UN PAESE DI MUSICISTI
La musica, una tradizione, una passione che da sempre ha accompagnato la vita ortonese
La “Vecchia Ortona”. Provate ad indovinare cos’era?
Una trattoria, oppure un’antica bettola, oppure un pensiero affettuoso per Ortona… no, nulla di tutto ciò: la “Vecchia Ortona” era il nome di un gruppo di ortonesi musicisti per passione!
Filippo “i Scioffer”, Enio “d’Marramitt”, Nino “Ninitt d’Bianchina”, Pasquale “d’Ncij”, Osvaldo, Alfredo “i’ esattore” e Don Vincenzo erano i componenti della piccola orchestra che condividevano l’amore per le sette note.
A cadenza settimanale si riunivano in case private per trascorrere serate all’insegna della musica.
Sassofono, banjo, batteria, mandolino, chitarra e violino erano gli strumenti della “band” ed il repertorio si basava su marce di banda e canzoni popolari.
La Vecchia Ortona faceva le serenate alle spose percorrendo i vicoli del paese con un codazzo di ragazzi perché qualcuno doveva far luce a Filippo che leggeva lo spartito e, ricompensati dal vino e dai dolci, portava l’augurio attraverso il linguaggio universale della musica.
Tanta gente ha ballato durante i veglioni di Capodanno o di Carnevale allietati dalle marcette e dai ballabili della Vecchia Ortona… e chi non si ricorda di pezzi come Triozza, Cuore Abruzzese, Arengo eseguiti con maestria e precisione.
L’attività musicale del complesso era un po’ a circolo chiuso ed è stato un peccato che non ci siano stati altri appuntamenti, perché ascoltarli era un vero piacere.
Le note si diffondevano nell’aria a rafforzare la tradizione musicale ortonese riportando alla mente il ricordo dell’antica banda di Ortona, il coro della chiesa, le canzoncine di Pippetto, i classici di Senofonte e del figlio Piero, il flauto di Americo, l’armonio di suor Linda e oggi di Francesca, le dita magiche di Ernesto sulla tastiera …i “The Black Man” di Pietro, Pino, Ernesto e Gianfranco poco più che bambini sulle orme dei Beatles… fino ad arrivare alla Corale Folkloristica dei nostri giorni.
Possiamo dire che Ortona vanta una tradizione musicale radicata nel tempo, indice di sensibilità e di amore per le cose belle, indiscutibile segno di evoluzione culturale di un mondo contadino che anche attraverso la musica parla, prega e sogna.
Marina Eramo