Tutto è fermo. 

Meditazione in città      

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 4/11/06. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Tutto è fermo, o troppo lento. Accanto a casa: il traffico  sempre più bloccato, il fiume Lambro morto. Nella mia vita da single (o da pre-emarginazione): relazioni scarse, molto virtuali, stipendio fermo da anni, così come la crescita professionale... L'unica crescita è quella interiore attraverso la meditazione orientale. Che aumenta la consapevolezza dello scarto tra il potenziale della vita e il vissuto, e mi lascia ancora più confuso. Voglio spezzare l’incantesimo, e risvegliare ardore,  la fiducia non manca".

Dario, Milano

Caro amico, la città ed il mondo attorno a noi sono fermi per certi versi, per altri in rapidissimo movimento. Lungo il Lambro morto sono sorti nuovi quartieri, nuovi stili di vita. Molte aziende, come quelle in cui lei è stato, investono solo in stagisti, come lei dice; altre in ricerca, e brevetti, rischiando magari di fallire. Ognuno di noi percepisce maggiormente gli aspetti del paesaggio esteriore che più riflettono il suo paesaggio interno, personale. Dentro di lei  molto si è “incantato” come lei dice, e bisognerebbe forse capire quando, e perché. Da allora, lei percepisce soprattutto il lato fermo del mondo, e fa fatica ad entrare in contatto con gli aspetti in movimento della situazione. Tuttavia non è completamente preda dell’incantesimo, vorrebbe trovare il modo di romperlo. Quest’atteggiamento è indispensabile per cercare di cambiare qualcosa. Approfitto di questa disponibilità per azzardare una considerazione, che forse farà arrabbiare lei (e certamente altri lettori), ma potrebbe aiutarla a “darsi una mossa”. Lo psicologo svizzero Carl Gustav Jung, che fu tra i primi in Europa a studiare seriamente l’Oriente e a dare il via al movimento di interesse verso quelle culture, mise più volta in guardia pazienti e discepoli dal coltivare discipline psicologiche e spirituali orientali. Egli sosteneva che l’inconscio collettivo di un individuo “pesca” più facilmente le energie profonde all’interno della propria tradizione psicologica e spirituale, e che la visione orientale dell’esterno come apparenza poteva provocare un senso di alienazione e distacco  dalla realtà, soprattutto in personalità non pienamente formate, anche dal punto di vista delle esperienze di vita. Quest’osservazione, ampiamente confermata dall’esperienza clinica, è particolarmente appropriata per le personalità di tipo introverso, come la sua, che per le loro stesse caratteristiche presentano particolari difficoltà a comunicare con l’esterno, e devono prima filtrare ogni sensazione o comunicazione attraverso l’introspezione. Questa struttura già molto rivolta all’interno, viene ulteriormente potenziata dalle meditazioni profonde, che rischiano però di chiudere l’individuo in una prigione immobile, nella quale gli appaiono solo le sue sensazioni, e l’esterno col suo movimento non c’è più. Provi, caro amico, a guardare il mondo, e a parlarci, per quello che è, senza passare per il filtro protettivo dell’introspezione. Forse vedrà movimenti e forme nuove, che finora le sono sfuggiti. 

Claudio Risé

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