Una strada incerta        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 7/10/06. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Ho paura di essere omosessuale, anche se finora ho sempre provato attrazione sessuale per le donne, con  esperienze molto soddisfacenti. Tuttavia l'idea di rapportarmi a loro, pur piacevole, fin da bambino mi incuteva timore e questo ha generato accuse d'omosessualità da parte dei compagni d'infanzia, sorpresi dal mio non cedere a tante proposte femminili. Ero un bambino introverso e sensibile, con una madre possessiva e ansiosa e un padre indaffarato e autoreferenziale. Ora ho 22 anni, e sono stufo".

Alessandro

Caro amico, il timore della relazione con la donna non c’entra con l’omosessualità. Il maschio omosessuale, anzi, ricerca spesso  la donna, cui si sente affine, o con la quale spera di allearsi contro il mondo maschile, verso cui avverte spesso un antagonismo. Il timore di rapportarsi con le donne, vissuto fortemente fin da bambino, è generato invece da una madre come quella che lei descrive nella sua lettera: possessiva e ansiosa, esigente ed invadente. Il giovane maschio che cresce in una situazione familiare come quella che lei racconta anche quando è attratto dalle ragazze, teme anche di ritrovare in loro quel femminile castrante che ha sperimentato nella madre, e che tuttora condiziona la sua vita quotidiana di adolescente. Il timore è aumentato per la mancata protezione da parte del padre, che assente e autoreferenziale com’era, ha impedito nel giovane maschio una positiva identificazione con sé, e col mondo maschile. Il ragazzo, come era lei, si ritrova dunque attratto e intimorito dalle donne, ed insieme criticato e deriso dal mondo maschile: il padre prima, e gli amici dopo, che non capiscono le sue esitazioni, e la sua sensibilità. Questo vissuto crea un’insicurezza che pervade, con timori e fobie, diversi aspetti dell’esistenza, non solo la sessualità, e si fa più forte nel momento del distacco anche formale dalla famiglia  e dell’ingresso nella vita adulta. Come lei racconta nella sua lettera infatti, a 18 anni sono iniziate le crisi di panico e fobie diverse, poi debellate con farmaci mirati, e una psicoterapia. Rimane però questo aspetto fobico nei confronti dell’omosessualità, nonostante questo comportamento non l’abbia mai attratto, ed anzi lei abbia già una storia eterosessuale abbastanza nutrita. Come dimostra lo psicoterapeuta Joseph Nicolosi nei suoi libri (uno dei quali in corso di pubblicazione presso le Edizioni San Paolo), questi timori, così come i comportamenti omosessuali spesso distonici con la struttura di personalità in cui si sviluppano (e vissuti quindi con sofferenza), sono riconducibili a questo tipo di modello familiare: un padre assente e poco empatico col figlio, una madre ansiosa ed invadente, un figlio molto sensibile, e spesso introverso e profondo. Una terapia attenta a riconoscere ed a trattare questa realtà, come quella proposta dagli psicologi che nel mondo si riconoscono nel Narth (cfr. sito: http://it.groups.yahoo.com/group/narth-italia/), potrebbe disperdere   i suoi timori, che la sua vita affettiva e sessuale ha già smentito.

Claudio Risé

Torna all'Archivio Psiche Lui Anno 2006

Vai al sito www.claudio-rise.it