Luoghi di guarigione

Dalla rubrica info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 18 gennaio 2003. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it

 Occorre una buona capacità di introspezione per riconoscere gli ambienti che rigenerano il corpo e la psiche. Un'esperienza che spesso coincide con il ritorno alle terre di origine.

«Sono un uomo di 33 anni, pugliese. Ho osservato che ci sono dei luoghi in cui io posso rigenerarmi, alle volte curarmi, comprendermi. Alcuni sono nella terra in cui sono nato, luoghi selvatici sul Gargano. Su quel promontorio io ritrovo quella forza primordiale della natura che lei spesso raccomanda di cercare. Lì io sento vicino il sapere, e le sicurezze, di mio nonno e soprattutto di mio padre. Ma torno in quei posti solo due volte l'anno. Nel resto del tempo per me diventano importanti altri luoghi, diversi. Mi rifugio spesso, ad esempio, nel duomo di Modena (città in cui ho vissuto, studiato e lavorato per 8 anni prima di trasferirmi a Reggio), un capolavoro romanico che mi fa sentire a casa. Oppure, in momenti di forte dolore o confusione, mi capita spesso di andare a Venezia. Perdermi nelle sue strade, vicoli, canali.....annusarne gli ambienti, le cripte, i palazzi, i musei, le calli, ha su di me un effetto curativo incredibile, é un nutrimento per l'anima, dove la bellezza sana i contrasti e lenisce le ferite».

Gino, Reggio Emilia

 

Caro amico, saper riconoscere i propri "luoghi terapeutici" é un grande privilegio. Che richiede una notevole forza di introspezione, una buona capacità di ascoltare il proprio corpo, e la propria anima. Per sentire quali sono i luoghi che ti parlano, e ti fanno bene, é quindi utile anche una certa capacità di rendersi impermeabili ai messaggi mediatici che vorrebbero mandarci tutti negli stessi posti, a seconda delle mode e delle opportunità di consumo, come se i nostri corpi, e le nostre anime fossero tutti uguali, con le stesse esigenze e le stesse sintonie. Invece, come la sua lettera ci racconta, le nostre esigenze psicofisiche (e quindi i loro "luoghi di guarigione"), sono assai diverse, persino all'interno della stessa persona. Una grande importanza, per chi riesce ad entrare nella propria interiorità, e ad ascoltarne i tesori, l'hanno, naturalmente, i luoghi della nascita. Di essi, della terra del suo Gargano natale, lei dice che "quello é per me il luogo della trasmissione del sapere verticale", quello dei suoi antenati, in particolare della sua linea maschile. Nella terra dove é nato, lei fa, insomma, un'esperienza di ri/nascita, e ritrova il padre (e il padre di suo padre), che é all'origine della sua esistenza: questo le dà grande forza. La terra del Gargano, ricca ed anche aspra, selvatica appunto, la mette in contatto con l'energia della sua stirpe, che in quella terra ha saputo costruire una continuità di vita che arriva fino a lei. Si tratta di un'esperienza che molti possono fare. Nei luoghi della nascita infatti noi entriamo, attraverso la verticalità dell'albero della nostra famiglia, in contatto col sapere degli avi: un sapere non intellettuale, ma vitale, naturale, che ha dimostrato di saper affrontare l'esistenza, e le sue prove. Anche quest'esperienza di contatto profondo con le forze dei luoghi della nascita ci richiede di allontanarci dall'atteggiamento corrente che guarda all'individuo postmoderno come se fosse senza storia e senza terra, radicabile ovunque proprio perché sostanzialmente sradicato. Il contatto, profondo, affettivo e istintivo, con la terra della nascita, neutralizza questo messaggio di "identità debole", restituendoci la nostra storia, in modo non libresco o ideologico, ma attraverso un'esperienza psicologica personale. E poi ci sono i luoghi del rifugio, le chiese e le cattedrali, quelli che ci fanno sentire protetti, ci "fanno sentire a casa". Anche perché rappresentano simbolicamente la nostra interiorità, che ci accoglie sottraendoci al fragore ed alla confusione del "fuori". Alessandro Manzoni, in un episodio di grave crisi psichica, si protesse rifugiandosi nella chiesa di San Rocco, a Parigi. Infine i luoghi d'arte, come Venezia, ci assicurano che é possibile anche smarrirci, come accadde a molti artisti che ci lavorarono, se sappiamo restare fedeli all'ordine della bellezza, che ci guarirà sempre.

Claudio Risé 

 

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