Ossessione gay 

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 17/12/05. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Il mio compagno mi ha confessato la sua "ossessione": una storia omosessuale con un coetaneo, iniziata  da piccolo e proseguita ("per anni" dice), senza riuscire a dire di no al suo prepotente amico. Si è poi ripetuta  in prima liceo. Ho intuito la sua passività e la determinazione dell'altro. Come é possibile non riuscire a dire no? I nostri rapporti (non solo sessuali) sono molto soddisfacenti, ma ora ho dei dubbi. Perché ne è ancora ossessionato? Ho paura, non voglio trovarmi una persona che non sa dire di no".  

Lettera firmata

Cara amica, l’atteggiamento del compagno la stupisce, anche perché nella sua lettera lei mi racconta di aver vissuto da bambina una vicenda analoga, con un’amichetta, e di averla poi chiusa senza problemi, e senza sentire il bisogno di ripeterla. Il sesso tra maschi, però, può avere un impatto più penetrante che un toccarsi tra bimbe. Ma soprattutto, come lei intuisce nella sua lettera, è “il non dire di no ” che lascia, a volte, persistenti inquietudini. Che sono, del resto, legittime, perché il “no” è una parola indispensabile nel linguaggio della vita, almeno quanto il sì. Lei stessa mi racconta che, infatti, ancor oggi il suo amico non sa opporsi alle richieste altrui, e obbedisce, per quanto di malavoglia, alla madre che gli ingiunge di mangiare un piatto che aborre. Il suo compagno insomma soffre di assuefazione alla prepotenza e alla richiesta dell’altro, di cui quegli episodi, comunque lontani, furono forse non la causa, ma appunto una  prima manifestazione. Per dire di no alle pretese di un altro, a volte è necessario anche aver detto qualche no anche alle richieste della mamma. Una personalità passiva e totalmente obbediente sul piano delle relazioni affettive primarie, rischia poi di esprimere questa passività anche in altri incontri, potenzialmente più pericolosi. Il problema tra voi, comunque, non sembra essere di natura sessuale: i vostri rapporti, infatti, sono del tutto soddisfacenti ed appaganti. Non potrebbe essere così se l’oggetto d’amore del suo compagno non fosse un corpo femminile, il suo,  ma quello di un uomo. Il corpo, in materia di psiche, fornisce risposte molto più precise di quanto facciano ossessioni ed elucubrazioni mentali, ed è al suo linguaggio che dobbiamo credere, per capire chi siamo, e dove stiamo andando. Certo, per un futuro armonioso della vostra coppia, ma anche della sua propria  vita, il suo compagno dovrà trasformare la sua “ossessione”, che ingombra la vostra esistenza, in un ricordo, che gli insegni qualcosa in più su di sé, e sulla sua pericolosa tendenza a lasciar decidere l’altro. Non è detto, poi, che questo non finisca col creare nuovi problemi alla vostra relazione, di natura del tutto opposta a quelli di oggi. Potrebbe essere, ad esempio, che, trasformando la propria tendenza a lasciare decidere agli altri,  il suo compagno, assai più giovane di lei, diventi più propositivo, e quindi meno condiscendente, più ribelle, insomma più rompiscatole. Ma può anche darsi che questo le piaccia di più,e  faccia bene ad entrambi.

Claudio Risé

   

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