Sesso giocoso        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 21/04/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Il mio fidanzato è tenero, attento, spiritoso, buono, virile. Insomma uno da non lasciarsi scappare. Ma, stando assieme a lui, ho capito che è quello che voi psicoanalisti chiamate: un “perverso”. Nel senso che si ogni tanto si eccita a fare cose strane. Alcune neppure le dico perché sono un po’ schifose. Altre sono nel genere delle trasgressioni: sesso inaspettato, a rischio di essere visti, cose così. Nulla di cattivo, o pericoloso. Non mi turba, anzi un po’ mi diverte. Ma, uno così, saprà amare?"

Gioia

Cara amica, dalle attenzioni e manifestazioni di affetto che mi racconta, il suo amico non sembra proprio un cuore di pietra. Anche sessualmente, al di fuori delle sue stravaganze, lei lo descrive come una persona generosa di sé, attento all’altro, a cui non manca insomma anche una sessualità matura, evoluta, che va oltre alle fantasie perverse, più o meno legate alle fasi più infantili dello sviluppo della personalità.  D’altra parte, anche ammesso che un secolo fa la personalità “perversa” fosse più chiaramente distinguibile da quella “adulta” (e non è affatto sicuro), oggi i due aspetti  sono spesso difficilmente separabili. Per lo meno nella giovinezza, nella quale entrambi vi trovate: avete meno di 30 anni. Ma anche per un buon tratto dell’età adulta. L’individuo postmoderno rimane a lungo (anche per ragioni non direttamente psicologiche), maggiormente vicino ai propri aspetti più infantili, legati a un piacere in parte indifferenziato, tendenzialmente insensibile alla norma, appunto “perverso”, secondo la terminologia psicoanalitica originaria. Nella quale veniva quindi visto come antagonista rispetto ad una sessualità adulta pienamente realizzata. Oggi, invece, questo aspetto  tende a convivere con le manifestazioni  di una sessualità matura, “genitale”, come la chiamava Freud, più attenta alla norma, all’autoconservazione, ed al principio di realtà. In molti individui, nei quali l’aspetto del “Puer”, del bambino, con le sue bizzarrie e trasgressioni è ancora molto vivo, la sessualità perversa gioca spesso, per lunghi periodi della vita, un ruolo sinergico alla graduale maturazione di una psicologia pienamente adulta. Della quale, inutile nasconderselo, l’individuo del terzo millennio ha, anche, una grandissima paura, ed alla quale, quindi, non si aprirebbe pienamente se non rassicurandosi anche attraverso questi giochi trasgressivi, che gli restituiscono l’indeterminatezza, e un po’ dell’immaginaria onnipotenza dell’infanzia. E’ un modo di continuare a giocare, diventando grandi, che c’entra anche col suo nome: Gioia.  Infatti si diverte anche lei. Ciò che è davvero importante, per non cadere in una posizione psicologica sterile, autodistruttiva, non è tanto penalizzare la trasgressione, quanto mantenere sempre e comunque al centro del rapporto il sentimento d’amore per l’altro (ed anche per sé), l’attenzione affettiva, ed il suo continuo affinamento.  Non dunque “cosa” si fa, ma come lo si fa, e con quanta consapevolezza e amorosa attenzione per ognuno dei due.

Claudio Risé

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