Una vacanza da barista 

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 10/07/05. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Superati i 18 anni, e la maturità, speravo in una vacanza libera. Invece la famiglia ha già previsto per me un bel po’ di settimane nella nostra casa in una valle bergamasca,  e persino il tempo dell’avventura, in spiaggia esotica, naturalmente con loro. Io mi ero già trovato un lavoro da barista in Inghilterra: per me era quella la vacanza e l’avventura. Ma vengo accusato di egoismo, e temo sia vero".

Giovanni, Bergamo

Caro Giovanni, lei si trova a dover mediare tra due cose molto importanti, due risorse preziose della sua vita. Da una parte c’é una famiglia presente, unita anche tra le varie generazioni, che le vuole bene, e tiene a lei. Dall’altra deve vedersela  col suo “spirito di avventura” che la spinge a rinunciare a vacanze più comode e convenzionali per scoprire situazioni nuove, provarsi in qualche inedita difficoltà, guadagnare qualcosa, profittare  insomma della fine delle scuole superiori per fare una piccola prova generale di autonomia. Si tratta di risorse importantissime, sulle quali purtroppo non tutti i suoi coetanei possono contare. L’indifferenza familiare, magari mascherata da apertura di idee, si accompagna, e  spesso provoca,  una sorta di abulia nel giovane, che gli rende difficile assumere un atteggiamento attivo, e progettante verso il proprio futuro. D’altra parte, una situazione come la sua, con una famigliona superaffettiva e molto legata, ti costringe per solito a guadagnarti  a caro prezzo ogni centimetro di autonomia. Le prove da affrontare sono molte. Da una parte occorre reggere il confronto sul piano affettivo, con persone che ci vogliono bene, e che sono al centro di delicate trame di sentimenti, nelle quali tuttavia noi dobbiamo trovare una più ampia libertà di manovra, che lasci spazio al nostro destino personale. Si  tratta di un confronto che ci richiede molta assertività, ed insieme una grande attenzione al sentimento, perché la nostra giusta richiesta di libertà non diventi egoismo, e indifferenza. E’ comunque un’esperienza preziosa che, dopo essere stata vissuta nei confronti della famiglia di origine, tocca poi spesso ripetere nella famiglia che ci costruiamo. La polarità tra un’affettività familiare che a volte tende a chiudersi su sé stessa, e il destino personale  che chiede di riaprire i giochi, senza ferire l’affetto di chi ci ama, accompagna tutta la vita, nelle sue diverse fasi. Ci sono poi, nella difficoltà che sta vivendo, aspetti di richiamo dell’atmosfera dell’adolescenza, di cui lei tende ad incolpare genitori e nonni, ma che probabilmente è lei che fa fatica a lasciare. Nella sua lettera lei mi parla a lungo dell’atmosfera della vostra casa di campagna, di quante estati vi abbia passato, e di quanto fascino essa ancora abbia su di lei. Anche questa è un’importante risorsa, affettiva, ed anche istintuale, per il rapporto con la natura che porta con sé. Tuttavia non deve prevalere sul suo progetto vitale, ma conviverci, in una mediazione che sarà lei a dover negoziare. Accogliendo una parte delle ragioni degli altri, che poi sono anche sue, senza rinunciare ai progetti più originali e specifici di questa fase della sua vita.

Claudio Risé

   

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