Una mamma troppo disinibita 

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 25/06/05. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Ho diciotto anni, ma  non riesco (come  mia sorella, che ne ha venti), a convincere i genitori a non girare nudi per casa appena ne hanno voglia. E ancora, mentre fa il bagno, mia madre mi chiama per incominciare lunghe e complicate conversazioni. Mio padre, se mi lamento, scherza dicendo che in fondo mamma è una bella donna, e dice che io sono troppo rigido e bacchettone. O sono loro a esagerare?"

Un figlio offeso

Caro amico, è  frequente che molti genitori, oggi, stentino a percepire le frontiere del pudore richieste dai loro figli. E’ un fenomeno diffuso in tutto l’Occidente, e su cui molti analisti e antropologi si sono interrogati (soprattutto fuori dall’Italia). Come osserva la psicoanalista e psichiatra Monique Selz nel suo recente libro sul pudore (Einaudi), “i comportamenti familiari sono mutati in modo radicale nel giro di una generazione…oggi è diventato quasi imperativo mostrarsi nudi ai propri figli.. se non si vuole essere accusati di mancanza di spontaneità”. La cosa avviene spesso, come nel caso suo e di sua sorella, con una certa prepotenza: “in nome della liberazione sessuale- dice ancora la Selz- si è sviluppato un vero e proprio imperialismo, particolarmente evidente in seno alla famiglia”.  Ai figli non rimane che stare al gioco, che, soprattutto quando sono in età prepubere, si configura come un vero e proprio abuso (sono costretti a vivere stimoli erotici che li danneggiano). Oppure protestare e prendere le distanze, il che però spesso non  è sufficiente per  metterli al riparo dalle esibizioni genitoriali. E’ un problema delicato: secondo antropologi e analisti la “crisi del pudore” occidentale ha prodotto un movimento strisciante verso l’indebolimento del tabù dell’incesto, asse centrale dell’equilibrio psicologico e sociale, e non é estraneo alla diffusione dei casi di pedofilia. Questa  tendenza al mostrarsi,  legata anche al “vietato vietare” affermatosi negli anni 70 del secolo scorso, in cui si sono formati molti genitori attuali, rende sempre più difficile ai giovani di oggi l’esperienza dell’intimità, di uno spazio personale, protetto, legato al proprio corpo, necessario al riconoscimento di sé e del proprio valore, della propria autostima. Ma indispensabile, anche, allo sviluppo di una capacità di relazione con l’altro, dal quale è necessaria una distanza, per non cadere nella con/fusione. La buona fede dei genitori dal nudismo facile è quasi sempre fuori discussione, ma dal punto di vista psicologico è inevitabile notare che l’imposizione  della nudità, la propria come  l’altrui, è uno dei tratti distintivi del sadismo, dal Divin marchese, al nazismo, ai paesi del socialismo reale, come la Romania, dove i piccoli trattenuti in istituzioni pubbliche venivano tenuti nudi il più possibile, anche per essere sottoposti rapidamente a docce fredde, punitive. E’ questa purtroppo l’ombra del nudismo familiare, presentato come liberale, ma infatti percepito come sadico da chi lo subisce. Come dice Shmuel Trigano “è necessario un occultamento, nel mondo, per sopravvivergli”. Adolescenti e giovani lo percepiscono. E ne hanno diritto.

         Claudio Risé

   

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