Vanità maschile

Dalla rubrica  Info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 08/01/2005. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 

L'uomo che va fiero dei suoi muscoli non deve essere deriso. Perché un rapporto positivo con il proprio corpo è importante. Anche per potersi aprire agli altri.

"Da quando ha compiuto i quaranta anni mio marito ha scoperto il suo corpo. Body building, palestra, energetici. Ha perso ogni filo di grasso ed è diventato un "figurino" pieno di muscoli. Ha cominciato a guardarsi nudo allo specchio, e, se per caso io entravo, mi diceva contento: "mi piaccio". All'inizio io mi mettevo a ridere, e  lo prendevo in giro, ma lui si offendeva. E’ strano, si occupa solo del suo aspetto. Lo ho pregato di tornare quello di prima, ma lui dice che io drammatizzo tutto, e non è successo niente. Sono come stordita, e vorrei capire".

Giovanna, Torino

Cara amica, l'interesse per il corpo andrebbe sempre preso molto sul serio. Non solo da chi ne viene catturato, e magari crede sia solo  l’effetto della lettura di quei  "settimanali miraggio", che promettono di diventare irresistibili. Anche il  partner  cade in  errore se pensa che si tratti di cosa liquidabile con un paio di battute. Ognuno di noi, anche chi non lo vorrebbe, è, almeno in parte, il proprio corpo. Da esso ci vengono informazioni, emozioni, segnali, indispensabili per capire dove siamo, da dove veniamo, dove possiamo andare. Ecco perché la derisione di qualsiasi vissuto corporeo, compresa la banale soddisfazione di chi si è fatto gonfiare un muscolo e se lo guarda  soddisfatto, è spesso vissuta dall'altro come una pugnalata,  un segno di profondo disamore. Anche perché, cara amica, se qualcuno "scopre" a un certo punto della sua vita il proprio corpo, seppur nel modo banale (ma non troppo) dei muscoli e dei pesi,   vuol dire che, prima, non ce l'aveva. Non ne aveva una consapevolezza sufficiente: tanto che  per “piacersi” ha dovuto fare tutto quel lavoro che finalmente gli ha rimandato un'immagine accettabile di sé. “Mi piaccio!”, sembra stupido, ma è un vissuto fondamentale nella costruzione dell'identità umana. Per esempio fino a quando un bambino non arriva a sentirlo, costruisce sulla sabbia, gli manca un mattone, quello dell'apprezzamento per il proprio corpo, che è poi indispensabile a tutto il resto, dalla costruzione dei rapporti con gli altri alla stessa possibilità di andare oltre il corpo, ed avere delle esperienze spirituali. Lei mi obietterà che quello che il marito apprezzava non era veramente il corpo, ma la sua immagine, costruita come una fotocopia ad imitazione delle copertine dei settimanali miraggio. E' vero, ma ogni consapevolezza, anche quella del corpo, comincia da un'immagine purchessia. Anche il bambino, nel suo indispensabile narcisismo "primario" parte dalla propria immagine riflessa nello specchio, o nel vetro. Ed anche per l'adulto, fra i vari tipi di narcisismo quello che ruota attorno al corpo è il più serio (perché tende a riparare un'immagine corporea ferita, o non costruita, nell'infanzia). Ed anche il più sano, rispetto alla ricerca di tanti simboli di status molto più superficiali rispetto al tuo corpo, dove prende forma  buona parte della   vita. Tanto è vero che nel Cristianesimo il corpo è sacro, e persino Dio ci si è incarnato.  Per ritrovare una comunicazione positiva col marito dunque prenda sul serio la sua ricerca di fisicità, si faccia raccontare da dove nasce, ne accolga, affettuosamente, i racconti e i vissuti. E’ anche da quest’intimità, che il vostro rapporto può ripartire.

Claudio Risé 

  

Torna all'Archivio Psiche Lui 2005

Vai al sito www.claudio-rise.it