Un'estate da scapolo

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 2/08/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 

Casa in disordine, pasti irregolari, vita senza orari. La parentesi da single, quando la moglie è in vacanza, mette in luce un vecchio problema maschile: la riluttanza a prendersi cura di sé.  

«Moglie e figli sono via da ormai tre settimane e io mi godo la calda libertà metropolitana. Vedo vecchi amici e amiche single più difficili da incontrare quando si è in coppia, ascolto jazz improvvisato in locali pieni di fumo, mangio quando mi pare, vado a dormire a notte fonda. Tutto procede per il meglio ma qualcosa non va. Mi rendo conto che in questa mia vita da scapolo non riesco a badare a me stesso con sufficiente attenzione. Finisco sempre per mangiare troppo o troppo poco, spendo troppo, bevo troppo, faccio troppo tardi. E la mattina mi alzo con la testa pesante e, almeno per un paio d'ore, in ufficio non sono affatto brillante. Insomma esagero, non mi risparmio, non programmo, faccio casino. La casa ormai fa schifo, non ho nessuna voglia di cucinare, il letto tende ad essere una cuccia, dove mi butto quando non sto più in piedi... Anche gli altri "scapoli estivi" con cui passo le serate fanno un pò come me. Come mai questa incoercibile tendenza a lasciarsi andare?»

Carlo, Milano

 

Caro amico, a parte alcune variabili stagionali (l'estate, la moglie in vacanza), lei è alle prese con un antico problema maschile: la riluttanza dell'uomo ad accudirsi. Che è poi la vera spiegazione della facilità con la quale il maschio ha sempre accettato, più o meno di buon grado, di farsi amministrare da eserciti severi, aziende spesso spietate, mogli a volte antipatiche. Costi che venivano, e vengono, pagati senza protestare pur di non doversi prendere cura di sé e delegare questa noiosa incombenza ad altri. Di qui anche la fatica che l'uomo fa a prendersi cura della sua salute, a controllarsi e curarsi regolarmente. Anche se è una tendenza che oggi sta cambiando, con la diffusione della condizione di single, la radice di questo comportamento affonda nel profondo della natura maschile. Pur con notevoli eccezioni, l'uomo si colloca più facilmente nella tipologia "esploratore-ricercatore-errante" che in quella dell'oculato amministratore di energie, soprattutto delle proprie. La sua tendenza a dare e a darsi ne fa una figura più propensa all'eccesso che al risparmio e alla conservazione. Queste caratteristiche si traducono poi, nella vita di tutti i giorni, nello scarso interesse che il maschio ha per il proprio benessere quotidiano. La preoccupante tendenza a lasciarsi andare rilevata dalle statistiche anglosassoni dei mariti divorziati e staccati dai figli è certamente il risultato di una ferita affettiva che mina la stessa identità maschile. Ma è anche la manifestazione dello scarso interesse dell'uomo all'accudimento di sé: la sua libido, la sua energia vitale, è diretta su oggetti d'amore esterni più che verso di sé. Anche il lettore medio delle riviste maschili, impegnato soprattutto a coltivare i suoi muscoli e il suo aspetto, in realtà lo fa per conquistare più facilmente un'altra persona. Che magari, sogno dei sogni, si occupi di lui. Il maschio, nomade errante, domesticizzato nel corso dei secoli, passa però il suo tempo lavorativo occupandosi in gran parte dell'ordine esterno. Ordine e precisione nei conti, nelle iniziative, nelle programmazioni, nell'economia, nella professione, nelle relazioni con la società. Tutto questo mettere ordine attorno a sé, nell'ambito professionale e pubblico, aumenta la spinta maschile a compensare lo sforzo con una buona dose di disordine e di eccesso nell'ambito privato. Ecco perché l'uomo che rimane temporaneamente solo e inaccudito è a rischio caos. E allora, caro amico, si faccia coraggio: ogni tanto mandi a spasso l'errante della notte e lo sostituisca con la più noiosa, ma più salutare, figura della governante che ti fa la minestrina e ti manda a letto.

Claudio Risé

   

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