Il ragazzo sulle scale
Dalla rubrica info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 4 gennaio 2003. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it
«Sono felicemente sposato, padre di due figli
ultraventenni. Dal settembre scorso é venuta ad abitare nel nostro condominio
una famiglia nuova, con un ragazzo di (credo ) 16-17 anni. Questo giovane é
bellissimo, efebico, ed educato: mi saluta sorridente ogni volta che ci
incontriamo sulle scale. Insomma mi sono invaghito di lui. Questo desta in me
turbamento, e sogni appaganti. M’é rivenuto in mente “Morte a Venezia”.
Mi sono confidato con un amico, il quale ha cercato di tranquillizzarmi dicendo
che rientra tutto nella norma. Ora sono più tranquillo. Però, ogni volta che
lo incontro sulle scale, qualcosa mi spingerebbe a fermarlo per parlare con lui.
Sento che ne trarrei godimento, e che sarebbe anche uno sfogo salutare a tutta
la tensione accumulata in questi due mesi». Lettera firmata
Caro amico, la sua lettera parla dell’incontro di due persone, materia più complessa di quel che sembra. Le propongo quindi di esaminare la posizione prima dell’uno poi dell’altro. Cominciamo dunque da quella del ragazzo: é lui il soggetto più fragile, se non altro perché é minorenne. I romani raccomandavano: “maxima debetur puero reverentia”, al fanciullo é dovuto il massimo rispetto. Questo ragazzo, bello, efebico (espressione che viene dal greco “ebe”, che significa, giovinezza), educato, la saluta, e le sorride. Questo, e cercheremo poi di capirne il perché, ha provocato in lei una grande attrazione, e lei vorrebbe fermare il ragazzo, parlargli, per provarne piacere, e scaricare la tensione della situazione. A mio parere, dovrebbe rinunciarvi. Quel ragazzo, infatti, ha diritto di trascorrere la sua adolescenza tra i suoi interlocutori naturali: la famiglia, i compagni di gioco, la scuola, proprio come il Tadzio di “Morte a Venezia”. Non é compito dell’adolescente procurare piacere a lei, bensì quello di crescere realizzando la propria personalità in formazione. Data poi la tensione da lei accumulata durante le sue fantasie e “sogni appaganti”, questo contatto più ravvicinato potrebbe non giovare al ragazzo. Riversando sul giovane la sua tensione e il suo immaginario erotico, che l’inconscio permeabile di un adolescente coglie molto facilmente, ma non appartiene però al ragazzo. E questo, nella personalità in formazione dell’adolescente potrebbe spingerlo ad affrontare vissuti non suoi, ma di cui per vanità, narcisismo adolescenziale, o semplicemente gentilezza, si farebbe forse carico, venendone parzialmente invaso, in modo più o meno conscio. In fondo, ciò che viene oggi chiamato “abuso”, consiste proprio nell’invadere il territorio psicologico (ed eventualmente fisico) dell’altro con qualcosa che non gli appartiene, e può quindi danneggiarlo, confonderlo, o sopraffarlo. Tutti rischi naturalmente aggravati dalla differenza di età, e di consistenza psicologica. Meglio dunque lasciare questo adolescente ai suoi sorrisi, e saluti gentili. Ora, caro amico, parliamo di lei. Come mai un marito e padre felice, dà tutto questo spazio emotivo al nuovo, giovane, coinquilino? Dal punto di vista psicologico l’immagine deI fanciullo parla di un rinnovamento. Proprio come il fanciullo divino nato nella notte di Natale, destinato a cambiare il mondo. Nella seconda metà della vita, in cui lei si trova, la psiche ci chiede fortemente di rinnovarci, e di dar retta al nostro fanciullo interiore, che rappresenta la forza che ci aiuta a farlo. Dobbiamo cambiare per affrontare la vecchiaia e le sue trasformazioni: per questo, paradossalmente, ci serve l’energia, e la versatilità del fanciullo. Però, abituati come siamo a esternalizzare tutto, invece di ascoltare il fanciullo interiore, ci viene più facile fantasticare su quello “esteriore” che troviamo sulle scale di casa. La sua immagine é resa così affascinante proprio dal risvegliarsi del fanciullo delle profondità del nostro inconscio, portatore di cambiamenti. Quello in carne ed ossa, però, é un altro fanciullo. Da lasciar andare per il mondo, senza ingombrargli la strada.
Claudio Risé
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