Articoli e comunicazioni pubblicate
(e non)
circa il restauro dellOrologio della Torre
Articolo di Daniela Ghio sul restauro dellOrologio e il libro pubblicato da A. Peratoner
"Il Gazzettino", 22 agosto 2000
Il mistero del pendolo di Peratoner. L'ultimo "temperatore" dell'orologio della Torre di San Marco denuncia la scomparsa del vecchio strumento.
Il delicato e imponente (era alto 4 metri) meccanismo è stato sostituito con uno più piccolo.
L'orologio della Torre
di San Marco non è più lo stesso. Il pendolo del delicato
meccanismo è stato sostituito e con esso quello che è
considerato il cuore dell'orologio: lo scappamento, la ruota
connessa e il numero dei denti che la compongono. Con la
sostituzione del pendolo è cambiato anche il numero delle
oscillazioni. L'orologio sembra lo stesso, ma lo stesso non è. E
soprattutto, dove è finito il vecchio pendolo datato 1858, che
porta incisa sulla lente la firma Luigi De Lucia? Nella mostra a
Palazzo Ducale non è esposto. Sembra scomparso nel nulla. A
lanciare l'allarme è l'ex temperatore dell'orologio della Torre,
Alberto Peratoner. Peratoner è l'ultimo, in ordine cronologico,
dei 33 orologiai che hanno vissuto dal 1499 nella Torre,
curandone il funzionamento e la manutenzione con continue
revisioni. Una vita scandita dal battito delle ore dell'orologio,
dal giorno della sua nascita fino al 1998, anno in cui ha dovuto
lasciare la sua "casa" perchè ormai un temperatore non
serve più.
La famiglia Peratoner si è presa cura dei delicati meccanismi
della Torre dal 1916. Prima il nonno Emilio, poi il padre
Giovanni Battista, e da ultimo, per dodici anni, Alberto,
filosofo e ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia e
teoria delle scienze dell'Università di Ca' Foscari.
"Nel 1858 - spiega Peratoner - Luigi De Lucia, in occasione
di una riparazione a fondo dell'orologio settecentesco installa
uno scappamento a caviglia, sostituisce il pendolo cambia la
frequenza di battimento e crea un nuovo meccanismo per consentire
la visualizzazione numerica delle ore. Con il passare del tempo
la lama d'acciaio della sospensione si era un po' usurata,
qualche dente della ruota era caduto. Si potevano correggere i
difetti di usura, rispettando le forme e i materiali". E
invece l'antico pendolo (quattro metri), è stato sostituito con
uno più corto (un metro e 90 centimetri), e spostato di
collocazione. "Doveva essere un restauro conservativo -
afferma ancora Peratoner - e invece si sono stravolti i
meccanismi dell'orologio e si è collocato il pendolo dalla parte
opposta di dove è sempre stato dal 1759, come dimostrano una
relazione tecnica e un disegno conservati nell'archivio della
Celestia". Una scelta, quella di cambiare posto al pendolo
sembra suggerita dalle osservazioni dello storico dell'arte
Andrea Brusa. "Una trasformazione di questo tipo - conclude
l'ultimo temperatore - non è sostenibile nè dal.punto di vista
tecnico nè filologico. Il meccanismo è stato stravolto, le
oscillazioni raddoppiate".
Per rendere un ultimo omaggio al vecchio orologio, ai suoi
cinquecento anni di storia o come sostiene l'autore, per "fissare
a perpetua memoria l'assetto raggiunto dal complesso organismo in
cinque secoli di stratificazioni", Alberto Peratoner ha
pubblicato ora un libro, edito dalla Cafoscarina: "L'orologio
della Torre in San Marco in Venezia. Descrizione storica e
tecnica e catalogo completo dei componenti": 140 pagine per
una monografia in cui oltre a riportarne la storia, a ricostruire
per la prima volta l'esatto elenco dei temperatori e a catalogare
tutti i 2707 pezzi che lo compongono, Peratoner ha cercato di
rendere intellegibile nel modo più semplice e schematico la
compagine organica dell'orologio nelle sue funzioni e
articolazioni.
Daniela Ghio
Lettera di G. Romanelli "a semplice precisazione" del contenuto dellarticolo di Daniela Ghio
"Il Gazzettino", 25 agosto 2000
A semplice precisazione
di quanto contenuto in un articolo di Daniela Ghio sul pendolo
dell'orologio della Torre, mi è gradito dare assicurazione che
lo stesso è conservato dei depositi museali dopo un'accurata
pulitura e pronto per essere esposto, assieme ad altri importanti
reperti dell'orologio, nel piccolo museo che è previsto di
allestire nella Torre.
