Una
nuova Area per la cultura
Da Area
Le
forze, abbastanza variegate, che nel corso degli anni si sono espresse
attraverso Area, offrono alla nuova maggioranza politica, un ventaglio
culturale di notevole interesse. La prima opportunità, a me sembra, è quella
di utilizzare a fondo la “caduta degli steccati” che la sconfitta del centro
sinistra comporta. E’ finito un regime che è durato (con alterne vicende), più
di quarant’anni: dalla caduta del breve governo Tambroni, rovesciato da
sommosse di piazza in nome dell’antifascismo, ad ieri. Il collante ideologico
esterno del regime (per quanto strano ciò potrà apparire ai futuri storici),
fu sempre, appunto, l’antifascismo, vale a dire l’opposizione ad una formula
di governo rimasta al potere meno della metà del centrosinistra, nella prima
metà del secolo scorso. Nella categoria “proibita” del fascismo fu
collocato via via di tutto, salvo poi a recuperarlo quando serviva al regime. Vi
si confinò ad esempio,
recuperandola quando invece serviva, l’italianità, fascista per non difendere
i diritti dei dalmati, ma antifascista per non promuovere il federalismo
"populista". Fu considerato fascista lo studio dei simboli, utilizzato
invece se ridotto a segnaletica per il potere o il marketing. Lo stesso accadde
per la storia delle religioni, accettata però se si presentava in versione
sottoculturale, tra il ciarpame confuso della new age. Se con le elezioni gli
italiani hanno voluto anche affermare che al gioco dell’antifascismo buono e
del fascismo cattivo non ci stanno più, questo nuovo orientamento rende
utilizzabili per una politica culturale italiana enormi materiali finora
“intoccabili”. Sarà possibile parlare ai giovani di cosa fu il
futurismo; la ricerca linguistica ed estetica di D'Annunzio (uno dei pochi
scrittori italiani del secolo scorso di riconosciuto rilievo internazionale);
dell'architettura e urbanistica fascista; e dell'idea di città, e di Comunità,
che quel movimento portò avanti. Idee che misero in moto energie circolate
nella cultura del secolo, dal classicismo di Picasso, a riflessioni di autori
"forti" e attualissimi, da D.H. Lawrence a C.G Jung. Si tratta di un
enorme patrimonio culturale avversato e congelato, ammesso solo se coperto dalle
braghe del politically correct, che ora potrà invece circolare nei dibattiti,
nelle esperienze, e nella ricerca. La rimessa in circolo della cultura italiana
ed europea dagli anni 20 alla fine della seconda guerra mondiale, potrà
consentire di superare la sincope, scientifica e di pensiero che la mistica
dell'antifascismo ha imposto alla cultura non solo italiana, ma (anche se in
misura meno devastante) europea, nel quarantennio del centro sinistra al regime.
Un collasso in cui sono state azzerate alcune delle tendenze che si erano già
imposte nella cultura europea degli anni 30, stoppate nel dopoguerra per ragioni
politiche, perché non in linea con l'ortodossia marxiana che aveva preso il
potere nelle università e nei media. Si arrivò ad epurare financo le critiche
dei francofortesi, come dimostra l'edizione einaudiana dei Minima Moralia
di Adorno, dei primi anni 50, privata di oltre un quarto degli aforismi
dell'edizione originale, tra i quali tutti i più duri verso il comunismo.
Un'epurazione su cui non ci fu verso di tornare: tanto che quando nel 1975, per
le Edizioni l'Erba Voglio, lo psicanalista freudiano Elvio Fachinelli, con i
suoi collaboratori, pubblicò i testi e la storia dell'epurazione (col titolo: Minima
Immoralia), tutta la stampa di regime fu concorde nell'accusarlo di fascismo
e irresponsabilità. Tra le tendenze principali che dovrebbe essere finalmente
possibile riprendere, ci sono tutti gli sviluppi del Nouvel Esprit
Scientifique, proposto dal filosofo della scienza Gaston Bachelard fin dagli
anni 30, con la sua rivalutazione dell'intuizione poetica nel processo di
conoscenza. Un passaggio indispensabile per una scienza che non voglia
scivolare nella ragioneria, o nel delirio, come é poi più volte accaduto.
Un’altra tendenza ancora tutta da percorrere, cui non a caso lo stesso
Bachelard si mostrò assai sensibile, é l' attenzione al ruolo svolto dalle
grandi Immagini archetipiche nello sviluppo degli individui e delle Comunità
(le Figure che compaiono anche in molti lavori di
Déleuze): una ricerca che integra l'approccio razionale, con lo studio
delle forze messe in campo dall'attivazione delle forze simboliche. Infine, sul
piano etico, grandi forze di conoscenza vengono liberate dalla sconfitta (che
si profila di respiro sovranazionale, e storica), delle forze ispirate da quello
che Nietzsche aveva chiamato il réssentiment (la reazione invidiosa al potere
altrui), a favore dell'affermazione di forze d'azione. Quest'ultime, forze
di progetto autonomo, animate da volontà vitale e di affermazione positiva, non
possono che giovarsi di un'area culturale che non é mai apparsa dominata dal
gusto per la décadence, cui ha sempre preferito la passione dell'azione.