Piccole fiammiferaie        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 1/12/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Ho 35 anni, e il mio rapporto con le donne è condizionato dal denaro. Sono agiato e le ricche non mi interessano. Come se conoscessi già tutto di loro: pregi e debolezze. Sono attratto, invece, dalle ragazze povere, di cui non so nulla, e mi interessa tutto. Con loro, però, sto come al cinema: amo le loro famiglie modeste, la loro biancheria da poco… Rischio di non vederle come persone, ma come personaggi. E poi, non so se vivrei sempre con loro. Infatti, le lascio. Ma mi dispiace". Alberto, Merano

Caro amico, il successo che, in ogni tempo, le ragazze poco fortunate hanno sempre avuto presso i giovani ricchi, è dovuto proprio al “complesso della piccola fiammiferaia” che lei ben descrive, e che spesso fa compagnia al giovane ricco. Il quale, come lei racconta nella sua lettera, ha un forte problema con le “sorelle” della sua stessa condizione. Verso le quali, soprattutto nei gruppi socialmente più coesi, come l’aristocrazia, o i ricchi da molte generazioni, prova quasi un senso di ripulsa incestuosa: l’intimità e la conoscenza è tale, da creare una “familiarità”, che rende impossibile la scoperta, e la conquista. Molte ragazze, del resto, hanno vissuti equivalenti, e preferiscono lo sconosciuto squattrinato, all’amico di famiglia.  L’inibizione, o disinteresse, verso le socialmente simili è accompagnata in molti, come lei, dall’interesse verso donne diverse, provenienti da gruppi meno abbienti e assestati. E’ un’attrazione fatta di molte cose, alcune delle quali Marcel Proust descrive perfettamente nella relazione tra il narratore de “La ricerca del tempo perduto”, e Albertine, e le sue amiche “socialmente scorrette”. Da una parte, come lei dice acutamente nella sua lettera, “è come andare al cinema”: ambienti sconosciuti, oggetti (vestiti, biancheria), che non sono quelli delle sorelle o della madre, e quindi molto più eccitanti, modi diversi. A volte più spontanei, a volte più contegnosi, sempre nuovi però, dunque sempre nell’ambito della scoperta. E poiché l’amore  si nutre di scoperte, per il giovane avventuroso la sconosciuta povera parte avvantaggiata rispetto alla notissima ricca. Questo senso di scoperta e di avventura è accompagnato, per l’uomo, anche dal piacere del dono. E’ molto più facile e semplice donare a qualcuno che non ha, e a volte conosce, poco, che a qualcuno che ha – o crede d’avere – già tutto, e quindi è più esigente, più annoiato. Qui però si annida il pericolo del “complesso della piccola fiammiferaia”: la trappola del potere. Donare all’altro, è generoso: ma istituisce una posizione di potere. Che può inconsciamente compensare (ma anche peggiorare), insicurezze di cui l’uomo non è ancora ben conscio. Nell’esplorazione analitica, si scopre così che già il disinteresse verso le amiche ricche copriva (come in Proust), insicurezze e fragilità originate in altri aspetti della personalità maschile. Infatti, alla fine lei queste ragazze non le sposa. Come se fossero, come intuisce, uno strumento  per coprire altre fragilità, sue personali. Le cerchi, e scopra quali sono.

Claudio Risé

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