Mi sento un mascalzone

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 17/05/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 

L'amante è l'energia, la scoperta di una nuova vita. La moglie la certezza del futuro e degli affetti. Ma non si può evitare di scegliere. Affrontando con maturità i propri desideri più profondi.

«Ho 41 anni, sono sposato e ho due figli. La mia vita è stata tranquilla finché, circa un anno fa, ho conosciuto una giovane donna che ha trasformato ogni mia certezza in dubbio. Ora mi sento perennemente in colpa sia verso di lei sia verso mia moglie e i miei figli. Grazie a questa relazione ho scoperto interessi e stili di vita che non immaginavo neppure, immerso com'ero nel mio ovattato tran tran di provincia. Non sono più lo stesso uomo e, in casa, mi sento falso. Mia moglie, che ha certamente intuito qualcosa, si è comportata in maniera discreta e gentile, come una donna che mi ama veramente. Un atteggiamento che acuisce il mio senso di colpa. Anch'io, però, le voglio molto bene. E quando sono con la ragazza che mi ha fatto perdere la testa mi sento un vero mascalzone. Se "sceglierò" lei dovrò accettare di essere un pessimo marito e padre. Se, invece, la lascerò, avrò comunque la certezza di averla "usata". E, quel che è peggio, non potrò tornare alla vita di prima come se non fosse successo niente».

Lettera firmata

 

Caro amico, sarebbe davvero un guaio se lei ritornasse nella sua vita precedente all'incontro con questa ragazza, "come se niente fosse". Non c'è nulla di peggio infatti, per la psiche e per l'anima, che ignorare gli eventi significativi della nostra vita, gli affetti che l'hanno segnata e cambiata. L'essere umano è condannato a trasformare in consapevolezza, in crescita umana e affettiva, tutto quanto gli accade di significativo. Se non lo fa, la sua personalità si indebolisce, si infantilizza e alla fine si ammala. La storia che lei vive con questa giovane donna deve quindi venire da lei riconosciuta per quello che significa, e per tutto ciò che le ha fatto capire. Si tratta di un incontro umano in cui mi pare, anche dal resto della sua lettera, che lei abbia davvero ricevuto molto da una persona che le ha offerto se stessa con generosità. Ma, in questa relazione, lei ha anche verificato la forza dei legami affettivi che la uniscono alla sua famiglia. A cominciare dalla stima e dall'affetto per sua moglie, che in queste tempeste del cuore è ancora cresciuto. Per continuare con l'amore per i suoi bambini, che l'ha reso più consapevole, mi dice nella sua lettera, del suo ruolo di padre e dell'importanza della sua presenza e attenzione. Amori diversi, quello per i figli, per la moglie e per la sua giovane amica. Affetti di diverso significato e futuro, che potranno fare di lei un uomo differente e più adulto rispetto al marito e padre affettuoso, ma un pò inconsapevole della preziosità e della forza dei sentimenti, suoi e delle persone che ha intorno. Questa vicenda, bella e drammatica, come tutte le esperienze di crescita, mi sembra l'abbia condotta a riconoscere il significato e il valore di quella delicatissima rete di relazioni costituita dai legami affettivi che abbiamo costruito nel corso della vita. Una realtà viva, una trama calda, che dobbiamo imparare a tessere con tutto ciò che la vita ci insegna, senza strapparla o lacerarla. Questa, alla fine, è la ragione della difficoltà dei "congedi", di cui parla l'antropologo Franco La Cecla nel suo libro Lasciami. Non possiamo congedarci dalla trama vivente delle nostre relazioni affettive, senza correre il rischio di congedarci dai noi stessi, oltre che di danneggiare gravemente la vita degli altri. Quanto alla ragazza che ha risvegliato la sua consapevolezza, non mi sembra che lei l'abbia "usata": ha accettato i suoi doni, che contenevano anche non pochi problemi e sfide. Nella trama della vostra vita potrà essere, se ne sarete capaci, un'amica preziosa.      

Claudio Risé

   

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