LA CAVA DI CARRITO… E L’ALTRA

Proviamo a rivolgere lo sguardo verso Carrito e ad immaginare la montagna guarita da quella terribile ferita

 

Dal balcone il mio sguardo spazia nel panorama di Ortona e della Valle del Giovenco. Sorpresa! La cava di Carrito sta coprendosi di verde. Prendo il binocolo. Guardo meglio. Vedo gradoni ricoperti di terra, essenze arboree ed arbustive messe a dimora, e, grazie al clima mite di questo periodo, il verde dell’erba che comincia a spuntare. Era un po’ che non venivo ad Ortona ed avevo sentito che stavano portando terra alla cava. Finalmente il risanamento!

Avevo fatto parte della commissione ambiente e nella primavera del ’98 mi ero interessato della cava. Insieme agli altri avevamo proposto un risanamento con lavorazione a gradoni per lotti successivi, ciascuno con deposito di terreno vegetale e messa a dimora di piante ed arbusti. Avevamo suggerito reali garanzie di ripristino ambientale, attraverso una idonea fideiussione. Avevamo chiesto una immediata recinzione della cava, al fine di minimizzare le elevate condizioni di rischio che presentava. Con soddisfazione vedevo il risanamento realizzato.

Poi il risveglio, poi la delusione di aver solo sognato! La cava è sempre lì, come una enorme ferita inferta ad una montagna, con i problemi di sempre, economici, di sicurezza, ambientali, di prescrizioni disattese.

E dire che con il verbale di deliberazione del Consiglio Comunale del 23 Febbraio 1999, veniva approvato il rilascio di una Concessione ampliamento cava inerti Carrito per risanamento. Gli elaborati presentati recepivano le indicazioni della commissione ambiente e davano particolare risalto al risanamento ambientale, mostrando tavole prospettiche che evidenziavano gradoni coperti di densa vegetazione. Il contratto accessorio sanciva una lavorazione per lotti successivi con “il ripristino del lotto precedente prima di passare al successivo”, misure atte ad evitare “inquinamento atmosferico, acustico ed alterazioni ambientali”, “garanzia di risanamento ambientale attraverso una fideiussione di 100 milioni di lire”. Tutto era perfetto.

Alla dismissione si sarebbe arrivati attraverso una bonifica da anni aspettata: molti di noi ricordano la cava da sempre, ma la iniziale concessione, secondo le attuali normative, è del 1989,  fissata in sei anni di durata, dietro la prospettiva di posti di lavoro.

La realtà? Quella che si vede…!

La conclusione? Da tempo si sente parlare della richiesta di apertura di una nuova cava, al di sopra della ferrovia, verso il confine con Pescina. Il sogno questa volta diventa un  incubo: due squarci nella montagna allieteranno, si fa per dire, la vista da Ortona.

C’è da dire che il Consiglio Comunale, nelle discussioni preliminari, ha preso, a maggioranza quasi totale, una posizione di riflessione. Da ortonese, ringrazio.

Il 2002 ha superato lo scoglio della antenna e della cava. Ora è il momento di passare alla scelta di siti idonei e ai relativi regolamenti. Antenna o cava sono richieste non necessariamente da rigettare, ma pur sempre regolamentabili.

Il futuro di Ortona è nelle sue qualità: la bellezza paesaggistica e del paese. La scelta del Parco ne è il suggello. Ma va sfruttata proteggendo ambiente, paesaggio, paese, promuovendo iniziative, chiedendo interventi, superando le difficoltà…… :siamo pronti!

 

Sergio Troiani