Tale museo sarà dedicato alla storia dell'edificio e dei
meccanismi del tempo che ne hanno significativamente
contrappuntanto le secolari vicende. In tale ricostruzione sarà
riservata la più grande attenzione ai radicali interventi
ottocenteschi del De Luca che mutarono in termini molto
significativi la macchina settecentesca, la sua filosofia, il suo
funzionamento, soprattutto a seguito della introduzione dei due
grandi tamburi con le ore e i minuti visibili dalla Piazza e del
relativo complesso macchinismo. Questa operazione obbligò, come
è noto, a rimuovere la "giostra" con la processione
dei Re Magi e dell'Angelo e a mutare l'assetto complessivo dell'orologio
e la dimensione e il periodo del pendolo.
Quando i lavori alla Torre saranno terminati, l'orologio
rimontato, il piccolo museo aperto al pubblico, sarà possibile
apprezzare nuovamente una delle più amate "meraviglie"
di Venezia finalmente restaurata.
G. Romanelli
Direttore Civici musei.
Lettera di A. Peratoner in risposta alle "precisazioni" di G. Romanelli
Inviata a "Il Gazzettino" il 27 agosto 2000 e mai pubblicata
Spett.le Redazione,
Desidero far presente che la risposta di G. Romanelli alle
questioni riguardanti l'Orologio della Torre non tocca la vera
entità del problema, che consiste in un restauro palesemente non
conservativo, in aperto contrasto con il metodo da anni applicato
a qualsiasi bene di carattere storico e artistico.
Le parole che Romanelli riserva al restauro ottocentesco
contengono grossolane inesattezze, in quanto: a) Gli interventi
ottocenteschi del De Lucia (1858), non furono affatto "radicali"
e non mutarono "in termini molto significativi" i
meccanismi. Il pendolo fu reso appena più lungo e lasciato nella
medesima posizione di prima. Lo provano testi e disegni del
periodo 1856-1860, in modo assolutamente evidente e
incontrovertibile, e per i quali rimando al volume da poco
pubblicato; b) che l'introduzione dei grandi apparati numerici
abbia portato alla "rimozione" della processione dei Re
Magi è completamente falso, ed ogni veneziano può dirlo, in
quanto tutti poterono vederla periodicamente in funzione fino al
1997. La genialità di De Lucia fu proprio quella di comporre il
nuovo dispositivo con l'esistente sistema dei Re Magi.
La realtà è che tale restauro, non-conservativo e
filologicamente indifendibile - documenti alla mano - ha
sottratto al patrimonio comune la funzionalità di una meccanica
antica di grande pregio.
Alberto Peratoner
già Responsabile tecnico dell'Orologio
Articolo di Sebastiano Giorgi sul restauro dellOrologio e il libro pubblicato da A. Peratoner
"La Nuova Venezia", 12 settembre 2000
[LA POLEMICA]
"Il pendolo è più corto e fuori posto, il restauro dell'orologio
è sbagliato"
L'ultimo custode attacca i Musei
VENEZIA. "Perché a
Venezia il com'era dov'era, vale per opere da ricostruire
totalmente, come la Fenice, e non per il restauro di oggetti ben
conservati com'era l'Orologio della Torre?" A chiederselo è
Alberto Peratoner, l'ultimo dei 33 custodi, o più correttamente
orologiai temperatori, succedutisi dal 1499 al 1998 nella Torre
dell'Orologio. Dopo il recente restauro targato Piaget, infatti,
non sarà più necessaria nella Torre la costante presenza di un
orologiaio. Secondo Peratoner, la cui famiglia si è presa cura
dell'orologio fin dal 1916, il restauro commissionato dai Musei
Civici ed eseguito sotto la direzione dello storico dell'arte
Giuseppe Brusa non è stato filologicamente corretto, avendo
comportato lo spostamento e l'accorciamento del pendolo. "Invece
di fare un restauro conservativo la direzione dei civici musei ha
seguito un'ipotesi filologica in base alla quale ha deciso non
solo di accorciare il pendolo (dagli originali 4 metri al metro e
90 cm di oggi), ma anche di spostarlo dalla parte opposta della
meccanica del tempo, dove è sempre stato".
