LA CONFRATERNITA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

La nipote dell’ultimo Priore racconta dell’antica Confraternita Ortonese

 

Vogliamo provare a raccontarvi della confraternita della Madonna delle Grazie, che operava nell’ambito della parrocchia di San Giovanni Battista di Ortona, coadiuvando l’opera del parroco.

Dico “proviamo” perché è stato molto difficile recuperare qualche fonte scritta che poteva aiutarci nell’intento anche se, alla fine, siamo riusciti a trovare qualcosa.

 

Poche cose ma di grande interesse che vi illustreremo in seguito.

 

Più in generale vi diciamo che le Confraternite nacquero tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600. Enti autonomi, avevano un proprio statuto, curavano l’amministrazione dei beni che appartenevano alla confraternita per lasciti o donazioni, beni detti “benefici”, partecipavano a cerimonie religiose particolari, processioni ed altri eventi.

 

La confraternita era Gestita da un Consiglio presieduto dal Priore, dai consiglieri confratelli, dal cassiere e dal segretario.

Si tenevano i registri sia per la contabilità degli introiti che venivano dalla riscossione dei benefici e delle spese per la Chiesa, sia per i verbali delle riunioni.

 

I confratelli avevano una divisa che indossavano nelle cerimonie.

 

Aiutati nella ricerca da un caro amico, siamo riusciti ad avere notizie della confraternita di Ortona, intitolata alla Madonna delle Grazie (festeggiata l’8 settembre), che risalgono al 1805, al 1893, al 1897 e al 1906.

 

Dal registro manoscritto dell’anno 1893 risulta che la confraternita venne “riorganizzata nel dì 16 aprile 1893” (dal testo originale) con la firma del Priore Pietro Maggi e che vi risultano iscritti 78 fratelli e 296 sorelle.

 

In una pagina senza titolo né annotazione del registro viene riportato questo programma:

 

“Da rifare fratelli nuovi e di riconfermare i vecchi pagando l’attrasso.

(l’attrasso era la quota d’iscrizione annuale)

da rinominare il sacrestano, da nominare il cappellano.

 

1° Dichiarazione firmata dai cantori Fratelli, quali accettano pagare la multa di £ 0,25 ogni volta che mancano all’ufficio senza necessità, ed in caso avvisare uno dei fratelli quale lo dichiari alla compagnia o Priore.

 

2° Tenere un libro nella propria cappella per le annotazioni delle mancanze. Cornice per le regole: cornice per elengo (sic!) dei fratelli. Chiodo alla porta della Cappella.

 

3° Deve farsi una cassetta o nell’antico stipo due chiavi diverse in modo che ne tenga una il Cappellano o il Priore e l’altra il cassiere. Chiodo alla porta del campanile.

 

4° Tenere un libro dove vengono registrati i fratelli morti anche la messa defunda (sic!) dopo celebrata.

 

5° Tenere un libro per registrare l’entrata e un altro per registrare l’esito tenuti dal cassiere.

 

6° Tenere una tabella dove si registrano il Cappellano priore ed altri che tengono le cariche.

 

7° Un registro da registrarsi tutti i nomi e cognomi dei fratelli e delle sorelle.

 

8° Un registro per esigere la tassa dai fratelli e dalle sorelle.

 

9° Un quadro oppure un cartellone affissato in una delle pareti della cappella di tutti i regolamenti stabiliti.

 

10° Una tabella affissata nella parete della cappella quale si pubblica il conto che si fa ogni volta che i rendiconti lo richiedono.

 

11° (le parole che seguono sono state cancellate con un tratto di penna): Un libro tenuto dal Cassiere per annotare tutte le spese e potere rendere conto insieme al Priore quando verrà richiesto dai interessati. (E’ stato aggiunto a matita senza essere poi cancellato):debito del falegname e del fabbro.

 

12° Stabilire il modo da poter esigere la tassa senza andare lemosinando per il paese (aggiunto a matita) ogni volta che serve la cera.

 

13° Stabilire quattro (sopra al quattro c’è segnato a matita il numero 10 in cifre) consiglieri un sagrestano ed due maestri di novizio che regolano la progressione dentro tutti i fratelli.

 

14° Ogni mese anno (sic!) dritto i rendi conto di verificare i conti.

