Segreti e verità

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 24/04/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 

L'uomo che dice tutto di sé rischia di annullare il fascino imperscrutabile del maschile. Meglio raccontarsi a piccole dosi. Verificando la reazione della partner.

Sei mesi d’amore e d’accordo, molto desiderio, lei che giurava che ero il primo vero uomo della sua vita (ha 30 anni), che gli altri erano petulanti e invadenti come ragazzine. Però ogni tanto chiedeva: non so niente di te, perché non mi racconti.., anche vuotare il sacco è bello, vedrai che ti fa bene... Finché io l’ho accontentata. E durante un week end, ho “vuotato il sacco”, come voleva lei: storie precedenti, mammà e papà (prima avevo profittato del fatto che abitano in un altro paese per lasciarli fuori dalla storia), sorelle e fratelli (anche per quelli, me l’ero cavata finora con brevi accenni), insomma tutto. Da allora è un inferno. Mi spia nel telefonino, immagina ex amanti dovunque. E “fa” la psicologa: “certo, con una mamma così, e una sorella come la tua…” Io non ce la faccio  più. Ma dove ho sbagliato?

Roberto, Torino

Caro amico, esistono anche le psicologhe-poliziotte in incognito, che reggono per mesi sotto le mentite spoglie dell’emancipata-evoluta, per poi sfoderare improvvisamente gelosie e competizioni che neppure la leggendaria “casalinga di Voghera” si sarebbe mai consentita. Fuor di battuta: credo che lei non abbia preso abbastanza sul serio la vostra precedente felicità. Se quando lei rimaneva nel suo virile mistero, la sua amica era innamoratissima, e sbeffeggiava gli altri uomini che si raccontano troppo, vuol dire che era proprio questo maschile un po’ imperscrutabile a piacerle. E tuttavia, proprio come nelle fiabe, anche nelle storie d’amore la bella mette sempre alla prova il suo cavaliere. E così ha fatto anche la sua amica. Lei, però, ha ceduto. Naturalmente per buonsenso: che male c’è a raccontare di storie finite, e di parenti lontani? Nulla.  Però, se la sua amica era così appassionata, prima, quando sapeva di lei solo le cose (importantissime certo, decisive) che vedeva nel vostro stare assieme, ed è diventata così difficile da reggere dopo, questo ha un preciso significato. Che si chiarisce ancora di più quando (come lei mi racconta nella sua lettera) l’amica é diventata da una parte gelosissima e competitiva, ma dall’altra quasi indifferente a lei, meno appassionata e amorosa. Il fatto è che ci sono donne (e uomini, naturalmente), che non reggono che l’altro abbia una vita personale, al di fuori della relazione con loro. Per questo, in fondo, sono grati all’altro di tacere, di non raccontare nulla. Lo amano anche, e a volte soprattutto, per il suo segreto, per il suo mistero. Non per niente i grandi amatori dello schermo, non solo il vecchio Bogart, sono dei tipi che parlano pochissimo, di cui non si sa quasi nulla. Questo lascia libero l’immaginario femminile di supporre qualsiasi scenario, senza però fornirgli alcun elemento per impantanarsi in analisi psicologiche che lasciano il tempo che trovano (“con una mamma così, e una sorella come la tua…”),  o in competizioni  irreali, con antagoniste virtuali. L’uomo però fa  fatica, non tanto a rimanere nel mistero, che gli viene piuttosto naturale, quanto a non soddisfare l‘altra, che chiede di sapere. Gli sembra, come a lei, di essere crudele a non raccontare. Sarebbe però più opportuno, prima, vedere se l’altra è in grado di accettare la storia dell’uomo che, una volta svelata,  può metterla, in un istante, in immaginaria competizione con tutte le precedenti donne di lui: dalla mamma, alle sorelle, alle fidanzate. Sarebbe prudente, almeno, cominciare per gradi: raccontare un pezzetto, e vedere come reagisce. Temo che lei, col suo week end autobiografico, abbia sbagliato la dose.

Claudio Risé

   

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