Diversa l'opinione di Giandomenico Romanelli, direttore dei
Civici Musei: "Ci siamo affidati ai massimi esperti per
operare un restauro dell'orologio che tenesse conto delle
radicali trasformazioni che aveva subito nell'800 ad opera del De
Lucia. Un intervento che mutò in termini significativi la
macchina settecentesca, con l'introduzione dei due grandi tamburi
con le ore e i minuti visibili dalla Piazza e con la
trasformazione dell'assetto complessivo dell'orologio e della
dimensione del pendolo, il cui allungamento costrinse al taglio
di un pavimento".
"Sono grossolane inesattezze - ribatte Peratoner che ha
recentemente pubblicato una dettagliata monografia, edita dalla
Cafoscarina, dal titolo "L'orologio della Torre" - in
quanto basta studiare la Relazione tecnica ed i disegni del 1856
di Marini e Doria, scritta due anni prima del restauro del De
Lucia, per capire che il pendolo è sempre stato dalla stessa
parte e che soprattutto il taglio del famoso pavimento fu fatto
nel 1757 e non un secolo dopo come sostiene Romanelli"
Una questione quella del restauro del famosissimo orologio,
ospitato da 500 anni nella Torre che campeggia all'entrata delle
mercerie in Piazza S. Marco, destinato a far discutere ancora a
lungo.
Infatti se per Romanelli "le osservazioni di Peratoner fanno
parte del piacere della discussione su un oggetto di grande
valore storico, e sono in parte dettate dal legame affettivo
verso quella strana residenza che per molti anni ha ospitato la
sua famiglia", Peratoner non si dà per vinto ed assicura
che la sua ricostruzione storica ha invece già avuto il conforto
di molti esperti orologiai, oltre a quello dei documenti
conservati nell'archivio della Celestia.
Lettera di Pietro Lojacono sul restauro dellOrologio
"Horological Journal", ottobre 2000
Inappropriate Restoration?
Pietro Lojacono writes:
ABOUT TWO years ago, in 1998, the Directorship of Venetian
Museums started a
restoration of the St. Mark's Clock Tower and its time mechanism
to prepare
the Tower for its 500th anniversary (1499-1999). The face-lift
was sponsored
by the Swiss company Piaget and had to be a conservative
restoration. In
other words, the parts of the tower and of the clock mechanism
that had
shown signs of wear had to be reinforced, fine tuned, etc.
preserving
everything as it was. The clock, indeed, had never stopped
working and was
working fine until it was taken down for such restoration.
During the years that followed, from 98 to 99, the curator of the
Clock
Tower, Dr. Alberto Peratoner, was left completely uninformed of
what was
going on with the restoration. This happened even though he was
the person
who had prepared the list of maintenance interventions
needed and was the
person that knew the clock best.
When the "restored" clock was finally returned from the
workshop to be
displayed temporarily in the Palazzo Ducale (where it still is),
the clock
was no longer the same. Its own "heart," the 4-meter
long pendulum (plus the
escapement and the connected wheels and gears), had been removed
and
replaced with a brand new one, half the size (about 2 meters,
with a whole
new escapement and new wheels and gears). Moreover, the new
pendulum was now
located on the side opposite to that where it had been since at
least
1757-59. Its alignment was also changed.
You may wonder why did they do that? Who, in a sane state of mind,
would
take a perfectly functioning 240-year-old clock and change it
like that?
Here is the
reason.
For the restoration, the Director of Venetian Museums G Romanelli
apparently
relied on the opinions of Giuseppe Brusa, an art historian who
had dealt
with ancient clocks before and was, apparently, referenced by the
British
Museum. Without any documentary evidence, Brusa contended that
the last
restoration of the clock (dating back to 1858) had deeply upset
its original
structure and appearance. He, therefore,
strongly advocated a
philological restoration (conjectural?-Ed.), not as announced a
conservative
one, that would recreate the dock as he believed it was before
1858.
But here comes the shameful, truly unbelievable part. Besides the
fact that
in recent times such philological restorations have been banned
in Venice,
archival research conducted by Dr Peratoner uncovered documents
that
irrefutably disprove Brusa's theories. Such documents show that
the pendulum
was, indeed, where it has been until 1998 and was virtually of
the same
length since 1759. These documents (now collected in a book)
demonstrate
without fault that Mr. Brusa was
not only wrong and uninformed, but didn't even bother looking for
evidence
to support his theories before recommending the dramatic changes
to the
ancient clock. Neither did the superintendent, who quietly let
this happen
and is now trying to minimize the scale of this scandal.
