Una storia felice

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 25/10/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Gli inizi difficili, i figli da crescere, l'ombra di una crisi coniugale. Eppure il positivo bilancio di una vita normale dimostra che la serenità esiste. Basta saperla cogliere. 

«Voglio offrire una testimonianza, su questa  pagina dove non mancano i drammi, come nella vita del resto. Ho quasi sessanta anni, tre figlie (due femmine e un maschio), e una moglie molto amata. Nulla è stato facile. Agli inizi i soldi erano pochi, mia moglie insegnava, i bimbi erano un po’ da soli, un po’ coi nonni, ma ci siamo arrangiati. Tutto, poi, è andato piuttosto bene. Ora i figli sono grandi sposati, contenti, le loro famiglie anche, e noi siamo felici. A volte  stentiamo a credere che sia così, dato tutto quello che capita di leggere, o sentire da  amici a cui, purtroppo, è andata diversamente. Mia moglie, dice che è stato l’aiuto di Dio, io che non credo (ma rispetto la sua convinzione) penso che siamo stati bravi noi.  Bravi a tener duro. Anche quando tornavo a casa morto di fatica e non avevo neppure la forza di fare una carezza, anche quando mi era sembrato di innamorami di un‘altra e sua madre voleva farci separare. C’eravamo scelti, e basta. E così coi bimbi. Non educarli correndo dietro alle mode, che rendono insicuri. Ascoltare dentro di noi, e fare ciò l’istinto dice: premiare, o punire. Ma sempre amare».

Ambrogio, Milano

Caro amico, non sa che piacere ricevere ogni tanto una lettera che ti dice: “È andato tutto bene, e può accadere anche agli altri”. Certo che può anche “andar bene”: lo vedo con le persone in analisi, che pure portano problemi anche difficili, e nella vita. Tutto il vivente, spinto forse dalla stessa forza che l’ha generato, tende a guarire, a crescere, a superare le difficoltà. Ma la mente umana, che spesso é molto lontana dall’istinto vitale, ha una specie di passione per impedire questa  tendenza, in sé  piuttosto semplice, quasi elementare. Dunque non apprezzata, dal punto di vista intellettuale. E così c’è chi, quando ha sonno, non va a dormire, chi quando ha fame digiuna perché pensa di diventare più bello/a. E chi, quando ha una donna amata, la molla  per un’altra che gli faccia però provare il brivido della novità. Queste spinte dissolutorie sono  di origine  prevalentemente mentale, e molto meno legate al corpo di quanto comunemente  si creda. Il corpo tende a conservarsi, nel massimo di tranquillità e piacevolezza, non a distruggersi nella tensione e nell’insicurezza emotiva ed affettiva. Chi è dunque  vicino alla vita con semplicità, magari proprio perché viene da una storia piuttosto dura,  come mi sembra voi, rimane spontaneamente attaccato al corpo, ai suoi affetti più stabili, e alla sua naturale capacità di indicare la bussola della continuazione della vita.  Negli Stati Uniti è stato compiuto un sondaggio nelle coppie sposate da più di vent’anni: la grande maggioranza ammette di aver avuto forti dissidi nel corso del matrimonio, valuta positivamente l’averli superarati mettendo al primo posto la continuazione della famiglia, e si dichiara, adesso, felice. La relazione tra benessere del corpo e continuità familiare è poi dimostrata dal fatto che gli individui sposati hanno vite notevolmente più lunghe, e con meno malattie e incidenti, dei single. Non è solo la mente con le sue contorte alchimie  però, ad opporsi ad un orientamento vitale. Spesso anche gli altri collaborano a ciò, come, nella sua storia, la suocera che aveva profittato della prima crisi per spingere verso la separazione. Il fatto è che una coppia, e ancor di più, una famiglia solida e unita dà fastidio a molti, differenti, egoismi. Cominciando dalla famiglia d’origine, spesso restia a lasciare libertà alla nuova coppia, e dalla madre della sposa, spesso legata a lei da un legame simbiotico, giocato poi contro il marito che quella simbiosi è fatalmente destinato a rompere. Voi però siete riusciti a rimanere  coi piedi per terra, e il cuore caldo di tenerezza, gli uni per gli altri. E ricevete il premio.

Claudio Risé

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