Se il padre non c'è        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 16/06/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Ho un bimbo di tre anni il cui padre se ne è andato due mesi prima che egli nascesse. Da allora non si è più fatto vivo. E’ un uomo del Senegal, ci ho convissuto per circa otto mesi, ma era violento. Per questo gli chiesi di andarsene, cosa che ha fatto solo quando, dopo ripetute molestie l’ho denunciato. Il bimbo ha il mio cognome. Mi chiedo spesso come motivare al bambino l’assenza del padre quando mi chiederà: dov’è il mio papà?Chi è il mio papà?"

Maria

Cara amica, lei ha già capito, intuitivamente, la cosa più importante: un padre non può sparire dalla vita di un bambino. Può andarsene, ma ciò non basta per cancellarne la presenza nella vita del figlio. Non si tratta solo di confronto, pure importante: gli altri hanno un papà, il mio dov’è? Al di là dell’essere come gli altri, occorre rispondere alla domanda sul padre perché dal punto simbolico egli è la figura della prima origine, della spinta vitale, così come la madre è figura dell’accoglimento amoroso. Lasciare nell’ombra, nell’indeterminatezza, quella prima figura rischia così, nella biografia individuale, di indebolire  gli aspetti dinamici della formazione: la disponibilità al cambiamento, allo sviluppo, al lasciare le vecchie situazioni, per progettarne di nuove. Per questo è molto importante che quando il suo intuito materno, o gli eventi, le forniranno l’occasione, lei cominci a dire qualcosa al bambino sul suo papà. Un uomo che è venuto addirittura da un altro continente, per cercare una vita migliore, e che quindi risponde proprio a questo primo requisito paterno: la spinta  vitale, la disponibilità al movimento all’avventura, alla scoperta. La personalità in formazione (ma simbolicamente anche dopo), ha bisogno che il padre sia un po’ l’eroe della propria vita: questo dà forza, e carattere. Come inserire in questo discorso anche i vistosi  aspetti negativi del padre? Beh, l’eroe non è un santo, anzi la spinta che lo porta a scoprire e creare, lo porta anche ad azioni discutibili, e ad una certa tendenza a stare sopra, o fuori dagli schemi e dalle regole, e dai  valori che le ispirano. Lei dovrà fornire al figlio, con prudenza e delicatezza, senza forzare i tempi, anche queste informazioni critiche sul padre, indispensabili a capire la vostra separazione. E’ importante che prima di affrontare questa parte più difficile del discorso al figlio sul padre, lei cerchi di trasformare  i sentimenti negativi, ostili, che ormai non servono più a nulla, se non ad intossicare lei stessa, ed ancora di più il figlio. Ognuno fa quel che può e sa fare, sbagli compresi. Ciò non toglie che la vostra sia stata una storia d’amore, di cui il figlio è la viva testimonianza.  Più difficile sarà, più tardi, aiutare il figlio a superare l’abbandono del padre. Figura che però (come del resto tutto il maschile, genere cui appartiene anche il figlio), ha in sé un tratto di mistero. Che non lo assolve, ma può aiutare il figlio a capire il rientro del padre nell’ombra da cui era uscito. Un’ ombra che colora anche, un po’, la sua identità di giovane maschio.

Claudio Risé

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