In a brief letter that he sent to the local paper Il Gazzettino,
in fact,
Mr. Romanelli even goes as far as contending that the 19th
century
restoration: "was forced, as is known, to remove the
carousel with the
procession of the Wise Men and the Angel and to modify the
general structure
of the clock."
Such contention (as well as others he makes regarding the
pendulum) is
blatantly false. What "is known", in fact, is rather
the opposite as every
Venetian could witness the procession of the Wise Men twice a
Year until
1997. The greatness of the 19th century restoration is indeed in
having
preserved the old clock virtually unchanged, while adding a new
number
display that made it one of the first 'digital' clocks in the
world.
This might look like an overly technical issue of no real concern
to the
public; but it really isn't. This is simply the latest example of
the
defacing and carelessness that our cultural and artistic heritage
has to
constantly endure because of poor management, incompetent
administrators and
corrupt politicians. I know that such modifications are not
irreversible and
hope that raising outrage abroad and publicly asking for the
reversal of the
1998 changes will turn this disgrace into a landmark case in
which art
lovers won't let such careless mistakes be covered up.
This story briefly hit the local paper on August 22 and then
everything was
covered up. I am therefore trying to raise awareness abroad in
the hope that
such pressure may force the local administrators to face their
responsibility and repair the damage done to the artistic and
historic
patrimony of Venice.
This clock is an ancient, precious work of art that is deeply in
the hearts
and minds of Venetians and other people worldwide (as are
Michelangelo's
David, or other monuments). Please, don't let its destruction go
unnoticed.
Dr Pietro Lojacono by email
Further information and a response from Dr Brusa will appear in
our next
issue. - Ed.
Articolo di A.V. sul restauro dellOrologio e il sito www.orologeria.com
"La Nuova Venezia", 18 ottobre 2000
I Mori finiscono su
Internet
Una campagna contro il restauro dell'orologio
VENEZIA. Su Internet all'attacco del restauro sbagliato. Il dossier di Alberto Peratoner, l'ultimo degli "orologiai temperatori" del meccanismo della Torre di Piazza San Marco, finisce sulla rete. Dieci pagine dove sono documentati gli errori che sarebbero stati commessi dai restauratori del Comune, finanziati dalla Piaget, nei lavori di ripristino del prezioso meccanismo. L'atto di accusa è visibile sul sito www.orologeria.com. Una campagna lanciata dall'Horological Journal e dal suo direttore, Timothy Treffry, che denuncia in sostanza la manomissione del prezioso orologio costruito da Gianpaolo e Giancarlo Ranieri di Reggio alla fine del Quattrocento. "Per quel restauro il principio del dov'era e com'era non è stato rispettato", scrive Peratoner, la cui famiglia cura la manutenzione del grande Orologio dei Mori dal 1916. Sotto accusa gli interventi commissionati dai Musei civici al fabbro mantovano Alberto Gorla e allo storico dell'orologeria Giuseppe Brusa. "Costui mi rivelò esplicitamente l'intenzione di eliminare lo stato ottocentesco dell'orologio che lo avrebbe "snaturato"", scrive Peratoner, "e la mia netta opposizione a questa operazione portò alla mia completa estromissione dalla progettualità del restauro". Il primo errore, secondo Peratoner, consiste nell'aver sostituito molti pezzi originali, cambiando il pendolo con uno più corto (da 4 metri e 15 a un metro e 90). Alle contestazioni il direttore dei Musei civici Giandomenico Romanelli, che aveva commissionato il restauro, aveva risposto ricordando che il Comune "aveva consultato i migliori specialisti". "Comunque non si può stravolgere un meccanismo che funzionava bene", dice ancosa Peratoner, "e poi il rtestauro deve essere conservativo, come si fa per tutti i beni culturali. Perchè la Soprintendenza non è intervenuta? Perchè accorciare il pendolo dicendo di voler recuperare uno stato precedente all'Ottocento che invece, come documentato negli archivi, non era dissimile dall'orologio originario?" Peratoner invita a ripensarci, e a rimettere a posto i vecchi meccanismi. La polemica è assicurata. Via Internet.
(a.v.)
