Relazioni virtuali         

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 14/07/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Sono una single di trentasei anni. Da due scrivo ad uno speaker di una  radio, che mette canzoni, legge messaggi, e riceve le email. Da parte mia c’è stato subito un coinvolgimento. Lui, pur con distacco professionale, mantiene però un dialogo. Se un giorno scrivo con certi vocaboli, l’indomani lui usa le stesse parole. Spesso ho pensato che mi odiasse, o che ci fosse una sorta d’affezione. E’ possibile che io provi dell’affetto per una persona che non conosco affatto, e  sento per radio? E che un trentenne pieno di successo, si sia affezionato a me?" Gloria

Cara amica, la sua è una tipica storia di oggi. Reale, perché lei la vive,  ed in certo modo anche il suo corrispondente. Ma il  luogo psicologico di questa storia (come accade sempre più spesso), non sono però le cose, i gesti materiali della relazione: il rapporto faccia a faccia, il mangiare, o dormire, camminare insieme. Il luogo di questa relazione,  come di altre di cui i lettori ci parlano, per cercare di orientarvisi, è, invece, l’immaginario. Una dimensione che l’uomo e la donna moderna non conoscevano più, dopo due secoli di materialismo “duro”, e nel quale sono stati improvvisamente scaraventati nella postmodernità, con lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione. Lo spazio della relazione di cui lei mi parla è, infatti, quello, ideale per questo tipo di rapporti, dell’interattività tra diversi strumenti tecnologici: radio, internet, computer (spesso vi compare anche il cellulare). Un’ampia gamma di strumenti comunicativi, tutti caratterizzati da un elemento costante: il corpo non c’è. E comunque non si vede, non si tocca. A spingere la relazione non sono dunque pulsioni istintive, ma immagini ed aspettative ideali, fantasticate più che assaporate fisicamente. E’ questa una dimensione di “relazione sottile”, piuttosto impalpabile, nella quale si esprime bene la componente femminile, sia dell’uomo, che dell’identità della donna, che in questo gioco di riflessi si sente protetta dalla “violenza” dei corpi, e può esprimere tutte le proprie difese verso un’ “incarnazione”  del rapporto, alla quale entrambi, sia l’uomo che la donna, si sentono oggi spesso impreparati. Più, infatti, nel modello culturale, si propone un corpo completamente disinibito, in cui la sessualizzazione sembra mettere in secondo piano l’affettività, più spesso  il soggetto si sottrae al piano materiale del rapporto, per scivolare su quello esclusivamente virtuale. Il rischio è quello dell’immaginare un interlocutore che c’è solo nei riflessi di un’immagine mutevole e riflessa. Lei è come la ninfa Eco, che cerca di attirare coi suoi richiami risuonanti l’attenzione di Narciso, intento a specchiarsi nelle sua email, come l’originale nell’acqua del fiume.  Una scena delicata, ma rischiosa. Eco, infatti, perde il senno, perché l’altro, poi, non la insegue, non la cerca. Per fortuna lei, più lucidamente, mi confessa il suo timore di “essere presa per matta”. Quindi non lo è. Attenzione però, a non scambiare l’immaginario per la scena della vita  quotidiana".

 Claudio Risé

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