Telefonini a luci rosse       

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 10/2/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Ho scoperto sul cellulare di mio figlio, di 15 anni, foto di genitali, suoi, di amici e in amiche, scambiate fra di loro. Qualcuna anche con azioni sessuali annesse (per solito orali). E’ avvenuto per caso (me l’aveva prestato un attimo perché il mio era scarico), e non me l’aspettavo affatto. Non è un ragazzo problematico, almeno non sembra, anche se non mi pare - neppure quando è euforico - davvero allegro. Questa scoperta mi ha stupito, e preoccupato. Che significa, e come parlargliene?"

Gino, Varese

Caro amico, lo scambio di foto di genitali in voga oggi tra molti adolescenti è il risultato di molte cose. La principale è la depressione in cui si trovano, anche quando la mascherano, come suo figlio, con una maldestra euforia. L’esibizione dei genitali è, infatti, da sempre legata ad una depressione, che in questo modo si cerca di vincere. Purtroppo però, se l’operazione è fatta in modo inconscio e automatico, il tono depressivo  viene invece accentuato. Il mito, in questo caso quello greco, parla di questo. Racconta così che Demetra, la dea della terra, è terribilmente triste perché la figlia Persefone, la Kore, la vergine, è scomparsa (è stata rapita da Ade, dio degli inferi, che l’ha presa con sé). La depressione di Demetra rischia di fermare  la vita: la natura si arresta, le messi non crescono, la vegetazione è ferma.  Per convincere la Dea a mangiare e bere, la sua nutrice, Baubo, si solleva allora la gonna, e le mostra la vulva. Tra le sue gambe (o addirittura nella vulva), compare anche  un ragazzino, Iacco,  che saluta Demetra con la manina, ridendo. A quel punto la Dea accetta di nutrirsi e la vita si rimette in moto. Anche in questo mito antichissimo, l’esibizione dei genitali, e la  conseguente risata infantile, è associata ad una situazione depressiva: è perché la terra-Demetra è depressa, che Baubo si mostra. Nel mito l’operazione riesce, e Demetra ride e ricomincia a nutrirsi, perché c’è la consapevolezza della sacralità del gesto. Si mostra qualcosa che non dovrebbe affatto essere mostrato, e che è legato alla riproduzione: ne esce infatti un bambino che ride. Nelle nostre ripetizioni postmoderne di gesti simili  la depressione non scompare, anzi si accentua, perché l’esposizione dei genitali non è accompagnata da nessuna sacralità, da alcuna consapevolezza di abbattere un tabù, ma piuttosto dall’idea di ripetere una consuetudine: l’esibizione del corpo nudo tante volte vista in decine di spettacoli o immagini.  Affrontare questa materia coi ragazzi non è semplice, ma è importante, intanto, comunicare che il tabù dà forza, mentre la libertà a 360 gradi deprime.  Al tabù è legata tutta la dimensione del mistero, da cui prendono vigore le nostre energie e i nostri interessi, che si svuotano invece nello svelamento sistematico. L’amore infine, sia di sé che dell’altro, è  legato al mistero della persona (e del suo corpo), ed alla sua protezione: l’esposizione indifferenziata della nudità (propria o dell’altro), è dunque, anche, un gesto di abbandono, e di violenza.

Claudio Risé

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