa sorridere e star bene: SEMPLICEMENTE ORTONA. Ortona: IMPRONTA INDELEBILE. E penso: cosa darei per poter tornare indietro di sole 24 ore… Per poter far brillare i miei occhi e sorridere il mio cuore. Pensate vi siano emozioni più forti? Può darsi ma… io ho questa! La radio continua a suonare, la canzone va avanti. E se è vero che nella canzone c’è il sogno…beh, io ho deciso di sognare. Perché questo sogno ha un fondo di verità.
Così chiudo gli occhi e…rewind fino al 4 Settembre. La mia mente è attraversata da 1000 colori. Sono gli sbandieratori di Cori che, nel pomeriggio, hanno sfilato lungo Via Roma e in piazza accompagnati dal suono dei loro tamburi. Tutto ad un tratto la piazza si oscura e un maxischermo proietta le immagini del film ”Pane e tulipani”. Poi di nuovo tutto finisce ma la serata continua per noi ragazzi dapprima davanti Mastr’Alfonso, poi in piazza. Ho i loro volti impressi nella mente e nel cuore. Il loro sguardo vivo e la voglia di stare assieme ancora un po’, come se non volessimo lasciarci perché fra quattro giorni, l’8 Settembre, ci sarà il grande addio. Siamo troppo uniti.
Ora è il 5 Settembre, tardo pomeriggio. La campana “din din”, dopo quattro anni, torna a suonare manualmente. E il suo suono è un urlo ”a ficura a ficura”!! La piazza è come un grande mercato di fichi che in passato occupava Via Roma. Di nuovo si abbassano le luci e si apre la tenda del teatro…vedo i sorrisi degli ortonesi e non…sarà sicuramente uno spettacolo comico ad allietare la serata. Già, vedo attori buffi a farci rivivere la storia della locandiera Mirandolina che testimonia il potere delle arti femminili dando lezione di vita a chi nutre disprezzo per le donne.
Il mio videoregistratore virtuale ora si ferma come per prendere fiato... in realtà sta per aver luogo il conto alla rovescia. Si parte da –3. E’ inevitabile sfuggire a questa atroce inquietudine. E’ più forte di me, perché è così ogni anno. Ma la voglia, la grinta, la fame di divertimento, di vivere Ortona possono vincere questa lotta interiore. Un sospiro come per dire: ”Sei pronta”? E con determinazione appaiono le immagini del 6 e 7 Settembre, le consuetudini di sempre: messa, processione, aperitivo da Alfonso da offrire alla squadra che si è aggiudicata l’asta, un gioco nel pomeriggio e l’orchestra la sera. Così anche per la festa di San Rocco, con la differenza del concerto bandistico della banda ”Regione Campania”, come tradizione vuole. Sembrerebbe che le prime due feste passino inosservate perché la mia mente corre verso la terza. Non posso farci nulla, al cuor non si comanda. La corsa ora sembra rallentare e voler tornare indietro per paura di giungere alla fine di questo sogno memorabile. Un vincitore è un sognatore che non si è arreso e l’8 Settembre è un sogno che va vissuto.
Tanta gente in piazza e il microfono dell’asta che pronuncia: “La Madonna Euro 3.460 e tre!!" Nel pomeriggio cerimonia ai caduti in guerra per ponderare attentamente il valore della libertà. Poi di nuovo giunge la sera. Si esce di casa con un livello di adrenalina eminente. Tappa come sempre da Alfonso; Albert Schweitzer ha detto: ”La felicità non è ottenere ciò che vuoi ma desiderare quel che hai”.
Io questa sera desidero vivere Ortona perché Ortona non è quella che si racconta ma quella che si vive. Ansiosamente si aspetta la mezzanotte per andare “sott’ai garag”. La guardi e non vorresti farla uscire di lì perché andrà a bruciare non solo le vesti ma le emozioni di un’estate. Ma non può andare così. La pupa deve ballare. L’accompagni in piazza e…come dire…per un po’ te la godi. Impossibile descrivere la grandezza di certi istanti. Di nuovo la guardi e le dici: ”Cosa farei per ricostruirti da capo…!” Ma lei sorride e diffidente ti risponde: “Devo bruciare, è questa l’ultima fase della battaglia. L’importante non è che brucio ma che sono esistita lasciando in voi un dono: il ricordo, la sola cosa su questa terra che non morirà mai”.
Lo spettacolo pirotecnico non lo vivi con gioia ma quest’anno le luci e i disegni hanno colorato la notte come mai precedentemente.
Grazie ragazzi del Comitato Feste, grazie amici, grazie Ortona! Le mie piccole cose che mi donano emozioni hanno la vinta su tutto, sempre!
Sele