Giovani
contro il disincanto
Da
Area
Contro
una visione minimale, burocratica, piattamente razionalista della vita.
Contro proprio quel "disincanto" che secondo Max Weber era la
caratteristica saliente del mondo moderno, del capitalismo occidentale. Così
appaiono i giovani intervistati da Area: molto diversi da quelli, tutti
immagine, status, e interesse economico, cui sembrano guardare tutti i partiti
seduti a semicerchio nel Parlamento della Repubblica. Se il
"disincanto" infatti é burocrazia, profitto, carriera innanzitutto,
il suo contrario sono le idee "forti": la libertà, la lealtà, il
coraggio. Il loro mondo é quello del mito, della leggenda, dell'eroe,
dell'avventura esemplare. Il mondo in cui si formano personalità autonome,
capaci di dare: tutta roba che, ai nostri scafatissimi politici non importa più,
non rientra in quel "mondo dell'interesse" che loro amministrano,
facendoci un po' di cresta. E adesso ecco questi giovani, imprevisti. Pochissimi
vorrebbero andare a vivere nell'icona centrale della cultura dominante:
l'America . La grande maggioranza, dopo l'Italia, sogna l'Irlanda. Un paese che
é un fascio di miti: la lotta di liberazione, le leggende celtiche, il coraggio
di restar poveri, e poi la capacità di diventare anche ricchi, ma senza
vendersi l'anima. Un paese che rappresenta l'antagonista, mitico e insieme molto
reale dell'élite dominante in occidente: quel mondo wasp (white, anglo - saxon-
protestant), che detiene la gran parte del potere nel mondo globale, e cui ogni
servo vorrebbe essere omologato. Un paese che onora i suoi miti, li celebra.
Nelle città dell'Irlanda del nord i muri sono coperti non da scritte a forma di
stronzi nerastri come da noi, ma da
grandi murales, dipinti dai nazionalisti (assieme ai migliori artisti del
paese), per rivendicare la propria identità attraverso immagini simboliche.
Negli ultimi anni, mentre diminuiva l'aspetto militare della lotta, e si
approfondivano le radici culturali, e simboliche, le immagini di soldati dal
viso coperto hanno ceduto il passo a rappresentazioni di antichi eroi celti, e
di protagonisti della musica e dello sport contemporanei irlandesi, visti come
immagini-simbolo dell'identità nazionale. Questa capacità di vivere il mito,
di partecipare alla dimensione eroica della vita la si ritrova poi nelle
preferenze cinematografiche: Braveheart, Bladerunner, Nel nome del padre,
Michael Collins (l'eroe che il Times
ha ora definito: "un assassino glorificato"; Churchill aveva
dimostrato più classe riconoscendo che l'Inghilterra non aveva mai avuto
"nemico più accanito e più leale di Michel Collins "). Eroi
tradizionali, o postmoderni, come Blade Runner: ma eroi, non piagnoni, non
isterici, non chiusi nella dimensione piccolo borghese della commedia americana
(o all'italiana, magari nella sua versione di sinistra: Moretti, Nichetti e via
narcisando). Per divertirsi (per questo, anche, si va al cinema), ci vuole
passione,- sembrano pensare questi giovani controcorrente – ci vuole
"epos", ci vuole "qualcosa" che vada
al di là del tuo Io onnipresente e noioso. E un po' di coraggio. Non
sono questi giovani figli devoti della società
del biopotere, che vuole conservare la vita a qualsiasi prezzo. Amano
eroi che, come lo Zarathustra di Nietzsche, mostrano: "una morte che é
sigillo della realizzazione...pungolo e promessa per i viventi." Già la
passione per l'Irlanda, un paese simbolo di lotta, e quella per questi eroi
"contro" ci fa capire che i nostri non sono teneri con le istituzioni,
il potere costituito. E' gente dalla richiesta alta, e quindi, per il momento,
dal rifiuto deciso: il 70% non ha fiducia nelle istituzioni. La posizione eroica
- quella che a loro piace - spinge per il cambiamento; l'eroe é quello che si
accorge che così non va, e fa qualcosa (anche molto) per cambiare, per
provocare la trasformazione. Ma per questo occorre un sapere, ci sono percorsi
sperimentati, piste assai precise da seguire. E gli intervistati le conoscono:
lo si vede dai loro libri preferiti. Le letture predilette sono tre testi
chiave della trasformazione individuale, e collettiva: Il signore degli anelli,
di Tolkien, Rivolta contro il mondo moderno di Evola, Così parlò Zarathustra,
di Nietzsche. Tre libri che parlano del cambiare-cambiarsi, della capacità di
visione che mette in moto il processo di trasformazione, e della conoscenza
Tradizionale che lo rende possibile. Altro che generazioni dell'
"effimero" ; questa é gente che scruta l'eternità. Ma con
leggerezza: lo Zarathustra" che dice, che ride la verità, .. uno che ama i
salti, e gli scarti ! " (così lo descrive Nietzsche é anche quello che
raccomanda: " elevate i vostri
cuori, fratelli, in alto, più in alto! E non dimenticatemi le gambe! Alzate
anche le vostre gambe, bravi ballerini."Niente sederi incollati alle
poltrone dunque, ma gambe agili, e cuori ancora più in alto. E allora il
nemico, l'antagonista, si individua facilmente: é quello che ti tiene il cuore
pesante, in basso, tirato in giù dal portafoglio, e dal culo di pietra. E',
secondo il sondaggio: "l'alleanza tra sinistra e grande capitale",
quella tra i grandi monopoli tenuti in vita dagli aiuti generosi dello Stato, e
il personale politico della sinistra, sindacati e funzionari, che tengono
tranquilla la gente mentre gli altri gli sfilano l'anima (e il portafoglio), tra
una rottamazione e una ristrutturazione. Che é poi il variegato e polimorfo "partito americano"
,rappresentante nella penisola di quel modello occidentale che, come dice Junger,
é il culmine dello "sforzo compiuto dal borghese per chiudere
ermeticamente lo spazio vitale all'irruzione di ciò che è elementare", e
quindi vero e sacro. Sullo sfondo, lo scenario,temuto, della vittoria della
società burocratico-borghese: la "democrazia" totalitaria del
"Grande Fratello" . All'alienazione nella " società
disciplinare" (come la chiamava Foucault), i giovani intervistati
contrappongono un'appartenenza forte, capace di rompere l'omologazione globale
in nome di valori condivisi: la Nazione, l'antica entità che i Sacri e Romani
Imperi rispettavano (gli Stati
borghesi un po' meno), e la cui rinascita ha dissolto di colpo l'Unione
Sovietica Come ha scritto Valentine Moroz, dopo la condanna da parte dell'URSS
per le sue attività in favore del nazionalismo Ucraino: "... Io so che
tutti sono uguali. La mia ragione me lo dice. /Ma nello stesso tempo io so che
la mia nazione è unica.../Il mio cuore me lo dice." Come la Moroz, questi
giovani in cerca di appartenenze "forti" conosceranno forse (come del
resto noi tutti) giorni difficili. Ma, a leggere le loro risposte, sembra che già
conoscano un altro detto nazionale, quello ceceno (prezioso in tempi di regimi
striscianti): "Meglio dormire in terra, che vivere in ginocchio."
Claudio
Risé