La regina e il suo re

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 13/03/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Una storia stabile e serena. Offuscata dal timore di dipendere troppo dalla presenza del partner. Ma anche le regine hanno una vita loro. Autonoma e ricca.

«Ho 47 anni, mio marito 50. Abbiamo tre figli e siamo sposati da 24 anni. Vedo mio marito come un re che torna a casa dalla guerra, toglie l’armatura e gode di quello che ha lasciato. Io mi vedo come una regina che aspetta il suo ritorno per poi attendere la sua partenza, e che tutto torni come prima. Questa è la realtà con cui devo fare i conti; mi chiedo se sia giusto. A Natale (e d’estate) mio marito per quindici giorni, che definisce “sacri”, si dedica completamente a noi, agli amici, alla lettura e alla musica. Un altro uomo. Questi giorni “idilliaci”, attorniata da neve e affetti, mi scombussolano. Il ritorno alla realtà è sempre difficile. Non oso esprimere il mio disagio a nessuno, perché mi ritengo molto fortunata, tante amiche non hanno neppure questi giorni d’intimità con i loro mariti»

Francesca

Cara amica, essere regina (e re), ha i suoi pregi, e i suoi costi. Nell’inconscio collettivo, per esempio nei sogni (ma anche nella simbologia delle carte dei tarocchi), Regina, e Re, rappresentano potere, stabilità, e una speciale sapienza nel far scorrere ed amministrare la vita. Evitando con dignità i trabocchetti (passioni, disordini, errori) in cui cadono facilmente coloro cui questa caratteristica psicologica della “regalità” manchi del tutto. Ma in cosa si esprime, poi, questa particolare caratteristica? In un aspetto per così dire transpersonale, che va al di là del singolo Ego. Il re fa le sue guerre per difendere la sua gente, per provvedere alla sua famiglia, e perché le sente “giuste”. E la regina rimane al suo posto perché anch’essa pensa che questo sia il suo dovere, verso la sua gente, il suo sposo, ed anche verso sé stessa. Dall’altra parte, però, questa vita sapientemente amministrata è al di fuori delle insidie del tempo, ma anche delle sue interessanti sorprese. Si ripete con regale regolarità e dignità, sicura, ma anche con un filo di noia. Soprattutto quando Re e Regina si devono separare, lui per le sue guerre, lei per rimanere ad aspettarlo. E’ qui, mi pare, che si colloca il suo disagio. Che la spinge a scrivermi questa lettere un po’ enigmatica, in cui si coglie una sorta di felicità, di pienezza, accompagnata però dal rimpianto per il suo interrompersi, quando lei diventa “colei che aspetta il ritorno del re”. Di fronte a questo aspetto “problematico” della sua vita credo sia da   recuperare, anche l’aspetto attivo dell’archetipo della regina, col quale a lei viene naturale identificarsi. La regina non si limita ad aspettare il ritorno del re. E’ un femminile potente, anche se stabile, che sa fare di questi periodi la continuazione di quella pienezza di quando il re è a casa.  Anche le regine coltivavano la musica, e chiamavano cantori e poeti in attesa del sovrano. Nella simbologia dei tarocchi, la regina (imperatrice) ha uno scettro che culmina nella sfera terrestre, con sopra una croce. E’ insomma un femminile che si interessa profondamente al mondo, visto sotto una luce spirituale. E’ appunto la ricchezza dei suoi interessi per il mondo che ne fa la perfetta compagna del re. La regina, insomma, non è una figura di casalinga, anche se sa occuparsi perfettamente delle persone a lei affidate. E in un matrimonio come il suo c’è più spazio per la creatività e l’invenzione di quanto lei sembri pensare, passando dalla perfetta felicità di quando lui c’è, al vuoto di quando lui manca. Un vuoto da riempire, con la sua sensibilità, la sua capacità di dare, e di interessarsi al resto del mondo. A cui la sua regale, generosa, stabilità può essere di grande aiuto.

Claudio Risé

   

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