La passione non c'è più         

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 30/03/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Non c’è più nessuna donna che mi “prenda” davvero. A 39 anni, diversi strepitosi amori nella giovinezza, poi un’infinità di storie, molte anche carine, non mi innamoro più. Ogni volta mi sento in colpa, perché loro appaiono, o dicono di essere, più innamorate di me, e mi sembra di prenderle in giro. Con Giovanna ad esempio, siamo insieme da due anni. Buona armonia, nella vita quotidiana, nel sesso, in tutto. Lei vorrebbe sposarsi, ha ragione. Ma io non credo di essere innamorato. Come sempre".

 Cuore addormentato

Caro amico, a giudicare dai sentimenti che prova verso Giovanna, dalla sua paura di imbrogliarla, dal desiderio di “darle di più” di cui mi parla nella sua lettera, dalla partecipazione che mostra ai suoi bisogni (di essere “scelta” seriamente, di maternità),  il suo cuore non mi sembra così addormentato. Direi piuttosto traboccante di affetto. Ciò di cui lei lamenta l’assenza, e che probabilmente non c’è davvero più, è la passione.  Quella però raramente ci accompagna (o ci perseguita), per tutta la vita. Dopo gli “amori strepitosi” della giovinezza, con le loro tempeste e sfinimenti, è difficile che la passione si ripresenti con la stessa intensità, e le stesse caratteristiche. Certo, è facile che questo nuovo sentimento si presenti con sfumature di disincanto, di vaga depressione. Come in questo testo di Tiziano Scarpa: “Avevate superato la linea invisibile oltre la quale si vede ogni cosa con troppa chiarezza. Nessuno avrebbe più funzionato, per voi. Perché considerarlo un male? Non era affatto un male. Avevate avuto mille desideri, mille attese, mille estati di fuoco, e adesso era finita, perché tutto finisce, prima o poi.  Dopo tanti anni, andava benissimo così”.(I nuovi sentimenti, Marsilio ed.). All’osservazione psicologica, non è che “tutto finisce” come pensano i poeti, che poi ci costruiscono sopra delle atmosfere nostalgiche, o disperate, a seconda dei temperamenti. E’ vero, però, che tutto cambia. La maturità ha un modo di amare diverso. Che molti vivono come meno appassionato: meno travolgente, meno “strepitoso”, più attento all’altro per come davvero è, quindi meno incline a vederlo come un naturale prolungamento di sé stessi.  Meno “magico”, insomma, e più realistico.  Per molti, questo diverso modo di amare, l’amore adulto, non è neppure amore. Però si sbagliano. Anzi, dal punto di vista relazionale, è probabilmente più ricco, proprio perché invece di esserci la caotica fusione della passione, nella quale ognuno vede e percepisce quello che vuole, qui l’altro è davvero visto, ed anche  voluto bene. Solo che non “funziona”, come dice Scarpa, non mette in moto più quel meccanismo automatico, un po’ inconscio, che sta dietro alle grandi passioni della giovinezza. Qui la coscienza, la consapevolezza (“si vede ogni cosa con troppa chiarezza”), è sovrana. Questo toglie l’oscurità, la cecità a volte, della passione, quel sentimento romantico, che domina la nostra affettività in formazione. Questa nuova forma d’amore è in realtà una crescita.  Da onorare.

Claudio Risé

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