Lettera di Giuseppe Brusa su quanto affermato nellarticolo precedente
"La Nuova Venezia", 24 ottobre 2000
Il restauro dell'orologio di piazza S. Marco
Leggo con sorpresa
quanto pubblicato circa una campagna che sarebbe stata lanciata
dal dottor Timothy Treffry, direttore dell'Horological Journal,
contro il recente restauro del movimento dell'orologio di piazza
S. Marco.
Ciò non risponde affatto a verità. Il dottor Treffry, come
risulta da una sua comunicazione in mie mani, fu teatralmente
informato per la prima volta da certo dottor Lojacono, da Venezia,
il quale caldeggiava la nota presa di posizione del dottor
Peratoner. Alla fine di settembre ho inviato, come richiesto, la
mia risposta all'Horological Journal. A quanto mi ha confermato
personalmente nei giorni scorsi, il dottor Treffry non intende
affatto aderire a una campagna avente motivazioni che esulano
dall'ambito della sua associazione. E' fin troppo evidente che si
è trattato di un pretesto per dare risalto a un'iniziativa
locale. Le critiche all'operato di Alberto Gorla e mio mosse dal
dottor Peratoner verranno esaurientemente confutate quanto prima
in sede adeguata alla loro consistenza.
Giuseppe Brusa
Milano
Lettera di Pietro Lojacono in risposta alla lettera di G. Brusa
"La Nuova Venezia", 27 ottobre 2000 (inviata il 24 ottobre)
Il restauro dell'orologio di S. Marco
Essendo stato chiamato
direttamente in causa dal sig. Brusa nella sua lettera del 24
ottobre sul restauro dell'Orologio di piazza S. Marco, desidero
fare alcune precisazioni su quanto da lui affermato. Se da un
lato è vero che l'Horological Journal non sta conducendo una
campagna contro il restauro, è altrettanto vero che la
prestigiosa rivista inglese è vivamente interessata alla vicenda
dell'orologio marciano e ne sta informando i suoi lettori. Questo
mese ha, infatti, pubblicato la mia lettera di segnalazione degli
errori commessi durante il restauro, il prossimo mese pubblicherà
la risposta di Brusa e, a seguire, un articolo a carattere
storico sulla Torre dell'Orologio scritto da un membro del
British Horological Institute. Mi pare chiaro a questo punto che,
contrariamente a quanto afferma Brusa, il grande interesse
mostrato dagli specialisti inglesi per la vicenda del restauro
dimostri come la relazione del dott. Peratoner non sia né "un
pretesto" né "un'iniziativa locale" bensì una
credibile e ben documentata denuncia della non conservatività
del restauro compiuto.
Vorrei ricordare ai lettori come, paradossalmente, a Venezia non
si possano modificare oggetti e strutture, anche insignificanti,
di soli 50 anni fa (come il tendone di un ristorante) ma si
voglia far accettare, o passare sotto silenzio, la manomissione
di un capolavoro settecentesco come l'orologio marciano che
risale ad oltre 240 anni fa.
Concludo facendo notare come, nella sua lettera, Giuseppe Brusa
non entri mai nel merito dei rilievi tecnici e scientifici
sollevati dall'ex temperatore Peratoner nella sua relazione
tecnica (vedasi: www.orologeria.com). Immagino sia perché non può:
non si possono, infatti, confutare la validità e veridicità dei
documenti d'archivio pubblicati dal Peratoner, né si può in
alcun modo affermare che il restauro sia stato conservativo, come
richiesto dalla Soprintendenza. Tale tipo di restauro è, per
definizione, un intervento volto a ridare ad un oggetto antico il
suo fulgore originale senza alterarne la minima parte e
utilizzando tecniche di lavorazione dell'epoca. Dimezzare la
lunghezza del pendolo ligneo, ricostruirlo completamente in
metallo e spostarlo dal lato opposto del castello, come hanno
fatto Brusa e Gorla, non mi pare risponda a questi criteri.
Pietro Lojacono
Venezia
Lettera di Renato Zamberlan di precisazione su quanto scritto nellarticolo di A.V.
Inviata a "La Nuova Venezia", 26 ottobre 2000, ma non pubblicata, essendo già stata pubblicata la lettera di P. Lojacono
Alla cortese attenzione
della Redazione de La Nuova Venezia.
In relazione all'articolo apparso sul vs. giornale il giorno
Mercoledì 18 Ottobre 2000 intitolato "I Mori finiscono su
Internet", desidero fare delle precisazioni e correggere
alcune inesattezze.