 

15° (Il numero è completamente cancellato con un tratto di penna) Il consiglio può farsi fra tutti i cantori maggiorenni od in parte che di loro in caso non si trovino tutti.

 

16° Un libro da registrare le deliberazioni fatte dal Consiglio.

 

17° (Anche questo numero è stato completamente cancellato con un tratto di penna) Il priore può fare pure da segretario.

 

18° Una nota tenuta dal priore degli oggetti che gli vennero consegnati dal priore vecchio, di ciò che si distrugge e che vengono fatti nuovi quale tutto deve tenere in custodia il sagrestano.

 

19° Una tabella che si pubblica ciò che ha fatto il Consiglio.

 

20° Da stabilire l’epoca che si deve sospendere l’ufficio nei tempi delle faccende.

 

 

Da questo documento scopriamo molte cose interessanti ed anche qualche curiosità: come ad esempio che i cantori fratelli venivano multati se mancavano alla recita dell’Ufficio senza giustificato motivo; colpisce la meticolosa esigenza di riportare tutto per iscritto sui vari registri, dalle delibere del consiglio alla morte dei fratelli e le relative messe in suffragio, all’inventario degli oggetti che passavano in custodia da un priore all’altro, alle mancanze dei fratelli.

E’ veramente un peccato che di tutto questo non vi sia rimasta traccia se non questa piccola nota.

 

Nel registro che riporta l’elenco datato 1893 sono annotate anche alcune spese per la normale manutenzione della Cappella e della Chiesa.

Dal 1893 si passa al 1897 dove risultano iscritti 78 fratelli e 234 sorelle (nel 1897 il numero delle sorelle iscritte era sceso rispetto al 1893).

 

Nello stesso registro è annotato questo rendiconto datato 1906:

“Esatto alla festa di S. Antonio col bacile 1906 £ 18,00 date a Cesare

pagati i preti e sagrestano festa S. Antonio 1906 £ 4,50

Esatto festa 2 luglio £ 10,50 pagato preti £ 2,00 per ciascun sagrestano £ 0,50

Arciprete £ 6,00

da pagare a Clementino roba nera per catafalco alla settimana dei morti metri 70 £ 1,15 (tavolo e addobbo dove veniva poggiata la bara in chiesa per il funerale, lo stesso addobbo si metteva al centro della chiesa quando si celebrava la messa dei morti anche se non c’era la bara).

 

In questo registro è riportato il timbro della confraternita:

di forma rettangolare, misura 8 cm di larghezza per 4 cm di altezza, presenta dei bei ghirigori ai vertici e nei quattro lati, al centro questa scritta:

 

CONFRATERNITA

della Madonna delle Grazie

In

Ortona di Marsi

 

 

Dal documento datato 1805 leggiamo questo fatto e ve lo raccontiamo in sunto.

 

Nell’anno 1805, il giorno 11 agosto c’è stata una lite tra Luigi di Giacomo Pompilio e l’Economo Curato (Parroco) di Ortona dei Marsi, Don Stefano Anzini, originario di Scurcola Marsicana.

La mattina dell’11 agosto, domenica, nella chiesa di Ortona si stavano preparando il prete e alcuni confratelli per portare il Viatico (Comunione), in forma solenne, ai malati.

Come allora si usava, questa cerimonia si svolgeva in modo particolare.

Il sacerdote, vestito dei paramenti sacri, prendeva le ostie consacrate e, accompagnato dai confratelli in divisa e da un gruppo di fedeli, si recava nelle case dove c’erano i malati, percorrendo le strade preceduto dal suono di un campanello.

Quella mattina mentre i fratelli della Confraternita si vestivano in sacrestia, facevano del chiasso, molto chiasso.

Don Stefano Anzini li rimproverò con molta severità.

Uno dei confratelli, Luigi di Giacomo Pompilio, si risentì del richiamo del prete e Don Stefano gli impose di andare via, di uscire dalla chiesa.

Luigi protestò ancora e Don Stefano, insistendo che doveva andar via, gli diede un “Legier pugno in testa”, secondo la testimonianza di Vincenzo figlio di Paolo Colabattista, mentre il notaio Filippo Buccella testimonia che si era trattato di “una leggera scoppola”.

