Paura di guidare

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 03/06/05. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Mi sono accorta che il mio fidanzato, pur presentandosi come  un uomo sicuro, nasconde in realtà una serie di fobie. Si sposta con i mezzi pubblici perché dice di odiare il traffico: in realtà ha paura di guidare. Fa le scale a piedi per tenersi in forma, ma è l'ascensore che lo manda in ansia. Perde il controllo se un bambino che corre lo ha sporcato con un po’ di gelato...Da cosa dipende e come aiutarlo?"

Elisa, Padova

Cara amica, le diverse fobie  affondano le loro radici in un terreno comune: l’ansia di non essere come si vorrebbe. Per questo  esse colpiscono, paradossalmente, proprio coloro che terrebbero di più ad apparire sicuri, efficienti, coraggiosi, risparmiando invece, per solito, coloro che si accontentano di essere come tutti gli altri. E’ anche per questo che, soprattutto fino a qualche anno fa, i fenomeni fobici e di panico colpivano con particolare frequenza i maschi. L’uomo, confrontato costantemente, fino a non molto tempo fa, con un modello di tipo eroico, che lo voleva intraprendente, coraggioso, in grado di badare alla famiglia, efficiente, si sentiva del tutto impari a queste richieste che gli venivano dalla società e dalla famiglia. Quando l’uomo maschera le sue insicurezze con un comportamento ipersicuro, è facile che cada  in  crisi d’ansia e  manifestazioni fobiche   Come un eroe che viva in un castello di cartapesta, che incomincia a screpolarsi, l’insicuro che non ha le forze, e il coraggio, di confrontarsi con le proprie debolezze, entra spesso in una spirale di negazioni, attraverso le quali egli cerca di controllare la situazione, e di far sì che gli altri non se ne accorgano. Gli stratagemmi per giustificare le proprie fobie, la paura dell’ascensore travestita da amore per le corse sulle scale, e tutte le altre, fanno parte di questo disperato tentativo di negare e coprire la situazione. Che in realtà, in questo modo, diventa sempre più difficile da reggere, e crea sempre più ansia, moltiplicando gli episodi fobici. Attraverso questo complicato meccanismo di negazioni, simulazioni e controlli, il soggetto, che in genere soffre di una forma narcisista, si sforza di obbedire al “falso sé”, grandioso, cui si è ispirata finora la formazione della sua personalità, invece di riferirsi al vero sé, meno eccezionale ma più autentico, che lo libererebbe da questa situazione impossibile. Aiutare queste persone, anche nella relazione di coppia, significa dunque dare loro, con amore, una mano  a svelare l’imbroglio che essi hanno costruito, e di cui sono rimasti prigionieri, dimostrandogli che vanno invece benissimo come  sono nella realtà, meno grandiosi e più umani. Perché l’operazione riesca è indispensabile evitare di assomigliare a due figure molto lontane dalla relazione di coppia: l’investigatore, e lo psicoanalista, per usare invece le parole ed i gesti  della compagna innamorata. In fondo, l’altro non chiede di meglio che uscire dalla sua gabbia di aspirazioni grandiose e false. Mostrandogli la bellezza e il calore di una realtà quotidiana, e umanamente comune, lo aiuterà a  liberarsi dalle sue paure.

        Claudio Risé

   

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