Sono Renato Zamberlan, contitolare, insieme a mio fratello Franco,
della ditta proprietaria del sito www.orologeria.com da voi
citato. Mi scuso innanzi tutto per il ritardo con cui arriva
questa lettera ma purtroppo solo ieri sono venuto a conoscenza
della pubblicazione.
Preciso che l'Horological Journal (rivista ufficiale del British
Horological Institute, la più importante ed accreditata
organizzazione europea che si occupa di orologeria, fin dal 1858)
ed il suo direttore, Timothy Treffry, non hanno lanciato nessun
tipo di campagna contro il restauro dell'Orologio della Torre.
Il direttore stesso ha solo cercato di capire la storia e l'evoluzione
di tale restauro, sollecitato da una lettera pervenutagli dal sig.
Pietro Lojacono. Ci ha solo chiesto di informarci più
dettagliatamente della faccenda, come si può evincere da quanto
scritto sulle nostre pagine Internet. Non è assolutamente nello
stile dell'Horological Journal, e tanto meno nel nostro,
lanciarsi in alcun tipo di campagna senza prima avere una
completa visione dei fatti. Il sig. Treffry ha ospitato la
lettera del sig. Lojacono sul Journal di Ottobre e pubblicherà
la replica del sig. Brusa sul numero di Novembre.
Oltre a questo non c'è alcun tipo di commento da parte del
Journal.
Lo stesso è accaduto sul nostro sito: abbiamo pubblicato
integralmente e senza commenti la relazione del sig. Peratoner e
ci siamo messi in contatto con il sig. Brusa al quale daremo
tutto lo spazio e la visibilità necessari non appena avremo una
sua risposta, magari nella forma di una relazione tecnica sugli
interventi di restauro. Al momento questa sembra non essere
disponibile per il pubblico ma dovrebbe essere in suo possesso.
Solo successivamente potremo esporre le nostre considerazioni
basate sui fatti che prenderanno spunto anche da una visita fatta
a Venezia per visionare il meccanismo.
Riteniamo sia giusto seguire attentamente l'evolversi di questa
storia perché l'Orologio è parte integrante del patrimonio di
Venezia. La città, oltre a tutti gli altri tesori, può vantarsi
anche di un Orologio da torre fra i più famosi al mondo che era
fino a pochi decenni fa l'unico riferimento stabile che regolasse
i ritmi dei Veneziani, divenendo a suo modo quasi un enorme
oggetto di famiglia. A differenza di molti altri monumenti della
città, pur avendo grande valore storico, non incuteva soggezione
o peggio ancora, indifferenza, ma era (e speriamo continuerà ad
essere) una presenza rassicurante per tutti coloro che avevano il
privilegio di poterlo osservare.
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione che ci vorrete
accordare, rimaniamo a disposizione per ogni richiesta o
chiarimento, e porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Renato Zamberlan
Lettera di G. Brusa a replica di quanto dichiarato da P. Lojacono sullHJ
"Horological Journal", novembre 2000
Restoration of St. Marks Clock
Giuseppe Brusa writes
the letter by Dr Pietro
Lojacono concerning the restoration of the mechanical parts of
the great clock of Piazza San Marco in Venice reflects a hostile
approach. The writer is unknown to me and to my horological
friends and his wholly unsustainable statements suggest that he
is far from familiar with the antiquarian horological studies
published in Italy in the last few decades. I also wish to point
out that the British Museum did not suggest my name as a
consultant for the restoration. The hint that politics may be
involved is malicious. Hidden motivations rather than a serious
concern for the very complex task involved in the restoration may
be the origin of such a letter.
The restored movement and a working model of the whole clock have
been on view for 19 months at Palazzo Ducale The result has met
with the approval of countless visitors, including the Swiss
sponsors (piaget, - Ed), who in the early stages followed the
progress of the work in the restorer's workshop, together with
many others interested in the developments. The four train
movement was ready, by the promised date, to be installed in the
tower and to be connected with the great bell at the top, the
Procession of the Magi and the large drums showing the hours
digitally. Unfortunately the tower was (and remains) not ready.
