L'eroe di guerra        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 14/01/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Ho vent’anni. Ho conosciuto ad un circolo un reduce della guerra mondiale. 84 anni, paracadutista, e prigioniero di guerra. Mi interessava il suo  passato. Ci siamo incontrati in vari bar: ha parlato di tutto, non di guerra. L'ultima volta, salutandomi, nell'abbracciarmi e baciarmi sulla guancia (gesto tipico degli anziani: vero? falso?), mi ha spostato la faccia e baciato nella bocca. Non lo rivedrò: non vuole trasmettermi la sua esperienza di vita. Ma la differenza d'età dovrebbe dirgli che non potrò mai essere interessata. O no?"

Alba

Cara amica, le cose sono più complicate di così. Lei ha dato con piacere il suo numero di telefono a questo “allegro e divertente anziano”, non solo per ricevere ragguagli sullo svolgimento della guerra, come apparirebbe dalla sua lettera. Ma anche perché è stata sensibile al fascino del “vecchio soldato indistruttibile”, uno degli stereotipi maschili più collaudati, dall’epopea al cinema. Una figura importante dell’eros, anche se in genere (ma non sempre) non direttamente sessualizzata, e invece sublimata in racconti ricchi di aspetti simbolici: il coraggio, il rischio, la morte che ti sfiora, la vita che continua. Quel concentrato di virtù e avventure maschili che lei si aspettava di ascoltare. In questo tipo di personaggio, e nell’interesse che i giovani provano per lui, e per la sua vitalità ed esperienza, c’è un forte aspetto di eros: quello ad esempio, visibile nel Principe di Salina e nella sua relazione con la bella nuora, ben rappresentato ne Il gattopardo, realizzato in film da Luchino Visconti. Lei, però, cara amica, ha preferito raccontarsi la storia, più semplice e politicamente corretta, della brava ragazza che ascolta volentieri le storie di un vecchio a cui nessuno dà più retta. Una versione che lei stessa mette in discussione nella sua lettera, osservando “So che ha  diversi figli e che alcuni dei suoi nipoti sono molto più vecchi di me. Ma ho creduto che i parenti, sentite vecchie storie un milione di volte, non fossero più interessati ad ascoltarle”. In realtà, come ha scoperto poi nei vostri incontri, era lui che non era interessato a raccontarle, almeno a lei, e la cosa non l’ha poi così stupita: “e' stato loquace su tutto, tranne che sulla guerra, cosa che posso capire”. Vuole sentire storie di guerra, ma accetta che lui ne taccia. Come mai? Perché in fondo capisce che al vecchio soldato non interessano vecchi fucili inceppati, bensì lei, giovane e vitale. Naturalmente ciò sottrae il suo ex amico alla bella ed esigua schiera delle figure educative, che trasmettono ai giovani il meglio di sé, distillando sapientemente la propria esperienza di vita, per precipitarlo nella più prosaica e numerosa schiera dei vecchi incapaci di contenere le proprie pulsioni, accecati dalla "carne giovane", come lei giustamente lamenta. Badi però che, nel suo modo goffo, e un po’ violento (genere "vecchio soldato"), anche questa è una forma d’amore. E provi, se può, a capire un vecchio che preferisce la bellezza vivente davanti a sé, al sangue versato un secolo prima.

Claudio Risé

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