Teniamoci liberi

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 05/03/05. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Timore di impegnarsi, di investire energie, di perdere altre occasioni. La sindrome colpisce molti quarantenni. Impedendo loro di costruire relazioni profonde.

 

"Ho 42 anni e da tre convivo - piacevolmente, ma senza troppa convinzione - con una fidanzata, anche lei soddisfatta con moderazione. Tutto funziona piuttosto bene tra di noi benché - è inutile negarlo - non ci sia né la passione, né altri "segni particolari", tranne forse il buonsenso, che suggeriscano di dare una forma più definita al nostro rapporto. Non a caso, ogni volta che una vecchia amica si fa viva per invitarmi a una rimpatriata, io accetto senza esitazioni. E inizio subito a fantasticare su una possibile avventura. Ma lo faccio così, per abitudine, non perché ci creda o ci speri veramente. Infatti quando il vagheggiato incontro si realizza, non succede mai niente perché non c'era niente che potesse succedere. Insomma, non so da che parte andare. Eppure sarebbe ormai tempo di saperlo".

Gianni, Mestre

Caro amico, nella sua lettera lei mi racconta come abbia passato questi tre anni con la donna con cui vive. Notevole armonia, condivisione di interessi, buona intesa sessuale. Perfino quella cosa difficilissima, in una coppia, che è l'accordo sui tempi del silenzio e quelli della parola. Poi naturalmente ci sono anche le divergenze: i riti d'ordine o di disordine personali, che non possono naturalmente essere identici: il desiderio, che non fulmina entrambi nello stesso istante; il sonno, che vi coglie in momenti spesso diversi. Insomma tutto ciò che discende dal fatto che una coppia è costituita da due persone irriducibilmente diverse. Curioso, ma tuttavia frequentissimo nella vostra generazione, quella dei quaranta/cinquantenni, in cui il desiderio e la spinta alla famiglia, del tutto naturale in una persona adulta, è spesso contrastato da quell'altro, più adolescenziale, del "tenersi liberi". Una libertà che appare più uno spazio per le proprie fantasie di seduzione e gratificazione narcisistica che un reale spazio di azione per altre iniziative relazionali e sentimentali. Come mi racconta nella sua lettera, queste amanti per le quali si mantiene disponibile non vengono, nella realtà, mai "colte" e neppure seriamente "coltivate". Il fatto è, caro amico, che lei soffre di una sorta di sindrome di trattenimento, purtroppo assai frequente nel nostro tempo, in cui la preoccupazione principale sembra sia quella di darsi troppo, di spendersi troppo generosamente. Nella realtà, come lei può vedere osservando dall'esterno la sua situazione, è proprio questo non impegnarsi, per timore di investire e perdere troppe energie nella relazione, che blocca poi tutta la produzione libidica (intesa come energetica). Per certi versi, è quella sessa avarizia che le fa mantenere in stand by un legame felice, seppur nei modi tipicamente non passionali delle relazioni adulte. E le impedisce di fare davvero respirare e crescere i contatti amichevoli. L'energia di cui possiamo disporre nei nostri rapporti si moltiplica più viene spesa. E si contrae e diminuisce, invece, quando viene risparmiata. Il cuore cresce se viene utilizzato, come tutti gli organi del nostro corpo-psiche. E' quindi molto probabile che più lei si impegnerà nella coppia che sta vivendo, senza lesinarle ossigeno e nutrimento, e più anche la sua vita amicale potrà crescere e svilupparsi. Non nell'immaginario del narcisismo asfittico in cui cerca finora di chiuderla, ma nella realtà quotidiana.    

Claudio Risé

   

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