Il narciso dubbioso        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 25/11/06. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Qualcuna delle ragazze che mi hanno lasciato mi ha detto che ero troppo narciso. Così mio padre, qualche professore del liceo, e un paio di amici. In questa rubrica, lei non sembra apprezzare questo personaggio. Altri invece descrivono il “narciso” come il vero uomo di successo, criticato solo da moralisti vecchio stampo. Ho 24 anni: dove puntare la mia bussola? Su Narciso, malgrado voi detrattori, oppure dove?"

Nonsolonarciso

Caro amico, nella sua lettera lei riporta tra i segni di narcisismo che le vengono rimproverati l’attenzione alla forma fisica, la cura di sé e dell’abbigliamento. Nessuno di questi comportamenti indica narcisismo, ma piuttosto (a meno che non diventino preoccupazioni ossessive), ricerca di benessere. Come la psichiatria, prima ancora della psicoanalisi ha sempre saputo, la trascuratezza, il lasciarsi andare, l’incapacità e lo scarso interesse per la cura di sé segnalano invece disagi psicologici, che possono  diventare anche piuttosto gravi. Il badare a sé stesso, vedendosi come qualcuno che merita attenzione, ed il valorizzarsi sia nella forma fisica che nella presentazione agli altri rivela invece per solito un rapporto positivo col proprio Sé, percepito come buono e di valore. Tutto questo, però, ha  poco a che fare col problema del narcisismo. Narciso non possiede  questa consapevolezza  positiva di sé, tanto da cercarla, invece,  ansiosamente nello specchio a cui chiede di rimandargli  un’immagine di cui, appunto,  non è affatto sicuro. E poiché a fargli da specchio è l’onda del fiume, egli si perde nella ricerca di quell’immagine mobile, fino a morirvi. Il problema del narcisismo non è dunque quello di un eccessivo apprezzamento di sé, ma piuttosto quello di una gigantesca insicurezza. Che porta chi ne è afflitto a cercare continuamente conferme negli altri, visti, anziché come persone,come specchi, incaricati di rimandargli costantemente un’immagine positiva di sé.  Questo comportamento è alla base dei fallimenti sentimentali dei narcisi che, quelli sì, hanno una certa somiglianza con quanto lei racconta nella sua lettera. Qualche ragazza, mi scrive, l’ha lasciata, accusandola proprio di non vederla come una persona, come un altro da sé, con la sua storia ed i suoi contenuti, e di costringerla invece  in un noioso ruolo di spettatore delle sue gesta. Inoltre, questa smania di piacere (o di dispiacere, ma di essere comunque al centro dello sguardo dell’altro) che caratterizza Narciso, lo priva, in fondo, di un’autentica spontaneità. A volte può apparire naturale, ma sta sempre recitando una parte, aspettando l’applauso, ed occupando la scena. L’altro se ne accorge, e lo molla. Ecco perché caro amico (come del resto lei già intuisce), la condizione di Narciso, anche se apprezzata da qualche amica di cui egli chiede ansiosamente il parere, è in realtà generalmente una fregatura. Meglio rischiare di essere sé stessi, piuttosto che perdersi in un gioco di specchi. La spontaneità all’inizio è un azzardo, ma poi ti porta a conoscerti davvero.     

Claudio Risé

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