Mi piacciono entrambi
Dalla
rubrica Info/psiche lui, Io
Donna, allegato al Corriere della Sera, 14/02/04. E’ possibile scrivere a
Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli
4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it
Sentirsi attratto da entrambi i sessi. Ma mai appagato. Una condizione di ambivalenza che può dipendere dalla mancanza di una forte figura paterna.
«Ho 32 anni, fui adottato a 10 mesi e mi pesa non saper nulla dell'inizio della mia vita. Nella mia famiglia, da quando avevo 14 anni, i ruoli vennero scambiati. Mia madre, si ammalò ed estromesse mio padre da ogni autorità, eleggendo me "vice-marito". Mio padre non cercò di riprendersi il posto che gli spettava. Poco dopo la morte di mia madre mi sposai, e separai rapidamente. Da allora ho fatto poco sesso, ma con dei ragazzi, senza capirne il perché. Di recente ho trovato una ragazza con cui ho incrociato una breve relazione, anche sessuale. Inizialmente è stato bellissimo, ma dopo poco mi sentivo come se mi mancasse qualche cosa, come mi accade, del resto, con i ragazzi. Sono o no gay? In cuor mio non mi sento tale, ma sono attratto anche dai maschi. Il mio desiderio sarebbe però una famiglia, una moglie e dei figli».
Stefano
Caro amico, il suo rapporto col proprio genere, il maschile, è stato reso difficile dalle vicende della sua vita. Non ha mai saputo neppure chi era il suo padre naturale, e questo, anche in un mondo in cui il trasferimento di famiglia dei bimbi è, per fortuna, largamente praticato, crea diversi problemi. Il padre, che mette in moto il processo da cui nasce la vita, è una figura dell'origine, della nostra prima, ancestrale, appartenenza. Quell'appartenenza può diventare poi secondaria, può venire affiancata da un'altra su cui noi costruiamo poi la nostra vita, ma il non conoscerla affatto è un buco nero che rischia di inghiottire molte delle nostre energie. Un problema che è stato riconosciuto dall'attuale governo inglese, pur estremamente liberal in materia di sesso e famiglia, che in un suo progetto di legge ha previsto che l'identità del fornitore di seme nella fecondazione eterologa non possa essere nascosta al figlio che lo richieda. Quest'impostazione è stata nei giorni scorsi approvata dall'Authority che presiede al campo della genetica, che ha riconosciuto che lo Stato non può "sequestrare" al figlio il nome del padre, dando così il via libera all'approvazione del progetto. Alla scomparsa del primo padre seguì poi l'esautoramento, da parte della madre, del secondo padre, quello con cui poi lei ha vissuto. Sua madre, eleggendo il figlio a sostituto del marito, ha sovvertito l'ordine simbolico, ed affettivo, che presiede alla vita familiare, e su cui si modella lo sviluppo della personalità dei figli. Il risultato di questo sovvertimento, accettato dal padre troppo condiscendente, è stato un ulteriore indebolimento del maschile dentro di lei (già avviata dal mistero che circonda il padre naturale), ma anche una diffidenza verso il femminile. Di cui lei ha conosciuto, attraverso la madre, l'aspetto più caotico, e meno affidabile. L'assenza di una figura paterna in grado di difenderla dalle inappropriate pretese materne, e una madre che ha rovesciato l'ordine simbolico e affettivo della famiglia, hanno rafforzato in lei la quota di ambilavenza sessuale, che lei condivide con la maggior parte degli esseri umani. Come molte altre persone, lei ha sperimentato di essere attratto da entrambi i sessi, ma non appagato da nessuno dei due. Il pieno appagamento infatti nasce dall'unione tra attrazione sessuale e elaborazione di un progetto di vita che vada al di là del soggetto, e lo impegni nel costruire qualcosa con l'altro, e per l'altro, e gli altri. E' dalla messa a fuoco di questo progetto, più che dall'adesione a una definizione teorico-mediatica della sua identità sessuale, che amputerebbe una parte di sé, che dipende il suo benessere psicologico.
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