Fratello lupo

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 28/8/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Protagonista di un sogno rivelatore, l'animale simbolo dell'istinto selvatico invita a esplorare le parti più oscure del maschile. Per imparare a dominarle.

"Ho 37 anni, sposato con due figlie. Ultimamente sento il bisogno di cercare  nella mia mascolinità anche la rabbia, la forza, quel "cavaliere nero" che lei spesso dice l'uomo deve conoscere, integrare, anche per controllarlo. Lo sento come una risorsa, per me e per gli altri. Ed é arrivato questo sogno, che ml tocca: “Camminavo con un vecchio amico  in un bosco d’estate, con i suoi odori, di piante ed humus. Improvvisamente mi si pone innanzi un lupo, che mi guarda con  occhi gialli, intensi, fissi sui miei. Ho paura: mi punta; ha la museruola... ma é minaccioso. Ma quando mi è vicino, va oltre... Allora mi rassereno. Sento però che avrei potuto affrontarlo, conciliarmi, conoscerlo, magari toccarlo ed accarezzarlo...” Scrivendone sono emozionato. E da quel giorno mi sono sentito diverso, più sicuro. Che c'entro con  quel lupo?

Mauro

Caro amico, quel lupo segnala che lei sta davvero avvicinandosi a quel lato oscuro, forte e inquietante, che vuole conoscere meglio, per integrarne la forza. Gli animali dei sogni rappresentano infatti spinte istintuali che ci chiedono di essere riconosciute, accolte nella coscienza, dove potranno portare nuove energie, e nuovi saperi. E il lupo ha sempre rappresentato, nell'inconscio e immaginario collettivo, proprio quell'istinto selvatico, che l'uomo ricaccia lontano da sé, nella selva. E che a propria volta tende a star lontano dall'ambiente più propriamente  "umano", per starsene col proprio branco. La relazione tra l'uomo e il suo lupo è quindi quella tra due paure. La coscienza civilizzata dell'uomo teme di essere divorata dal proprio lato "lupo", confinato in selve oscure lontane dalla consapevolezza. E il nostro lupo interiore teme di avvicinarsi troppo a noi, e di essere magari maltrattato e recluso. Tuttavia la lontananza tra uomo e lupo non deve provocare una vera e propria scissione all'interno della personalità, e della natura. In Transilvania un gruppo di ricerca scientifica  sui lupi  ha scoperto che per loro non è poi così raro entrare in città, forse perché poco distinguibili dai cani. Quando  poi sono in città non hanno paura degli uomini, ma rientrati nel bosco i lupi ritornano ad avere paura dell'uomo,  e ricominciano a stare alla larga dal suo mondo abituale. Ognuno, uomo e lupo, ha paura dell'altro, e tuttavia ognuno dei due ha anche bisogno di incontrarlo. Accade anche  al suo lupo, al quale lei ha già messo da tempo la museruola, ed ora le corre incontro, nel sogno, forse per farsela togliere: altrimenti come può nutrirsi, questo suo libero e forte istinto selvatico? Sulla mediazione tra l'uomo e la città, e il lupo e il  bosco si è espresso anche Francesco d'Assisi. Ai cittadini di Gubbio, che vogliono uccidere il lupo uccisore di agnelli, Francesco propone un patto. Non uccidano il lupo, ed anzi gli lascino un po' di cibo, e il lupo si impegnerà a non divorare gli agnelli. E il lupo dà la zampa a Francesco, in una scena   famosa immagine, che rappresenta un momento psicologicamente molto significativo nella vita di ognuno di noi. Vale a dire quello nel quale troviamo un accordo amichevole e consapevole con le spinte istintuali che vivono nelle zone più oscure e meno frequentate della nostra psiche. Territori che hanno una loro bellezza, ma anche i loro pericoli, che occorre conoscere, invece di demonizzarli irrigidendosi per la paura. Ora che vi siete incontrati, lei e il suo lupo, quest'incontro potrà procedere più facilmente. E la "letizia" di cui Francesco è maestro, può prendere il posto della precedente paura.

Claudio Risé

   

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