Un amore di famiglia

Dalla rubrica  info/psiche lui di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 14/01/06. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Ho 32 anni, e un grande amore alle spalle. Con una cugina di secondo grado, che è stata la mia donna da quando eravamo adolescenti, fino a due anni fa, quando fu uccisa da una malattia. E’ stato terribile, tanto quanto magico, seppur strano, era stato il nostro amore. Ora c’è una ragazza carina che si propone. Io però sono  molto attratto dalla sorella della cugina amata, che mi ama da sempre, e me la ricorda tantissimo".

Edoardo

Caro amico, spesso, come anche lei sperimenta,  una delle maggiori difficoltà è proprio quella di  riuscire a rivolgere il proprio interesse e il proprio amore al di fuori della famiglia. E’ questa, tra l’altro, una delle ragioni del “complesso materno”: la persistente tendenza  a mantenere  il proprio amore sulla madre, senza trasferirlo ad altre figure femminili. E’ solo la rappresentazione estrema della fatica di uscire dall’ambito affettivo consueto, ed investire il nostro amore sugli altri, su figure diverse da quelle  della nostra esperienza infantile. La sorella, le cugine, e anche  figure famigliari più lontane, possono essere utilizzate, come la madre, come oggetti d’amore nel tentativo di “rimanere dentro” l’ambito familiare, e mantenere i propri investimenti affettivi nell’orizzonte familiare.  E’ la spinta endogamica, a restare nell’ambito della famiglia e del clan, che si oppone a quella esogamica, che ci porta nel mondo, e ad appassionarci agli altri ed alla società. L’osservazione psicologica, e sociologica,  tendono nella nostra epoca  a rappresentare le tendenze endogamiche come pericolose, sia per il loro rischio di non curarsi troppo del tabù dell’incesto, sia per la tendenziale chiusura che esse portano con sé, assieme a forme di prolungamento nella vita del mondo infantile. Tuttavia tutti  questi rischi, che sono reali,  possono non cadere  necessariamente nella  patologia, ed avere anzi una loro forte bellezza, come lei racconta nella sua lettera, rievocando l’amore che l’ha unita alla cugina, dall’infanzia fino all’attuale età adulta. Unire l’intimità amorosa ad un’appartenenza forte ed amata, come è stata, per voi, quella alla stessa famiglia, può  dar vita ad un legame particolarmente intenso e felice.Si tratta, tuttavia, di un gioco sottile, del quale occorre avere ben chiaro gli esiti opposti. Da una parte intensità, intimità e delicatezza; dall’altra chiusura e ripiegamento sul passato, della propria infanzia, e della famiglia d’origine. Mentre il suo primo innamoramento con la cugina era venuto naturalmente, al seguito di un’adolescenza felice, la morte di quella  persona amata l’ha comunque messa, anche sentimentalmente, “nel mondo”, e le ha posto altre alternative, altre persone, altre prospettive. Non c’è nulla di grave nel riconfermare, anche di fronte a questi scenari più aperti, ma anche sconosciuti, la sua scelta intimistica, a favore dell’eros, e della cultura, della famiglia di provenienza, scegliendo la giovane cugina anziché la donna dell’esterno. A condizione di impegnarsi ad evitare i rischi dell’endogamia, con una costante apertura al mondo.   

Claudio Risé

   

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