Lei mi ama. E io?

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 3/05/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 

La ricerca della "donna ideale", che molti uomini perseguono invano, nasconde la paura di crescere. E di accettare amori adulti che non provocano più i batticuori dell'adolescenza.

«Ho 33 anni e da sette non riesco più a vivere una storia di coppia in maniera stabile. Da ragazzo mi sono innamorato tre volte, e negli ultimi anni ho avuto altre tre storie, tutte tormentate. Ho sempre cercato donne che, pur di non perdermi, venissero incontro ai miei disagi psicologici e alle mie indecisioni. Nell'intimità mi sentivo accettato, vivevo bene sia la passione sia la dolcezza della fisicità. Ma non volevo vincoli, così finivo per chiudere le mie relazioni tra le quattro mura di casa, come se non fossero degne di essere mostrate all'esterno. Nella storia che sto vivendo in questo momento, come al solito mi sono affezionato a lei, ma non ho ben chiari i miei sentimenti, e ciò mi provoca ansia e senso di colpa. Freno il suo entusiasmo, la sua voglia di vedermi e di condividere il tempo con me. E mi sconcerta il fatto che nel sesso vada tutto molto bene: forse è perché vivo questo rapporto come se stesse per concludersi da un momento all'altro. La realtà è che cerco sempre altrove il mio ideale di donna e so che non potrò mai trovarlo. Allo stesso tempo ho paura di perdere l'occasione di incontrare persone interessanti».

Lettera firmata

 

Caro amico, lei vive il dubbio di tanti uomini: quello di non amare le donne che li amano. Perché ne vorrebbero amare un'altra, la "donna ideale", che però, nella quasi totalità dei casi, non incontrano mai. E nel frattempo soffocano una relazione dopo l'altra, un affetto dopo l'altro. Da dove nasce questa "sindrome dell'innamoramento mancato"? C'è un paragone improprio, che anche lei fa, tra gli innamoramenti adolescenziali e quelli dell'età adulta. L'uomo (ma spesso anche la donna) ricorda le sconvolgenti passioni della prima giovinezza, vede che gli affetti adulti hanno un'intensità diversa, una maggiore tranquillità e distanza emotiva, e ne trae la conclusione di non essere innamorato. Ma un amore adulto è diverso, perché diversa è la psiche dell'individuo: più equilibrata, più allenata ad "amministrare" una pluralità di esperienze (anche professionali e pratiche), quindi meno propensa ad identificarsi totalmente con una relazione, per quanto importante, significativa e felice. Ciò è naturale, ed è il risultato del sapiente (e diverso) mixaggio tra pulsioni d'amore ed istinto di sopravvivenza che la psiche opera nel corso della vita. Nell'adolescenza la spinta di Eros si manifesta in modo immediato, come una fiammata, e tende a travolgere la stessa cura di sé e l'attività dell'istinto di sopravvivenza. Nell'età adulta, in una personalità equilibrata, prevale invece l'attenzione all'insieme della propria vita, e questo dà un sapore più riflessivo alla passione amorosa. In questa situazione la fantasia della donna ideale, di cui molti lettori parlano nelle loro lettere, è una produzione nevrotica: di difesa nei confronti delle relazioni vissute e contro l'avanzare della vita e dei diversi stili emotivi che il "diventare grande" porta con sé. In questo modo la fantasia (o idea ossessiva) della donna ideale opera un completo rovesciamento della realtà, negando ciò che esiste a favore di ciò che non c'è. La funzione di questa operazione è tutelare la paura che la persona prova nel riconoscere il vero coinvolgimento emotivo, alimentando invece la fantasia narcisistica di una relazione grandiosa con la donna ideale. Nella sue lettera però, lei dimostra di cominciare a svelare questo gioco pericoloso. Caro amico, creda ai sensi e al cuore. Lasci perdere la testa e le sue immagini. A guardarci bene, ci si vede solo il volto di Narciso.  

Claudio Risé

   

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