Regina del disordine          

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 14/06/09. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Ho sposato mia moglie, molti anni fa, sull’impeto della passione, che in fondo non si è mai spenta; infatti mi piace ancora molto. Però non ha la grinta della donna in carriera, anche se nel suo mestiere riesce bene ed è stimata. Non è una donna di casa: è disordinata, e la cucina non le interessa; la fa per dovere. Per costringerla a comprarsi qualcosa bisogna farle delle scenate. Tuttavia mi ama, seppur con tremendi buchi di attenzione. Affetto, e assenze, anche verso i figli. Che fare?"

Caro amico, la sua più che una vera domanda è uno sfogo, perché da tutta la sua lettera si capisce bene che lei sa perfettamente che fare: tenersi la moglie, anche perché le piace. Questa poi è la regola del benessere: tenerci le persone che ci piacciono, e a cui piacciamo, venendo a patti coi loro difetti e particolarità. Anche perché queste zone più oscure, in fondo, fanno parte e compensano, sia le loro qualità, che i nostri stessi aspetti positivi, o difetti. Ad esempio: nella sua lettera lei si lamenta del disordine e svagatezza di sua moglie, anche perché le sembra un segno di poca attenzione per lei (e per i vostri figli). Quasi di scarso affetto, anche se poi non ha dubbi sul suo amore per tutti voi. Però, sempre nella sua lettera, lei dice di non aver mai amato le donne pedanti, le perfettine, le “regine della casa”. Anche perché, si intuisce dalla lettera, il re (o la regina) della casa in realtà è lei, che ha idee precisissime su tutto, dall’arredo a come apparecchiare la tavola. E’ la sua parte femminile strabordante, caro amico, ad occupare tutto lo spazio del femminile tradizionale, da cosa mettere in pentola ai tendaggi.  La vostra reciproca passione è alimentata proprio da questo: sua moglie, discreta regina  nella sua professione non mette becco in casa, dove lei invece spadroneggia. E di cui quindi, come tutti i padroni, deve però assumersi anche gli oneri.  Emergono qui non solo  aspetti superficiali, ma le strutture profonde della vostra personalità.  Il ricco femminile di lei, caro amico, si accorda benissimo col tipo femminile rappresentato dall’archetipo di Artemide: la vergine, la donna una con sé stessa, a cui gli aspetti seduttivi del femminile (i vestiti, l’immagine, eccetera) non importano nulla, come anche la cucina, e che tuttavia prova un amore profondo per la vita e per gli altri. Tanto è vero che, nel mito, è proprio Artemide, vergine, che  presiede al parto, alla riproduzione. Il femminile verginale, profondo e ritroso, della moglie-Artemide lascia che il maschio di oggi e il suo femminile  molto sviluppato (anche attraverso vaste esperienze di singleness) si realizzino nella casa. Mentre  il tipo femminile di Era-Giunone, la dea madre, appunto regina della casa e della famiglia, non lo  consentirebbe mai. Però l’uomo, felice di essersi liberato dalla prepotenza giunonica, non deve poi lamentarsi se gli armadi sono in disordine. E neppure se ogni tanto Artemide si perde nelle sue personalissime selve. Tutto non si può avere, lei lo sa bene.

Claudio Risé

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