BIANCO NATALE

Ortona è un presepe ricco di emozioni

 

Sto cercando qualcosa di originale da scrivere, rifletto sul titolo “Bianco Natale”, mentre la luce della lampada rischiara il foglio ancora vuoto; ricordi e sensazioni delle feste appena trascorse mi si affollano in mente. Non so proprio da dove cominciare. Parlare del Natale ortonese è l’imperativo. E’ difficile: il Natale veicola tanti significati, come Ortona.

Prendendo alla lettera il titolo, potrei iniziare dalla neve copiosa che tra il 23 e il 24 dicembre ha imbiancato il presepe-Ortona, dandogli un non so che di incantato (se mai ce ne fosse bisogno!). Potrei fare una cronaca degli avvenimenti religiosi che hanno scandito le giornate del 24 e del 25: Don Antonio ha celebrato la Messa della Vigilia alla quale, nonostante la sua solennità, hanno partecipato pochi fedeli per il maltempo. Il giorno seguente la Messa è stata ancora officiata da Don Antonio, insolitamente nel pomeriggio, a causa dell’assenza di Don José influenzato (anche i preti sono persone in carne ed ossa, ma non possono lasciare un’intera comunità allo sbaraglio proprio nel giorno di Natale; nonostante tutto gli ortonesi ringraziano Don Antonio e scusano Don José).

Procedendo in questo modo rischierei di fare una cronaca pressoché uguale a quella degli anni passati.

Potrei concentrare l’attenzione sul Natale degli anziani e dei malati di Ortona, che vedono nella nascita di Cristo un motivo di speranza, oppure sul Natale dei bambini, per i quali ogni anno si rinnova la tradizione dei regali sotto l’albero. Potrei descrivere il Natale dei miei amici e il mio: lo scambio degli auguri, dei doni, gli amici che si ritrovano dopo l’ estate, quelli di sempre, il cenone in famiglia, le partite a carte …

Se osassi un discorso più generale sulla riscoperta del vero Natale o sugli accorati e inascoltati appelli alla pace, cadrei sicuramente nell’ambito del già detto e delle frasi fatte.

Ecco, forse ho trovato! Mia madre sta togliendo il presepe. Che tristezza! Ogni anno, quando ripone le statuette nello scatolone, mi viene una gran malinconia.

La stella cometa, simbolo di speranza, quella che ci deve guidare a costruire un futuro migliore per il nostro paese.

I pastori, semplici e genuini, come noi ortonesi. La massaia e la lavandaia ricordano le donne ortonesi, generose e dedite al lavoro.

Le montagne di carta richiamano le boscose montagne che circondano la valle del Giovenco. Le casette ammucchiate…Ortona dal chilometro. Le pecore e la paglia sono i ricchi doni della nostra terra.

L’ultimo a trovare posto nella scatola è il bambinello: la sua nascita rinnovi  e rafforzi quel senso di attaccamento, quell’orgoglio positivo, quel fascino dell’essere ortonese che devono sostenerci a far rinascere Ortona.

 

Francesca Di Benedetto