I falsi incontri della rete

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 30/07/05. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Ho 45 anni, separata da 5. Dopo il dolore, è tornata la voglia di un compagno. Ma non c’è neppure il tempo di guardarsi negli occhi...e ho provato Internet. Ho conosciuto persone interessanti. Ma anche quando il gradimento era reciproco, e la frequentazione reale, mi sono resa conto che le loro paure di  separati e divorziati,  legate al precedente fallimento, non consentivano un  vero incontro".

Flavia

Cara amica, so che è difficile sottrarsi al miraggio che la tecnologia  possa semplificare la nostra vita sentimentale. Eppure le delusioni sperimentate in Internet da chi dichiara di cercare, come lei, un incontro vero, dovrebbero convincerci. Un vero incontro non si produce fino a quando noi non troviamo il tempo "per guardare negli occhi”, le altre persone, ed affidiamo ad Internet il compito di selezionarcele prima.  L’incontro, quello vero, è cosa complicata, misteriosa, imprevedibile, non  un colloquio d’assunzione dove si vaglia il candidato attraverso  precise griglie razionali. Nella sua lettera, lei mi racconta che: “con cautela e prudenza, ho avviato contatti con persone che sentivo a me affini. Dopo lunghi scambi epistolari e solo quando mi sono sentita abbastanza sicura, ho incontrato degli uomini”. E’ questo il comportamento dell’utente di Internet giudizioso, che sfugge a rischi più gravi, ma che tuttavia, come raccontano tutti gli studi sull’argomento (ad esempio “Perversioni in rete”, di Nardone e Cagnoni, ed. Ponte alle Grazie), al momento dell’incontro  rimane   deluso. O perché il deluso è lui, ed allora esce dal gioco, o perché a deludersi è l’altro, che, progressivamente, come lei dice “svanisce”.  Come mai questo accade? Non c’è dubbio che, come lei osserva, le delusioni dei precedenti rapporti pesassero sugli uomini che lei ha incontrato, limitandone la disponibilità. Ma ciò è vero anche per lei, ed è la ragione per la quale sia lei che i suoi corrispondenti avete scelto di avvicinarvi via Internet. Che non è un luogo di incontro, ma di osservazione (virtuale), e di immaginazione. L’altro viene osservato, attraverso la foto, ciò che racconta di sé, le sue reazioni a  ciò che noi raccontiamo. Questa osservazione, che è un’esperienza voyeuristica per chi osserva, ed esibizionistica per chi si mostra, suscita delle immaginazioni. Che aumentano col prolungarsi della relazione virtuale.  Quando poi i due finalmente si incontrano questa fitta rete di informazioni e di immaginazioni si sovrappone all’immagine fisica dell’altro, al suo modo di muoversi, di guardare, di camminare, insomma alla sua imprevedibile realtà che, infatti, risulta regolarmente deludente, per uno, per l’altro, o per entrambi. Da una parte perché questa realtà fisica, emersa  di un colpo in un contesto narrativo, e immaginario, non ce la fa a convivere con le fantasie precedentemente costituite. Sarebbe come se Marilyn scendesse dallo schermo, e si sedesse accanto a uno spettatore: quello scapperebbe, tossendo. Ma l’incontro, soprattutto, svela l’inadeguatezza dei partecipanti a reggerlo. Che era poi la ragione della scelta  iniziale di Internet, luogo dell’immaginario, non della realtà.

Claudio Risé

   

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