Insomma, la vicenda finì con una denuncia di Luigi di Giacomo Pompili contro l’economo curato Don Stefano Anzini davanti al Vicario generale l’Arcidiacono De Giorgi.

Testimoni della causa furono Vincenzo Colabattista figlio di Paolo, sagrestano della chiesa di Ortona, Vincenzo Cacchione, Nicola Eramo ed il notaro Filippo Buccella.

Come andò a finire nessuno lo sa, perché manca il documento della sentenza.

 

Ciò che vi abbiamo raccontato è tutto quello che il passato ci ha restituito sulla Confraternita. Troppo poco.

 

Nel 1957, anno in cui arrivò ad Ortona Don Vincenzo Amendola, la confraternita della Madonna delle Grazie si era già sciolta.

 

Ultimo priore è stato Guglielmo Leopardi che restituì a Don Vincenzo i registri in cui erano annotate le spese e gli incassi degli affitti dei terreni e degli immobili, lo Statuto e l’oro della Madonna.

 

L’ultimo atto della Confraternita per la chiesa di Ortona fu l’acquisto dei due lampadari a goccia che sovrastano l’Altare maggiore.

 

Sappiamo che i beni della chiesa gestiti dalla Confraternita erano per la maggior parte terreni, le cosiddette “terre della Madonna” e la casa che oggi è adibita a macelleria sopra alla piazza.

Questi beni sono regolarmente denunciati al catasto e intestano alla parrocchia San Giovanni Battista di Ortona dei Marsi.

 

Attraverso il racconto di persone che ricordano la Confraternita sappiamo che vi facevano parte oltre al priore già menzionato, Cesare Pecce, Conte Berardo detto Cicciaclomma, Gabriele di Cicco, Filippo e Giacomino Buccella di Sulla Villa, Biagio Albanese, Di Cristofaro Tomeo, Pasquale detto J’maffius’, Pasquale detto Pasqualefort’, Gaetano Di Cristofaro detto M’rcuij e altri.

Questi cantori fratelli ogni domenica mattina, prima della messa, cantavano l’ufficio alla Madonna accompagnati anche dalle ragazze dell’allora coro parrocchiale.

 

I Confratelli avevano una divisa composta da un camice bianco detto “sacco” con cordone alla cinta e una mantellina corta sulle spalle detta “mozzetta”. La mozzetta era di colore celeste, in onore del manto azzurro della Madonna.

 

Abbiamo raccontato tutto questo perché fa parte della storia di Ortona e anche per lanciare l’idea che la confraternita si può ricostituire, riannodando il filo della continuazione delle nostre tradizioni legate alla Chiesa ed a quella religiosità che ci fa ancora vivere le feste per i nostri Protettori con fede immutata, trasporto e sentimento.

 

Sono stata particolarmente contenta di occuparmi della confraternita della Madonna delle Grazie per un motivo molto semplice:

per me è stato un rendere omaggio a mio nonno, Guglielmo Leopardi, l’ultimo Priore.

 

 

M. Eramo

 

 

P.S.:

 

Caro Nonno, ti ricordo come un uomo mite, buono, onesto, profondamente religioso e buon padre di famiglia: chi meglio di te alla guida di un organismo facente parte della chiesa e perciò essere d’esempio?

Avrei voluto sentire da te il racconto delle azioni tue e dei tuoi confratelli a favore della nostra chiesa ma ciò non è stato possibile perché quando sei venuto a mancare io ero troppo piccola.

Avrei voluto vederti con la veste mentre cantavi le lodi alla Madonna ben sapendo, da parte tua, che il canto è preghiera.

Sei riuscito a trasmettere ai tuoi figli ed anche a me, quella profonda fede che avevi e che ti rendeva un puro di cuore.

Caro nonno, quello che mi resta della tua appartenenza alla Confraternita è solo il libro dell’Uffizio ed i ricordi di mamma che ti veniva sempre dietro.

La veste l’hai voluta con te nel tuo ultimo viaggio.

So che certamente sarai contento di questo piccolo lavoro che ho fatto e te lo dedico con tutto il mio amore.

 

Tua nipote Marina.

 

(la foto in alto, di Enzo Venti, è dell'8 settembre 1954; si intravede l'ultimo Priore della Confraternita)