Emozioni trattenute        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 22/06/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"A 22 anni mio figlio non ha vita sociale. Lui si dice soddisfatto, mentre è a disagio. Non ha esperienze sessuali né amicizie con le ragazze. Manifesta invece  aggressività nei confronti di chi gli sta intorno, ed  una pretesa di superiorità, che limita la sua vita e mette in crisi i rapporti familiari, compreso quello tra mia moglie e me. Siamo già stati provati dall’esperienza di una figlia anoressica.  Evidentemente  sbagliamo. Ma cosa?"

Lettera firmata (un padre)

 

Caro amico, la sua lettera così prosegue: “In  questo scenario preoccupante  i nostri figli riescono a conseguire risultati accademici piu’ che soddisfacenti. Sono appassionati lettori e coltivano interessi   in tutti i campi culturali. Io tendo ad attribuire questi, che in altre situazioni sarebbero motivi di vanto, ad un tentativo dei miei figli di differenziarsi da  un mondo esterno verso il quale si sentono perdenti”. La sua intuizione è forse fondata. Ma la situazione che lei descrive, quella così frequente di un deserto affettivo, compensato da un’eccellenza intellettuale, la può aiutare nella sua riflessione su cosa può aver spinto in questa direzione lo sviluppo dei  figli. Anche perché, parlando di sé, lei mi scrive: “Abituato  ad avere controllo e visibilità di tutti i particolari nella mia attività professionale, l’impotenza  nel  risolvere il problema che sta consumando la vita di mio figlio mi sta  facendo perdere qualsiasi senso di piacere e di interesse. Nel frattempo, seppure di profonda educazione   cattolica, ho perso la fede: un essere superiore che fa soffrire i figli per premiarli in un altro mondo non e’ accettabile ne’ alla mia umanità, né alla mia ragione. Mi sono ritrovato ateo e questo ateismo lo ho passato ai miei figli senza fare niente per evitare o favorire questa influenza”. Lei descrive una situazione nella quale è abituato a controllare tutto, e se non ci riesce la vita perde per lei gusto ed interesse. Compreso Dio, se non si comporta come lei si aspetta. Ma questa fantasia di controllo totale sulla vita, che accompagna spesso le personalità di tipo ossessivo, anche molto ben adattate e funzionanti, non ha alcun fondamento nella realtà. La vita umana è, per sua natura, avvolta nel mistero, ed essenzialmente fuori controllo. L’Io può naturalmente cercare di pilotarla in una direzione, ma sono infiniti gli accadimenti che possono spostarla in un'altra, imprevista e molto spesso indesiderata, come è accaduto anche a lei, con i suoi figli. Il senso religioso è sempre originato dalla percezione di qualcosa che trascende l’uomo, e non può essere da lui controllato e previsto. Particolarmente irriducibile al controllo intellettuale è poi la vita delle emozioni e dei sentimenti (pur non necessariamente irrazionali). Per questo, chi cresce in un modello “controllante” verso la vita, tende spesso a congelare i sentimenti, per sviluppare invece le capacità intellettuali, che in persone di intelligenza normale sono in effetti molto più docili. Con le conseguenze, però che lei oggi riconosce, giustamente preoccupandosene.

Claudio Risé

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