Lode della pazienza

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 10/4/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Di fronte alla fretta imperante, val la pena di rivalutare la capacità di aspettare. Un uomo, la felicità. E di assaporare il senso della vita con saggezza tutta femminile.

 

Eccomi: Penelope che aspetta il suo Ulisse, dopo Francesca, la regina che attende il suo re (“Io Donna“,13/3/04).  A  55 anni, dopo quattro traslochi per seguirlo nella sua  carriera, sono ancora qui che lo aspetto, ogni week-end, al ritorno dai suoi viaggi, riempiendo tele su tele (letteralmente:la mia passione è la pittura). Questo nostro ritrovarci é vivo, frizzante, ricco di cose da raccontare, in un matrimonio cementato da più di trent’anni di amore e  stima. Ero insegnante, ho riempito i vuoti con interessi culturali e sportivi. Ho sofferto di nostalgia e di solitudine, ma ho lottato per crescere in questi cambiamenti. Ora viviamo in una casa davanti al mare. Ma lui, Ulisse, non si ferma mai. Io, però, lo aspetto, e al suo ritorno è festa per tutti. Così, tra i traslochi, ho. imparato a gestire una dote preziosa: la pazienza!

Ornella di  Anzio

Cara amica Penelope, la sua, come quella di tutte le sue omonime, non è solo una storia di pazienza, qualità già indispensabile per avvicinarsi alla felicità. La pazienza, che lei ha certamente sviluppato nella lunga storia d'amore con il suo Ulisse, dimostra l'abilità di accettare, ricevere, non rifiutare il pathos, vale a dire l'emozione, e la sofferenza, imposta da  una situazione oggettiva, come, nel suo caso, quella del marito errante, impegnato in viaggi continui. La pazienza, sapere nel quale le donne sono per solito più capaci degli uomini (come mostrano le bambine, rispetto agli impazienti maschietti), aiuta chi la possiede a vincere le insidie del tempo, puntando sui "tempi lunghi", su ciò che lo storico Braudel chiamava "la lunga durata". Vengono così  superate le impennate dei tempi brevi e medi, e si dà modo alla vita di ripresentare, nel corso del tempo, ciò che è ancora vivo: Ulisse alla Penelope di Itaca, nell'Odissea; l'amore di suo marito a lei,  Penelope di Anzio. La pazienza é una qualità importante, oggi troppo spesso svalutata per il successo tributato alla modalità opposta: la fretta, la velocità. Seguendo la quale, se qualcosa non va benissimo, viene buttato a mare, gettando via spesso elementi ancora vitali, assieme ad acque poco pulite. Nella sua storia però, oltre ad  un abile addestramento alla pazienza, c'è una vera e propria conoscenza della saggezza. La donna di Ulisse, la donna che ama (perché lo ha anche  dentro di sé), un aspetto  maschile di questo tipo, è sicuramente astuta nel fronteggiare le insidie della vita, ma probabilmente anche saggia. Questa qualità che va al di là della pazienza è rappresentato dal tessere di Penelope per tenere a bada i focosi pretendenti, i Proci. Che dal punto di vista psicologico potremmo vedere come le pulsioni a mandare a quel paese il marito che non c'è mai, per cercare soddisfazioni più immediate, anche se probabilmente non sincere. Di fronte a questa scorciatoia le Penelopi  di ogni tempo tessono "tele su tele". Ma la tessitura è un' arte insegnata alle donne dalla più saggia delle Dee, Pallade Atena, quella che era nata direttamente dalla testa del padre Zeus, e che quindi era più immune dai distruttivi furori delle Grandi Madri. E si riferisce, appunto, alla capacità, particolare nel femminile ben sviluppato, di tessere la complessa trama della vita, dove le pulsioni del "breve periodo" vengono ricondotte al disegno più generale, in grado di contenere l'intero disegno dell'esistenza. Lei, cara Penelope, ha dipinto le sue tele coi suoi quadri, il suo modo artistico di guardare il mondo. E si è tenuta Ulisse, e la vostra comune abilità nel godere  della vita.

       Claudio Risé

   

Torna all'Archivio Psiche Lui Anno 2004

Vai al sito www.claudio-rise.it