Mio figlio ha fatto outing   

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 23/04/06. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Sono la mamma di un ragazzo di 18 anni, e ho saputo che è  omosessuale. Vorrei che lei affrontasse questo argomento di cui mai come ora tanto si parla, se non per fare notizia, curiosità, non per informare davvero. Le famiglie sono impreparate, e si chiedono: come posso aiutarlo ora? Perché non si informa correttamente?"

Giovanna

Cara amica, informare correttamente è difficile anche perché l’omosessualità, comportamento su cui, come lei osserva, servirebbero informazioni precise, è al centro di un dibattito ideologico-politico di schieramenti contrapposti che ostacolano una riflessione seria. In questa pagina l’abbiamo tentata, presentando dati di fatto che l’osservazione quotidiana conferma. Da una parte la presenza, ampiamente dimostrata dalle psicologie del profondo, di fantasie e sensibilità omoerotiche nella fase della preadolescenza e adolescenza, quando l’identificazione col proprio genere non è ancora  ben configurata. Dall’altra l’assenza, fino ad oggi, di prove di un’origine genetica di questo comportamento, che sembra dunque adottato per una serie di circostanze relative alla biografia del soggetto ed alla sua formazione. Quest’assenza di base genetica spiegherebbe poi come mai, i comportamenti omosessuali possano essere assunti, ed a volte abbandonati, o ripresi, a secondo appunto degli orientamenti e scelte di vita. Queste tre osservazioni  oggettive, scatenano  furibonde proteste. Chi vede questo comportamento come qualcosa di inconcepibile e mostruoso (e sono molti), si considera personalmente insultato se qualcuno scrive che l’omoerotismo   riguarda, con diverse intensità, la maggior parte degli esseri umani. Proteste ancora più intimidatorie vengono da  organizzazioni gay, che accusano di omofobia chiunque affermi la libertà dell’individuo di assumere verso la propria quota omosessuale posizioni diverse, a seconda delle scelte, del valori, degli stili e dei progetti di vita. Entrambe queste ideologie negano la libertà della persona (anche omosessuale) di realizzare il proprio sé  in quel processo di costante sviluppo e mutamento che caratterizza l’individuo umano. Da terapeuta, considero invece mio dovere  tutelare questa  libertà. Si tratta dunque di aiutare il soggetto, che te lo chieda, a verificare quanto il suo comportamento omosessuale, rappresenti le istanze del suo Sé profondo, ed aiuti, quindi, la sua realizzazione e felicità come persona. Credo che  le famiglie possano tutelare il bene prezioso della libertà del giovane (cui è legato il suo equilibrio psicologico e affettivo) amandolo e rispettandolo nella sua ricerca di identità, che ispira anche le sue ricerche sessuali. Insieme a questo rispetto, è proprio dalla famiglia che può venire l’indicazione al giovane di verificare personalmente  la consistenza e persistenza di questo comportamento, di per sé tipico delle fasi più precoci di sviluppo della personalità, che come si sa oggi tendono a prolungarsi durante la giovinezza. Le parole chiave sono: amorevolmente comprendere, e non irrigidire ciò che è fluido, come appunto gli orientamenti sessuali della prima giovinezza. 

Claudio Risé

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