Un treno da non prendere        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 27/01/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Ho due figli, 14 e 16 anni, e ho scoperto che il maggiore spinella tutti i giorni. L’umore è deteriorato, reagisce aggressivamente alle situazioni, ha sbalzi d’umore molto marcati, ogni tanto si chiude in sé stesso, anche se poi cerca  ansiosamente gli amici. Il rendimento scolastico è precipitato, fa fatica a studiare, e a concentrarsi. I nostri amici sono divisi tra “cosa vuoi che sia, non drammatizzate e riprenderà”, ed altri che raccomandano attenzione. Il medico della scuola invece mi ha preoccupato dicendo che oggi la cannabis è pericolosa". Padre in ansia

Caro amico, oggi  lo sguardo verso la cannabis è diverso da quello degli ultimi decenni del secolo scorso, in cui era considerata droga “leggera”, e poco pericolosa.  Per questo tutti i governi occidentali, tranne in Italia, hanno lanciato negli ultimi due-tre anni grandi programmi di informazione e prevenzione, coinvolgendo tutti i media, la comunicazione audiovisiva, le scuole, le diverse istituzioni educative e di cura. In Spagna (un paese in precedenza permissivo), il governo Zapatero  ha coperto i muri delle città con un manifesto con due binari, uno fatto di polvere bianca a simboleggiare la cocaina, ed uno fatto di foglie essiccate a simbolizzare la marijuana, e sotto una grande scritta: vi sono treni che è meglio non prendere.   Questa diversa attenzione dei governi ha diversi motivi. Il primo è che la cannabis è la sostanza illegale più usata nel mondo, e che  l’85% dei soggetti che fanno uso di cocaina,  e  il 74% di coloro che hanno usato eroina   ha cominciato da lì.  Fino a qualche anno fa si pensava che il passaggio fosse determinato dal circuito distributivo, che trasferiva i clienti da una sostanza all’altra man mano che il loro reddito aumentava. Le neuroscienze hanno però dimostrato che l’assunzione di cannabis e derivati attiva nel cervello sostanze endogene, autoprodotte,  affini agli oppiacei, che poi vengono ricercate per proseguire l’esperienza. Crea insomma una dipendenza di tipo chimico, che è spinge al transito dalla cannabis alle altre sostanze. A   preoccupare i governi è poi il costante aumento di giovani consumatori di cannabis  che  si fanno ricoverare in strutture psichiatriche, denunciando malesseri  piuttosto gravi. I disturbi che appaiono, oltre ad apatia, difficoltà di memoria e di concentrazione (da tempo collegati all’uso di cannabis), sono, sempre più spesso, crisi di aggressività, fantasie paranoidi, di persecuzione, timori e fobie diffuse, idee ossessive. Nella UE oggi il consumatore di cannabis è il secondo cliente dei presidi psichiatrici. Le neuroscienze sono ormai in grado di spiegare il perché, avendo individuato con precisione l’azione del principio attivo della cannabis, il THC, tetracannabinolo, sia sulla corteccia cerebrale, di cui  indebolisce  la funzione inibitoria sul comportamento, sia sull’amigdala, che  influenza il comportamento emotivo. Insomma, caro amico: occhi aperti. In particolare per il piccolo: la cannabis presa prima dei 15 anni infatti,  spesso genera problemi di psicosi.

Claudio Risé

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