The recent restoration, which was manifestly overdue in terms
both of wear and maintenance, has only taken place following the
close study and the expert deductions of Alberto Gorla the most
qualified clockmaker I know, who was given the task. He of course
had to guarantee a lasting and reliable performance. He had to
overcome however, problems caused by the clumsy introduction of
the digital display in 1868 by Luigi De Lucia, a mechanic
suddenly turned clockmaker, who radically interfered with the
previous massive movement made a hundred years earlier by
Bartolomeo Ferracina, the most famous Italian clockmaker of his
time. De Lucia inexplicably discarded the special striking which
signalled midday and midnight and, incredibly the indication of
the hours on the ancient monumental dial facing the centre or the
city (on the opposite side of the spectacular astronomical dial
facing the square). He interfered overbearingly with the going
train and it was due to the constant presence and to the
contraptions of the successive custodians that the clock
continued to work, at least intermittently. All parts which
recently had to be replaced or discarded, according to Alberto
Gorla's suggestions (which I approved), have been scrupulously
preserved at the request of the Director of the Musei Civici
Veneziani. He intends to exhibit them in a special room together
with detailed photographic documentation. In particular the
examination of the gigantic pendulum contrived by De Lucia in
1858 will provide ample justification for its replacement in view
of its aberrant implications in the context.
In June 1999, I wrote a report of the restoration in La Voce
di Hora, the transactions of the Italian Association of
Friends of Antiquarian Horology of which I am President. Many
relevant historical documents are quoted together with 31
illustrations.
I have read the book recently published by Dr Alberto Peratoner
about the history of the clock and I appreciate his patient
research among local documents. I disagree, however, with his
uncritical appraisal of the 1858 transformation produced by De
Lucia, which in fact must have proved so unsatisfactory that he
was almost immediately relieved of any further connection with
the clock. The assumption that Ferracina's eighteenth century
movement already had a two seconds pendulum is disproved by the
old holes clearly visible in the original frame which were left
unused in 1858.
The assumption by Dr Peratoner is based upon an oversight about
the number of vibrations of the old pendulum which Nicola Enzzo
made in 1860 in his otherwise scholarly Relazione Stonco-cntica
della Torre dell'Orologio di S Marco a Venezia. A sketch of a
recoil anchor escapement with an escape wheel of thirteen teeth,
recently discovered, further supports the conclusions reached by
Mr Goria and myself. The admirers of the San Marco clock can feel
reassured that, as soon as circumstances will allow, they will
enjoy more fully than in recent times the traditional performance
of the clock.
Giuseppe Brusa - Milan
Lettera di A. Du Bois sul restauro dellOrologio
"Horological Journal", gennaio 2001
Alton Du Bois, Jr. writes:
In the October 2000
issue of HJ, I read with horror the letter by Dr Pietro
Lajacono about the violation of the clock in St. Marks
tower.
Many years ago we had the same type of destruction of tower
clocks in the US but most of us have come to our senses and
stopped destroying our heritages. As founding president of Tower
Clock Chapter #134, NAWCC, might I say that Chapter #134 only
advocates the repair in kind of cleaning and renewing worn
bushings only, and replacing any major parts with reproductions
of the same as in the originals. No alteration in design made by
the builder of the clock.
The only changes we approve are the auto-winding of the clock
using a safer and short drop of the weights, removing the danger
to the clock and the building. Many of the clocks in the US have
had auto-winding added. As an example, the memorial tower at the
NAWCC museum has a three train E. Howard clock that has been set
up on the ground floor and the entire weight system is in the
same room, using steel cable on the drums that lifts the weights
only ten feet and recycles every few hours, all visible to the
viewers.
I was disappointed in the fact that a country with more history
than ours would destroy its heritage in such a manner. I have
seen the St. Marks clock movement and even patted the back
of one of the bell strikers on the roof. That clock is a unique
piece of machinery and was working fine before it was disturbed.
I hope they rectify the mistake soon.
Alton A. DuBois, Jr.
Queensbury, NY 12804
Articolo di Renato e Franco Zamberlan sulla storia dellOrologio della Torre
The St. Marks Clock, Venice
"Horological Journal", gennaio 2001 ? cfr. www.orologeria.com
Editoriale di Timothy Treffry sul restauro dellOrologio della Torre [estratto]
"Horological Journal", febbraio 2001
(...)
Any alterations which
have occurred over the years are seen as 'part of the history of
the clock' and as such are worthy of preservation. Although most
authorities will agree to the correction of
horribly bodged repairs involving great dollops of soft solder,
one respected restorer was once chastised by the National Trust
for replacing, with a more sympathetic version of his own
manufacture, a seconds hand, originally from a Vienna regulator,
which he found on a Knibb longcase in the care of the Trust.
