COSTRUTTORI DI DIALOGO PORTATORI DI PACE

Durante l’estate ortonese la Pro Loco ha lanciato un “Messaggio di pace” e un “Invito al dialogo”

 

Costruttori di dialogo Portatori di Pace: proiezioni e incontri che si sono susseguiti durante questa ricca estate ortonese non senza lasciare interrogativi; innanzi tutto perché fare questi incontri? Servono per il nostro paese? Sono utili strumenti per costruire relazioni o, fine a se stessi, lasciano solo il campo alle solite parole, ad un vago senso di pacifismo che non incontra le reali esigenze di una popolazione, di un gruppo di giovani, anziani, gente più o meno impegnata a trovare altre risposte al già problematico quotidiano che almeno per un po’ si vorrebbe dimenticare?

Dunque incontrare Rindertimi, Sant’Egidio, foto e volti, inaspettatamente sereni, di angoli di mondo poveri di tutto ma non di dignità, ci ha lasciato innanzi tutto una provocazione.

Quella di incontrarci per cominciare ad aprirci, parlarci, confrontarci e magari chiedersi: “Ma di cosa ho, abbiamo, veramente bisogno?”.

Le testimonianze degli amici di Rindertimi, di Sant’Egidio, o dei volontari che scelgono di affrontare la povertà o le incongruenze della guerra nei più sperduti angoli del mondo ci hanno portato in modo concreto a riflettere sui cambiamenti e le scelte che ciascun uomo (e donna) può fare cominciando ad interrogarsi in prima persona. Chiedersi se il mondo in cui si vive, (non importa se quello piccolo del proprio paese o quello reso comunque più piccolo dai media ogni giorno) può avere bisogno di noi, di un nostro sì pieno per far sì che veramente sia un mondo migliore.

La riedificazione che Rindertimi porta avanti con tenacia in Albania dal 1993, non è un progetto su carta ma sono abitazioni rese vivibili con pozzi e acqua, e formazione professionale di gente che possa rimanere a lavorare nella propria città, e bambini che finalmente escono dall’isolamento di una orribile faida e che possono così ricominciare a studiare.

La serenità e la passione di chi ci ha raccontato il lavoro che la Comunità di Sant’Egidio porta avanti instancabilmente da più di 30 anni a questa parte fra i poveri, gli emarginati, gli anziani, concretizza e rende più comprensibile quel messaggio che, nonostante il Concilio Vaticano Secondo, ai più è ancora oscuro: il Vangelo è veramente una buona novella.

E si può continuare con il coraggio di chi, (come i volontari che ogni anno si ritrovano a Calcutta e non solo), parte senza una “rete”, un’organizzazione, con poco più di un indirizzo sicuro per esprimere una necessità inderogabile: quella di dare un senso migliore alla propria esistenza.

Dunque, tre incontri, tre risposte concrete a domande concrete, tre specchi su come è possibile a persone normali (come me che scrivo, come te che leggi) concretizzare progetti, perseguire ideali alti, dare un senso alla vita: e in tutto questo riconoscere finalmente la Pace. Non un vago sentimentalismo, un sogno frustrato dagli scenari del mondo dove l’unica certezza sembra la sconcertante e costante cattiveria dell’uomo, ma un progetto ampio e personalissimo allo stesso tempo. Un riconoscere a se stessi il diritto dovere di cercare finalmente quell’equilibrio, “quel punto di Archimede a partire dal quale posso da parte mia sollevare il mondo… la trasformazione di me stesso” (NdT: M. Buber, “Il cammino dell’uomo”). Ecco cos’è stato in questa estate “Portatori di Dialogo Costruttori di Pace”: un invito ad un concreto fare, ciascuno secondo le proprie più personali aspirazioni ed inclinazioni, un’opportunità di dialogo e di confronto con chi questi passi li ha già compiuti o li sta compiendo; uno spunto per chiedersi se vale la pena aprirsi a quelle nuove meravigliose possibilità che ciascuno di noi ha dentro di sé e che sarebbe un peccato lasciare inespresse, un avviamento al traffico dei propri sogni da realizzare con l’augurio che questi possano abbracciare per intero la nostra Ortona.

 

Angela

 

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