Via con Erasmus

Dalla rubrica info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 15/02/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it

I periodi di studio all'estero, anche se ormai istituzionalizzati, suscitano spesso l'avversione di mamme e fidanzatine. Portatrici di una "cultura materna" che frena la spinta verso il nuovo.

«Sono felice perché ho vinto una borsa Erasmus, e non vedo l'ora di partire per l'Università di Cardiff, dove dovrei poi sostenere alcuni esami di economia. Sono un appassionato del Galles, delle sue leggende e cultura, mi sono già comprato le cartine della regione, insomma sono tutto eccitato. La mia ragazza mi ha però già detto che, se parto, mi molla. Non vuole rimanere da sola per nove mesi, e il mio aver fatto addirittura un concorso per riuscire a mettere il naso fuori di casa le sembra un gesto di disamore. Sono rimasto sbalordito nel sentire da lei, che mi sembrava così diversa, le stesse parole, più o meno, che mi sono sentito dire da mia madre, anch'essa per niente contenta del mio successo. E anch'io vivo la sua posizione come un gesto di egoismo. Invece di essere contenta che io cresca e faccia una nuova esperienza, che mi dà gioia, mi tratta come se fossi soprattutto il suo accompagnatore, che non ottempera agli impegni sindacali. Sono deluso da lei, e non so che fare».

Lettera firmata

 

Caro amico, é proprio della sua età il sentirsi divisi tra il bisogno di affetto, di conferme sentimentali, di rassicurazioni emotive, e la necessità di conoscere, di fare nuove esperienze, di cimentarsi in ambienti e  situazioni diverse. E' appunto passando attraverso nuovi scenari che si forma una personalità più adulta, più forte, meno chiusa, più capace di affrontare i cambiamenti che la vita, comunque, le presenterà. Fino a non molti anni fa in molte culture anche a noi vicine, questi anni venivano dedicati proprio ai "viaggi di formazione": gli anni dell'erranza, li chiamavano i tedeschi. Per non parlare dell'importanza che il viaggio (in Europa, o semplicemente attraverso le varie zone della Confederazione) ha sempre avuto per i giovani americani. In Italia il "viaggio di formazione" é stato meno popolare. Innanzitutto perché, per lungo tempo, esso coincideva con la dura esperienza dell'emigrazione, in cui si cercavano standard di vita migliori. E poi perché la cultura mediterranea, dominata dall'archetipo possessivo della Grande Madre, é poco incline ai rischi e alle avventure: la "nostalgia" di figure materne (anche la ragazza lo può essere) era così forte da far sì che il viaggio non cominciasse neppure. Come descrive bene il versetto della canzone Mamma popolarissima nelle vecchie generazioni:"Mamma son tanto felice/ di ritornare da te": così felice, che si finiva per non partire. Nelle vostre generazioni invece, l'opportunità delle borse Erasmus ha dato un formidabile colpo a tutte queste spinte regressive. Quelle, soggettive, che trattengono il giovane che dovrebbe (e vorrebbe) buttarsi nel mondo, ma ha paura di perdere le sue copertine di Linus: la ragazza, le cure della mamma, le abitudini della "compagnia". E quelle, più oggettive, del modello di cultura "materna", che rafforzano le paure, e diminuiscono la spinta verso la conoscenza e la prova di sé. Anche il carattere "organizzato" e istituzionalizzato dell'Erasmus, che diminuisce  comunque il rischio di solitudine, aiuta i giovani in un'esperienza di scoperta e di conoscenza di altri stili di vita, senza però perdere i collegamenti con le zone d'origine, e l'Università di provenienza. Dal punto di vista psicologico il valore di queste esperienze é molto notevole. Caratteristica della nevrosi é infatti sempre, in modo più o meno accentuato, la chiusura e il timore verso l'esterno, verso tutto ciò che si trova lontano dall'orizzonte garantito (a volte solo nelle nostra immaginazione) dalle figure genitoriali. A questa tendenza al ripiegamento e alla regressione, propria delle spinte meno sane che ogni adolescenza deve superare, si oppone l'istinto vitale. Che ci fa progettare, immaginare, e poi vivere con pienezza e piacere. Come lei con le sue carte geografiche del Galles, e le sue musiche celtiche. Segua dunque la spinta della vita: ciò non potrà che renderla più apprezzabile anche per chi davvero la ama.

Claudio Risé

 

 

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