In this context the conjectural restoration of the St Marks Clock
reported on page 52, does not conform to best practice. It
replaced something which was genuine with something which, with
the
limited accuracy of historical conjecture, is false. Worse, it
added modifications which are entirely new.
It will be unfortunate if this recent restoration is allowed to
become 'part of the history of the clock'. It is still possible
to return precisely to the situation pertaining before this
recent work began. Inevitably a few scars will remain. They will
not all be in the metal.
Articolo di Renato e Franco Zamberlan sul restauro dellOrologio della Torre
A Controversial Restoration
"Horological Journal", gennaio 2001, pp. 52ss. ? cfr. www.orologeria.com
Articolo
di Daniela Ghio su Il Gazzettino, 14 febbraio
2001
È TEMPO DI FERMARE QUEL RESTAURO
"Il British Horological Institute critica pesantemente l'intervento
all'orologio della Torre di San Marco che "non è conforme
alla miglior pratica"
Non avremmo mai immaginato un fallimento del genere" -
"Lavoro condannabile dal punto di vista tecnico"
Il
restauro dell'orologio della Torre di San Marco? Un vero orrore e
del tutto scorretto nell'esecuzione a detta dell'"Horological
Journal", l'organo ufficiale della più prestigiosa
associazione di tecnologia e storia dell'orologeria d'Europa, il
"British Horological Institute".
Il suo direttore, Timothy Treffry nell'editoriale del numero di
febbraio 2001, intitolato "Un problema a Venezia",
parla dei criteri da osservare per un buon restauro e conclude:
"Il controverso restauro dell'orologio di San Marco non è
conforme alla miglior pratica. Esso ha sostituito qualcosa di
genuino con qualcosa di falso, peggio ha aggiunto modificazioni
che sono interamente nuove. Sarebbe una disgrazia se questo
recente restauro divenisse parte della storia dell'orologio. È
ancora possibile ritornare precisamente alla situazione esistente
prima che cominciasse questo intervento. Inevitabilmente
rimarranno alcune cicatrici. Non saranno tutte solo nel metallo".
A pagina 52 della prestigiosa rivista c'è un articolo
dettagliato di Renato e Franco Zamberlan (rintracciabile anche in
Internet sul sito www.orologeria.com, esperti orologiai
restauratori di Treviso, a loro volta membri del "British
Horological Institute", che censura in cinque dettagliate
pagine il restauro operato da Giuseppe Brusa e Alberto Gorla:
"Abbiamo visitato il meccanismo - scrivono - e l'impressione
che abbiamo avuto da questo è stata semplicemente orribile. Il
lavoro non è condannabile solo dal punto di vista storico ma
anche tecnico". In particolare i due orologiai considerano
inaccettabile la sostituzione del pendolo e la nuova sospensione,
così come condannano l'uso di dadi ciechi in acciaio inox o di
dadi e bulloni esagonali zincati in un movimento del XVIII secolo
e i fori tappati presenti sul mozzo di una ruota, frutto di
errori. E concludono: "Alberto Gorla ha restaurato diversi
importanti orologi monumentali in tutto il paese. Siamo rimasti
attoniti quando abbiamo visto per la prima volta i risultati del
suo intervento sull'Orologio di San Marco. Non avremmo mai
immaginato che un importante orologiaio fosse capace di un
fallimento del genere. Non è piacevole definire il lavoro di un
collega come scorretto". Le critiche non risparmiano neppure
Brusa: "Abbiamo più volte chiesto a Giuseppe Brusa di farci
avere una descrizione tecnica del lavoro svolto sull'orologio.
Non ci è mai stata fornita e non ci stupiremmo se non esistesse
affatto. Brusa sostiene che Piaget ha approvato
incondizionatamente il suo lavoro. Noi speriamo, in tutta
sincerità, che la Maison non lo abbia esaminato con attenzione,
oppure che non abbia proprio espresso tale opinione.".
"Sono soddisfatto - commenta Alberto Peratoner, l'ex
temperatore dell'orologio della Torre che per primo ha lanciato l'allarme
- Finalmente esperti di alto profilo internazionale ribaltano l'operato
e la presunta competenza dei restauratori, dandomi ragione. Non
mi risulta che per il restauro dell'orologio sia stato fatto
alcun bando pubblico e non esiste alcun progetto scientifico
degno di questo nome. Eppure si tratta di un bene prezioso che
appartiene a tutta l'umanità. Tutte le scelte sono state fatte
dalla Direzione dei civici musei".
Daniela Ghio