Il tempo delle regole  

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 24/09/05. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Quest’estate, pensando che un po’ di trasgressione non guasta, abbiamo lasciato a nostro figlio (sedici anni), la nostra casa al mare, per lui e amici, per venti giorni. Ne ha approfittato alla grande, vivendo di notte e dormendo di giorno. Adesso, tornati in città, vuole continuare con lo stesso andazzo, e la scuola si presenta assai problematica. Come fargli capire che ora deve darsi delle regole?"

Mario, Torino

Caro amico, “un po’ di trasgressione non guasta”, il ragionamento in base al quale avete consentito la vacanza “permissiva” (non certo l’unica, da quanto mi racconta nella sua lettera), è un principio astratto, che può anche avere una sua validità, ma va calato nella realtà specifica di ogni situazione educativa, di ogni individuo. La quale, nel vostro caso, mi sembra che non suggerisse affatto proposte trasgressive. Infatti vostro figlio, mi scrive, era reduce da una promozione stiracchiatissima, e condizionata a un’estate di studio, e nel suo modo complessivo di condursi, non sembra proprio un campione di doverismi e di impegno. Ora, sarebbe invece in quel caso, quello cioè del figlio iperdiligente che non si alza mai dai libri, che potrebbe avere senso che i genitori lo  mettano in condizione di immaginare, e magari praticare, qualche trasgressione ad un codice di comportamento troppo rigido. Ma ad un adolescente che studia poco e niente, fa solo quello che gli pare, e sfugge qualsiasi situazione che gli imponga una qualche disciplina (non solo la scuola, ma anche gli sport, come lei mi racconta nella sua lettera), l’offerta di una vacanza “senza reti” non può che avere, come effetto, il rafforzamento del suo convincimento che vivere senza norme si può, e non c’è neppure nulla di male.  D’altra parte, una “svista” educativa così clamorosa, ripetuta per due volte (anche l’anno scorso gli avevate consentito le stesse “trasgressioni”, seppure per un periodo più breve), dovrebbe spingervi a chiedervi il perché del vostro comportamento. Come mai fate così fatica a contenere vostro figlio in  uno stile di vita regolato da norme, delle quali ha fortemente bisogno, come tutti i ragazzi della sua età, per poi lamentarvi fortemente dei risultati della sua tendenza a vivere di divertimenti. Dal quadro tratteggiato nella sua lettera mi sembra di riconoscere nella vostra situazione due tratti caratteristici che generano difficoltà negli adolescenti. Da una parte una madre, sua moglie, apprensiva e tendenzialmente invasiva nella vita del figlio, nella quale irrompe prima con iperprotezioni e permessi, poi con rimproveri anche molto veementi, ma mai accompagnati da reali sanzioni. Dall’altra parte un padre, lei, superimpegnato nel lavoro. E più propenso a fornire il figlio di gratificazioni e rassicurazioni, che ad introdurlo nel mondo delle regole e delle discipline, indispensabili per la formazione di una personalità in grado di entrare in rapporto con la realtà. Occorre che voi, i genitori, diventiate più realmente protettivi, dunque più affettivamente equilibrati e più tranquillamente normativi, perché vostro figlio possa cambiare, e crescere.

Claudio Risé

   

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