Per ritrovare forma e bellezza bisogna riappropriarsi
della divinità
Riconsacrare
le armi dell’arte
Perché il
deserto non guadagni tutta la terra, occorre che l'artista riprenda le armi per
salvare la forma, la bellezza e il mito. Da questo punto di vista l'ultimo libro
di Stefano Zecchi (L'artista armato. Contro i crimini della modernità,
Mondadori, 1998) costituisce un capitolo centrale di quel Dossier contro la
modernità e per il suo superamento, il cui completamento è
indispensabile e urgente per ridare ossigeno non solo alla cultura, ma anche
all'azione politica. Non é possibile tuttavia ritrovare forma e bellezza, e su
questo Zecchi mi sembra chiarissimo, se non si ritrova il sacro, la forza e la
bellezza della divinità. Come intuiva Hölderlin, impossibile trovare il
"tratto proprio" se non si cerca l'Altissimo. Ma allora, andare oltre
la modernità, lasciandola alla sua fine fatale per ritrovare Dio e Natura di
cui essa aveva presuntuosamente dichiarato, ma soprattutto organizzato la morte,
significa lavorare alla
riunificazione dei due ambiti separati dal processo di secolarizzazione: quello
dei fenomeni e dell'uomo, e quello del sacro, di Dio. Significa armarsi,
intellettualmente e affettivamente, per metter fine a questo processo in cui
l'Occidente ha perso la propria anima, e con essa anche il corpo. Come chiedono,
fortemente, le nuove generazioni. "E' un segno di istinto di sopravvivenza
la domanda di sacro che viene dai giovani....occorre rispondervi",
osservava Jünger nel Trattato del ribelle (Adelphi). E' la separazione
dell'uomo dal sacro, e l'onnipotenza conferita al principio tecnico, espressione
dell'interesse economico, che mette in pericolo la libertà, per difendere la
quale il Waldgänger passa al bosco e diventa ribelle. E per ritrovare la
bellezza, riflesso divino, occorre armarsi non solo contro la modernità, ma
soprattutto contro il processo di secolarizzazione che l'ha preparata ed in essa
si é realizzato. La fenomenologia recente delle ribellioni racconta dei
ripetuti tentativi di questa lotta. Negli ultimi quaranta anni del secolo i
giovani hanno insistentemente chiesto il sacro, anche per ritrovare una
relazione con la bellezza, e una modalità artistica nell'invenzione della
propria vita. Sono sempre stati respinti, da destra e sinistra unite, in nome
dell' interesse economico e della morale borghese. Nei primi anni 60 i figli dei
fiori, poi hippies, interessati a culture e religioni non secolarizzate, intenti
a sottrarre corpo e mente alla fabbricazione industriale. Poi il
68: che nacque situazionista, e chiedeva Immaginazione, dunque ancora
mito. Anche qui, per difendere lo Stato, i rettori, "les braves gens"
contro "les mauvaises herbes" (come cantava Brassens), la destra
consegnò una generazione alla
sinistra. Baleno e Soledad, gli squatters a difesa del bosco sacro e contro
l'alta velocità, sono gli ultimi linciati dalle destre perbene, in difesa degli
interessi delle sinistre permale. I giovani emarginati dal potere occidentale
però non sono soli: oggi è il mondo intero a ribellarsi contro la modernità
secolarizzata. Antiche culture hanno capito che se non rifiutano il
"pacchetto" americano, (consumo-mercato-democrazia), la loro identità
e la loro storia sono perdute, e con esse il loro futuro. E lo fanno, venendo
duramente punite, come é accaduto al sud est asiatico messo in ginocchio dalla
joint venture economico-diplomatica Soros-Allbright. Anche il fenomeno
fondamentalista ha aspetti di resistenza culturale e identitaria, di difesa del
sacro. Come la totalità dei
conflitti degli ultimi 15 anni (Guerra del Golfo e di Panama escluse). Che dice
la "destra" occidentale a chi si batte per le proprie culture, la
propria bellezza, per ritrovare il "tratto proprio", i propri
Altissimi, e con essi il proprio destino? Finora li ha più o meno invitati ad
andare a quel paese, in nome dei principi della Rivoluzione Francese,
liberamente rielaborati da multinazionali e Fondo Monetario Internazionale.
Risposta analoga a quella della "sinistra", che della lectio borghese
occidentale é, del resto, la più che legittima rappresentante, visto che l'ha
prima inventata, e poi affermata a colpi di ghigliottina, di Dea Ragione e di
guerre di conquista di mercati. L'"artista armato" sollecita una
cultura più vasta, con più fantasia, e maggior senso di responsabilità. Che
arriveranno: il deserto ha già sparso tutte le sue sabbie. Adesso tocca al
vento spazzarle via.
Claudio Risé
[Arte, bellezza e cultura: civiltà]