Nonna e nipote

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 30//08/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 

«Vengo da una famiglia dove le donne dominavano, per numero e valore. Zie, cugine, figlie. Di parenti maschi avevo solo gli zii acquisiti, allegri, bravi e onesti lavoratori, ma inconsistenti come persone. Mio padre era un uomo brillante, giocoso. Ma, come padre, era meglio mia madre. Lei ci ha sostenuto, ci ha dato i limiti, le regole, l’affetto. Ha commesso anche errori, naturalmente, ma ci siamo chiarite. Mio marito, fingendosi disinvolto, si è in realtà sempre appoggiato a me. Almeno mi ha costretto a diventare solida, emotivamente autonoma, sicura. Ora mia figlia ha un bimbo di quasi due anni, abita vicino a noi nonni, e, poiché lavora, lei e suo marito ce lo affidano volentieri. Come mi devo comportare con il bambino per non dargli un’educazione “da femmina”? Non vorrei finire col trasmettergli norme prettamente femminili, o una certa “sufficienza” nei confronti dei maschi, visto l’esperienza tutto sommato non positiva che ho avuto con loro. Mio marito è un nonno debole, troppo condiscendente, inconsistente anche nelle manifestazioni d’affetto. I genitori del bimbo lo affidano a me con piena fiducia. Ma   questo è un maschio. Come fare?».

Nonna Maria, Venezia

 

Cara amica, mi fa molto piacere che alle molte madri che hanno scritto a questa pagina attente a non prevaricare il figlio maschio, si aggiunga ora anche una nonna. Queste richieste testimoniano della sempre crescente consapevolezza tra le donne del bisogno di “maschile” da parte dei bambini che per una ragione o per l’altra sono loro affidati. E di come quindi i  ricorrenti deliri mediatici sulla “fine dei sessi”, o l’”equivalenza delle figure genitoriali” siano per fortuna bolle superficiali, che non scalfiscono il sentire profondo delle persone  in carne ed ossa che, con affetto e sentimento, hanno a che fare coi bimbi. Colpisce anche, nella sua lettera come in quelle delle madri pubblicate negli scorsi mesi, la dolorosa consapevolezza del perché i pochi maschi entrati nella vostra vita (nella sua gli zii, un marito, un cugino), non svolsero un ruolo davvero maschile, giocando sempre di rimessa rispetto alle donne. Non basta, infatti, fare i “brillanti”, od ostentare sicurezza, per essere davvero uomini. E’ necessario, in più, quella dedizione forte ai propri affetti familiari, che dai maschi si aspettano sostegno e guida, direzione, e sicurezza, allo sviluppo individuale. E’ per questo che le donne che hanno sperimentato un deficit di maschile in famiglia ne descrivono spesso gli  effetti con più lucidità dei maschi, toccati da quella mancanza nella loro stessa identità, e quindi più rancorosi, e spesso confusi. Come può dunque, una donna che ha sperimentato maschi inconsapevoli,  tutelare, o almeno non danneggiare il senso e la dignità del proprio genere, nel nipotino che gli è spesso affidato? Innanzitutto occorre   non eccedere in perfezionismo. Come tutte le donne cresciute da madri valorose, nella latitanza della norma maschile, lei tende forse a iperresponsabilizzarsi, a chiedersi moltissimo, quasi a compensare la fatuità di maschi che si chiesero troppo poco. Il rapporto del bimbo col  proprio genere non dipende però solo, e neppure principalmente da lei, ma, come sempre, dagli uomini che troverà sulla sua strada, a cominciare, naturalmente, dal padre. A lei si chiede, oltre all’amore e all’attenzione per il bimbo, la trasmissione del rispetto per l’altro genere, cui il nipote appartiene, e la consapevolezza della sua indispensabilità, affettiva e simbolica, nella vita umana. Tutte cose che lei, a livello profondo, percepisce perfettamente, tanto è vero che ha scritto questa lettera. Cercare di evitare che il bimbo abbia una visione del proprio genere svilita da donne che ne sono state deluse, o da uomini che non ne sono stati all’altezza: ecco qualcosa che lei, proprio per la sua esperienza reale, contrastante con l’idea elevata del maschile che ha dentro di sé, è certamente in grado di fare. Il resto, carissima nonna Maria, sono sicuro, verrà da sé.

Claudio Risé

   

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