L'uomo che si gira

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 20/11/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 

L'insicurezza e un irrisolto rapporto con la madre spingono molti maschi a guardare le altre donne. Ignorando il disagio e l'esasperazione della propria. 

"Ho 28 anni, e fino a pochi mesi fa ero innamorata di un ragazzo di due anni più grande di me, non un bambino. Siamo stati insieme due anni. Ma lui guardava continuamente le altre fin dai primi giorni della nostra relazione! Può capitare di buttare un’occhiata quando vale la pena, ma così anche andare a fare un giro in città era diventata una tortura! Faceva anche commenti pesanti, o cercava di agganciare la ragazza con lo sguardo e farsi guardare. A volte ci riusciva, e cominciava per qualche metro una specie di dialogo muto tra i due. Ho protestato, senza risultati. Infine ho smesso. Lui l’ha presa come una vittoria. Io però ho perso ogni attrazione fisica e sessuale per lui, non sentivo niente e soffrivo spesso di cistite. Poi di colpo l’ho lasciato. Che significato ha questo comportamento così diffuso tra gli uomini?"

Elisa, Milano

Cara amica, l'uomo che mentre cammina con una donna per strada, si mette a guardarne un'altra, magari commentando, racconta diverse cose di sé. La prima è un messaggio ricevuto da mammà: "nessuna donna ti merita. Solo io ti posso amare". Girarsi a guardare le altre, infatti, è un ottimo modo per farsi lasciare, com'è puntualmente accaduto al suo fidanzato, che, a quanto lei mi racconta non se l'aspettava affatto. E confermare così l'infausta aspettativa della madre. Ma è anche un modo sicuro di farsi poi giocare dalle proprie partner esasperate dei pessimi tiri (a cominciare dal tradimento vendicativo), che confermeranno sempre la profezia materna. Questo sfondo di complesso materno non superato non manca mai in queste vistose maleducazioni maschili. Neppure nel caso del suo fidanzato, la cui madre, mi racconta nella lettera, non nascondeva la convinzione che "non fosse all'altezza" del figlio. E' la madre possessiva che insegna al figlio a non stimare e rispettare le altre donne, cui si ritiene infinitamente superiore. E quei figli si comporteranno in modo da esaudire la speranza materna: irritando tutte le donne, quella con cui stanno, e quella che guardano, finiranno per rimanere soli, con la loro mammina sempre pronta ad accudirli.  La seconda cosa che l'uomo che si gira racconta di sé è la propria avidità, anch'essa legata al complesso materno non risolto. Come un bimbo così famelico e inquieto da non riuscire a concentrarsi su una sola mammella, il figlio di mamma, qualsiasi sia la sua età, non si rassegna a lasciare che una donna non sia sua, almeno con lo sguardo, anche se lui é con un'altra. Di qui questo comportamento schizoide e vorace, camminare in avanti voltandosi indietro, essere con la fidanzata e desiderare l'altra che passa. Di solito, però, l'insicurezza dell'uomo che si volta, si unisce a quella della donna che, dopo la prima passeggiata, invece di mollarlo prontamente, rimane con lui protestando e soffrendo. Come ha fatto lei, che ha continuato il fidanzamento per due anni. E che dopo l'accompagnatore con la testa rovesciata se ne è trovato, mi racconta nella sua lettera, un altro con lo sguardo basso, "che guardava solo i sederi delle cameriere del pub". L'uomo insicuro e scortese, infatti, è accettato da donne con un'autostima vacillante, che in fondo pensano di sé la stessa cosa della possibile suocera: non sono all'altezza di quest'uomo. E' solo questa bassa autostima, infatti, che le convince a mettercisi insieme, e a continuare relazioni umilianti, magari per un certo tempo. Anche questa scarsa opinione che la donna ha di sé, e che la porta a cercarsi uomini che la confermino, affonda le sue radici nei rapporti con le relazioni primarie, la madre, e il padre. Ed ecco così che la coppia che cammina sotto i portici, con lui che si gira e lei che ne soffre, è uno stereotipo meno banale di quanto sembri. Si tratta, invece, di due disperazioni a passeggio.

         Claudio Risé

   

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