Una strana passione
Dalla
rubrica info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera,
1/02/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io
donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano oppure collegandosi al
sito www.claudio-rise.it
Innamorarsi
del proprio psicanalista è un passaggio quasi obbligato della cura. Perché
solo una profonda relazione affettiva può liberare i sentimenti imprigionati
dalla nevrosi.
«Avrei una domanda, forse ingenua, da porgerle. E' ''normale'' provare sentimenti di affetto per il propria analista? E quando ''l'analisi'' sara' terminata, che rimarra' di questo rapporto cosi' importante, per me a volte magico? E voi che siete dall'altra parte provate sentimenti ed emozioni per chi vi segue in questo viaggio? E tutto cio' e' vero o solo frutto di un incantamento fantastico?».
Carla
S.
«Sono in terapia analitica, e mi sono accorto di amare la mia analista. Anche i sogni lo confermano. E' oggetto di desiderio, ma anche modello di vita, maestra di comportamenti e di sentimenti. Naturalmente lei dice che tutte le cose belle che io vedo in lei sono in realtà mie, e che devo imparare a metterle a frutto, per me. Queste spiegazioni mi sembra vogliano tenermi a distanza, e non accettare il rapporto per quello che é, anche perché ho l'impressione che anche l'analista sia abbastanza presa dalla relazione con me. Lei che ne pensa?».
Cari Carla, ed Igor, essere profondamente presi dalla relazione col proprio analista non solo non é strano, ma indispensabile perché il trattamento analitico produca i suoi frutti. Nella psicoanalisi la relazione paziente-analista occupa una posizione centrale, attivando il processo destinato a trasformare la situazione del paziente, e guarirne gli aspetti patologici, diminuirne i disagi. Non ci sono "tecniche" al di fuori della relazione analitica: tutto accade nel rapporto tra i due. In fondo, alla radice della nevrosi, c'é proprio l'incapacità di vivere la relazione: con sé stessi, con gli altri, con il mondo. Ecco perché solo una relazione, quella analista-paziente, può "guarire" il paziente dalla sua incapacità. Questa relazione "analitica" é, innanzitutto, un rapporto affettivo. Perché sia possibile un risultato così complesso come la trasformazione, senza medicine e senza "ricette", di una sofferenza e malattia psicologica, é necessario infatti che il terapeuta desideri profondamente la guarigione e il benessere dell'analizzando. Occorre, insomma, che lo ami. L'oggetto dell'analisi, infatti, in estrema sintesi, altro non é che l'esperienza del poter amare, ed essere amati: é questo, e non altro, ciò che guarisce. Se tutto va bene, il forte investimento dell'analista sul benessere dell'analizzando, che esattamente di questo ha bisogno e questo cerca, consente al paziente di liberare un insieme di sentimenti (finora appunto compressi dalla nevrosi, dalla chiusura), che rendono l'analista, più o meno rapidamente, una delle persone più importanti della sua vita. La relazione é così stabilita: i due si sono scelti, e impegnati a promuovere, innanzitutto con la loro relazione affettiva e psicologica (contenitore del loro lavoro comune), il cambiamento necessario al benessere dell'analizzando. E questo, cari amici, é certamente amore. Non quello letterale e infantile di molti film o narrazioni a sfondo psiconalitico (ultimo: Prendimi l'anima, di Roberto Faenza, in programmazione in questi giorni). Se Carl Gustav Jung fosse stato quell'incontinente e sentimentale preda del controtransfert (l'affetto che l'analista prova per il/la paziente) che appare nel film , non avrebbe mai guarito non solo una psicotica grave come Sabina Spielrein, ma neppure il più banale caso di nevrosi. Quello che unisce la coppia analitica é , invece, un sentimento davvero forte, e quindi capace di essere perfettamente contenuto e padroneggiato, proprio per non scaricarsi in una serie di "acting out", agiti pulsionali immediati, come, appunto contatti e rapporti fisici. Questi fanno la gioia delle narrazioni mediatiche, ma scaricherebbero inesorabilmente quell'energia psichica, fatta soprattutto di amore per l'altro, che é invece il più prezioso carburante del suo cambiamento. Obiettivo prezioso che, quando raggiunto, lascia poi nella vita dell'analista, cara Carla, il caldo e forte ricordo di un dovere compiuto, attraverso l'amore.
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